Come andò con «Bandido», l'album della svolta? «Quando lo proposi, il discografico italiano di allora mi disse: se intende buttare una carriera non vogliamo essere al suo fianco. Così lo feci uscire in Spagna, ne comprai 150 copie, le portai in Messico e da li partì un successo straordinario in tutti i paesi dell'America Latina. In Italia non ebbe successo, a dimostrazione che il vostro Paese ama le formule, gli schemi e detesta i cambiamenti. Ne è una dimostrazione Alberto Sordi che si è sempre proposto uguale a se stesso. L'Italia è molto conservatrice. La Spagna e l'America Latina sono diverse. Se un artista insiste nel riproporre se stesso la gente si annoia. È lo stesso pubblico che spinge verso il rinnovamento».
Com'è oggi Bosé dal vivo? «Naturale, spontaneo, secondo me bravo a cantare e a intrattenere. Ma sapete la cosa più buffa? La gente mi dice: come balli bene. In realtà io non ballo più da un pezzo, cammino. Ma si vede che nella mia falcata la gente vede qualcosa di danzereccio. Insomma non ballo, ma dò l'illusione del ballo. Quanto alle canzoni da eseguire durante lo show, mi sono affidato a un sondaggio via internet per conoscere i desideri dei fan».
Un duetto che le piacerebbe, ma che non ha ancora realizzato? «Con Caetano Veloso».
Ha studiato danza con Lindsay Kemp, Martha Graham, Alvin Ailey. Ha recitato con Visconti, Almodòvar... «Sì ma non mi sono mai sentito parte del mondo del cinema. È un posto dove passi la vita ad aspettare che ti chiamino. Impari a fare il mezzo punto, a ricamare cuscini. Per carità, io l'ho fatto con registi straordinari. Ma ti pagano per aspettare, non per recitare. La musica ha tempi veloci, vedi il risultato subito, c'è sempre qualcosa da fare o decidere».
Lei, figlio del torero Luis Miguel Dominguin, non ama la corrida. «È vero, anche se non mi sembra giusto sputare nel piatto dove ho mangiato e dove ancora mangiano molti miei nipoti. Ormai i toreri sono rockstar, guadagnano cifre astronomiche, sono bellissimi e fanno la pubblicità a profumi».
Lei ha sempre difeso le nuove leggi che in Spagna ammettono il matrimonio fra gay. «È vero. È giusto che lo stato si preoccupi di non escludere una parte di onesti cittadini che pagano le tasse. Nessuno è obbligato a contrarre matrimonio gay come nessuno è obbligato ad abortire. Ma la possibilità deve essere data a tutti».
Nella sua infanzia lei ha respirato lusso e cultura, fra attori, scrittori, pittori... «Sono cresciuto in un salotto molto esclusivo: non capita a tutti di giocare sulle ginocchia di Pablo Picasso».