martedì 28 febbraio 2023

Capitale italiana della Cultura 2023




La Capitale italiana della cultura é una (o piú) cittá scelta dal Consiglio dei Ministri che nell'arco dell'anno in cui questa ha tale nomina ha la possibilitá di dimostrare il suo sviluppo culturale, valorizzare i suoi beni culturali e paesaggistici, e migliorare i servizi turistici. 

Dal 2014, anno in cui é stata istituita, le capitali della cultura sono state Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena (2015, cittá che insieme a Matera avevano partecipatro alla selezione per la nomina di Capitale europea della cultura 2019), Mantova (2016), Pistoia (2017), Palermo (2018), Parma (2020, ma ha mantenuto il titolo anche l'anno successivo a causa della pandemia da Covid-19) e Procida (2022). Nel 2019 nessuna cittá ha ottenuto questa nomina poiché propio quell'anno Matera era stata scelta come Capitale europea della cultura.




Quest'anno, A.D. 2023, la Capitale italiana della cultura non é una, bensí due: Bergamo e Brescia. Queste cittá sono state nominate a luglio 2020; tale scelta "é nata dall'esigenza di dare una risposta alla discontinuitá che la pandemia di Covid-19, a partire dall'inverno 2020, ha provocato a livello mondiale". Quindi quali migliori simboli di lotta contro il virus delle due cittá che piú ne hanno sofferto ma la cui reazione é stata per il Paese simbolo di forza e resilienza? Nominando l'Atalanta e la Leonessa  quindi si é voluto offrire l'opportunitá di trasformare il dolore della tragica esperienza in energia per rilanciare il territorio attraverso la cultura.

Nella loro candidatura si sono concentrate sul tema di "Cittá illuminata", volendo raccogliere i concetti di tolleranza, creativitá, sviluppo della ricerca e delle tecnologie scientifiche, rappresentando allo stesso tempo una cittá-faro che possa essere presa dalle altre come un punto di riferimento e leadership. Questo concetto si svilupperá in quattro macro-aree tematiche: la cultura come cura, la cittá natura, la cittá dei tesori nascosti e la cittá che inventa. A tal proposito sono state e verranno organizzate molte iniziative per esaltare tutti i temi menzionati.



Entrambe sono cittá della Lombardia, ma essendo state sotto la Serenissima hanno forti influenze veneziane in molti campi, quali architettura, dialetto, cuicina... Brescia é una cittá per tutti, dagli amanti della storia e dell'arte a quelli della natura, da chi apprezza il buon vino a chi la buona cucina, da coloro che preferiscono il relax del lago a coloro che invece non sanno rinunciare ad una bella camminata in montagna. Bergamo é emblema della dicotomia moderno-antico con la sua divisione tra cittá alta, piú antica e che ospita un borgo delizioso e imperdibile, e cittá bassa, piú moderna ma non per questo meno interessante.  Anche qui, uscendo dalla cittá, é possibile immergersi nella natura, oppure visitare i numerosi castelli sparsi per la provincia.



Se non conoscevate queste due cittá non preoccupatevi, non sono molto famose al di fuori dello Stivale. Bergamo é un po'piú conosciuta per il suo aeroporto, e Brescia é un polo industriale molto importante, ma indubbiamente tutte e due hanno molto di piú da offrire. E quale momento migliore per visitarle e scoprirle se non quast'anno? 

Che dire, ti ho convinto? Sei curioso abbastanza da allontanarti dalle solite mete turistiche italiane per conoscere anche gli aspetti meno noti del Bel Paese? Fammi sapere nei commenti!



Silvia











lunedì 27 febbraio 2023

Viaggiare apre la mente

 


Ciao a tutti e a tutte,

oggi mi piacerebbe condividere con voi un saggio che ho presentato ad un esame della mia Università, nello specifico parlo di antropologia delle relazioni interetniche.

Tratta il tema del razzismo, perchè esiste quest'ultimo, da cosa nasce, con il fine di trovare dei mezzi per poterlo ridurre al minimo. Spero che vi piaccia.

Ormai il razzismo sembra essere un elemento radicato nelle nostre società, anche se è senza dubbio migliorato negli ultimi anni.

Tale fenomeno nasce per via della non conoscenza di un determinato gruppo facente parte della nostra società e riconosciuto come estraneo, e per l'esigenza di attribuirne delle caratteristiche, che siano fondate o meno.

L'uomo infatti, per natura, ha bisogno di identificare tutto ciò che lo circonda rischiando perciò di cadere nell'errore, se non informato, e di conseguenza può essere vittima del pregiudizio.

Con la parola ''pregiudizio'' si intendono tutte quelle informazioni le quali nascono ancor prima che vi sia una reale conoscenza del fenomeno a cui si fa riferimento. Lo stesso Spinoza, noto filosofo del 600, ha parlato di pregiudizio sostenendo che «sia un atteggiamento di ottusità, prevenzione e indisponibilità ad accogliere il vero […], sia il condizionamento che la quotidiana esperienza sensibile esercita sulle menti umane ostacolando il puro ragionamento»  in tale frase sottolinea il fatto che il pregiudizio ostacoli il ragionamento, in quanto non permette la formazione di una conoscenza veritiera di un determinato fenomeno, basando cioè la propria conoscenza su dicerie e consolidando queste ultime attraverso l'influenza dei media e di alcuni politici; i quali tendono spesso a sfruttare l'ignoranza di una buona parte della società (in questo caso italiana) per inculcare paure immaginarie al fine di fare propaganda e ottenere più voti.

Ci sono diversi elementi che potrebbero però consentirci di sfuggire al pregiudizio, uno di questi è ad esempio informarsi, basti anche pensare a ciò che è successo nella storia, che abbiamo avuto modo di studiare tutti alle superiori, molti avvenimenti è bene conoscerli affinché non si ripetano, basti pensare ai campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, quando gli Ebrei venivano ingiustamente prelevati per essere portati nei campi di sterminio ad Aushwiz e successivamente uccisi. Questo fenomeno è solito commuovere tutti, anche coloro che sono intolleranti nei confronti degli attuali sbarchi, forse inconsapevoli che stanno ripetendo il medesimo errore.

Ma forse non basta a tutti conoscere e capire determinati argomenti, al fine di distanziarsi da posizioni fin troppo radicali. A mio parere, però, il viaggio può essere un elemento fondamentale per poter conoscere ed apprezzare ciò che è diverso da noi.

Attraverso il viaggio, infatti, è possibile non solo conoscere luoghi, culture, persone e usi e costumi diversi, ma è anche motivo di crescita personale; viaggiare permette un tipo di crescita che non si può raggiungere attraverso altre esperienze.

Il viaggio permette non solo di conoscere ciò che sta al di fuori della nostra società, di quella che è la nostra ''normalità'' , ma anche noi stessi in quanto apre la mente a nuove prospettive, a nuovi modi di vedere e percepire la realtà, ci mette davanti al crollo di tutte le nostre certezze, certezze date dalla società di appartenenza, e ci consente di creare una nuova visione, più ampia, del mondo.

Vedere posti nuovi ci permette di abbattere qualsiasi pregiudizio e idea infondata che portiamo con noi da generazioni, in quanto è possibile toccare con mano una cultura differente dalla nostra e conoscerla davvero.

Attraverso ad esempio la mobilità Erasmus, che è possibile fare nelle nostre Università, si può entrare in contatto non solo con la cultura con la quale si sceglie di approcciarsi, ma anche con tante altre culture, in quanto possono esserci molte altre persone provenienti da paesi diversi che hanno deciso di intraprendere lo stesso percorso. Svolgere, ad esempio, la mobilità in Spagna ci permette di conoscere persone da diverse parti del mondo, non solo di origine spagnola.

Un percorso del genere favorirebbe forse una maggiore tolleranza di ciò che invece deve necessariamente entrare in contatto con la nostra società, e ci porterebbe a cercare di capirlo. Se invece ci si rinchiude nel proprio guscio è molto facile considerare le proprie usanze come ''universalmente'' corrette , applicando il fenomeno del cosiddetto ''etnocentrismo''.

Attraverso il viaggio è dunque possibile mettersi nei panni dell'altro e perciò può sviluppare o risvegliare eventualmente l’ aspetto empatico, il quale sarebbe fondamentale per gestire gli attuali flussi migratori che sono spesso messi in cattiva luce da gran parte della popolazione ospitante.

Il migrante che ha dovuto spostarsi per ragioni di sopravvivenza o altro sarebbe maggiormente compreso, o meglio ci si interrogherebbe di più sul perchè del suo spostamento. Egli infatti, non solo ha come motivazione quella di sfuggire alla guerra o catastrofi naturali, ma potrebbe anche solo sentire l'esigenza di vivere un altro livello di opportunità, che magari non è capace di dargli il suo paese d'origine. Chiunque merita di realizzarsi come crede e dove crede.

Il viaggio può dunque favorire questo tipo di prospettiva, più aperta, ma non accade in tutti i casi. Infatti dipende molto da come ci si approccia a tale esperienza, se ci si approccia con distacco o se la si vuole vivere appieno immergendosi nella cultura del posto. Potrebbe anche succedere che si tenda a rimanerne distaccati per la presunzione che la propria cultura sia superiore.

Se si riuscisse a dar valore a quella che è la diversità, potremo coglierne la ricchezza. Anziché vedere la migrazione come un problema, la si dovrebbe vedere come un’opportunità; ossia un’occasione per conoscere una nuova cultura, una nuova lingua, nuovi usi e costumi, ma soprattutto nuovi modi per conoscere noi stessi, infatti il sociologo Georg Simmel sosteneva che riconosciamo chi siamo nel rapporto con l’altro, quest’ultimo risulta quindi essere fondamentale. Spesso capita invece che si voglia reprimere l’identità culturale dei migranti a favore di una completa integrazione. Rischiando cioè di andare incontro ad un processo di spersonalizzazione di quest’ultimo. Se infatti si applicasse sempre questo metodo per tutti i nuovi arrivati, si finirebbe per far parte tutti un’unica cultura, perdendo i valori e le peculiarità di ciascuna.

L’approccio ideale da adottare sarebbe quello ‘’insulare’’ , ossia quello di riconoscere determinati gruppi come dotati di proprie caratteristiche specifiche, differenti dalle proprie, e saperle rispettare e valorizzare. Ma l’obiettivo non è quello di isolarli, come potrebbe far erroneamente intendere tale termine, ma bensì quello di creare una rete di relazioni interculturali che non va a nuocere l’identità di ciascuno.

 Voi cosa pensate riguardo questo tema? Fatemelo sapere nei commenti.

Un abbraccio,

Sara


venerdì 24 febbraio 2023

Mauro Biglino e la nuova Bibbia

 


Ciao a tutti e a tutte,

 

oggi vorrei presentarvi Mauro Biglino (Torino-1950) traduttore e scrittore italiano.

Biglino è un personaggio molto interessante perchè ha ripreso in mano la Bibbia, l'ha tradotta nuovamente e le ha dato un'altra chiave di lettura nella quale Dio non è presente.

Mauro Biglino nei primi anni 2000 si interessò all'ebraico antico ed iniziò a studiarlo da autodidatta, frequentò la comunità ebraica di Torino e prese anche alcune lezioni serali, ciò infatti gli ha permesso di poter tradurre la Bibbia partendo dallo scritto originale Il testo masoretico di Leningardo (o Codice di Leningardo).

Il testo masoretico di leningardo è il testo in ebraico antico su cui si basa la traduzione della Bibbia, ma non è sicuramente il primo ad essere stato scritto.

Il Codice di leningrado è il più moderno che è stato preceduto da una serie di altri codici, infatti la Bibbia è stata scritta e riscritta durante i secoli, subendo dunque delle inevitabili trasformazioni.

A tal proposito infatti premette che quando ci si occupa di un codice biblico lo si fa essendo consapevoli del fatto che ci si occupa di una delle Bibbie possibili (sicuramente non possiamo interfacciarci con la Bibbia scritta in origine, della quale non sappiamo ne epoca ne autore).

 

Il Codice su cui hanno lavorato i teologi e che si sono occupati di tradurre è fortemente condizionato dalle ideologie e teologie appunto.

Biglino si è  occupato di tradurre la Bibbia letteralmente, le dà un interpretazione il più concreta possibile, spogliandola di qualsiasi valore teologico. Il suo metodo si basa sull'applicazione della frase ''facciamo finta che'', ossia facendo finta che ciò che scrivevano gli antichi editori biblici fosse ciò che realmente intendevano comunicarci, senza l'uso di allegorie e concetti teologici.

In primissimo luogo, Biglino, dice che nel tradurre letteralmente la Bibbia dall’ebraico antico non ha trovato termini quali ‘’Dio’’, ‘’Onnipotente’’, ‘’gloria’’, ‘’eternità’’. L'elemento alla base della sua interpretazione della Bibbia è quindi che il testo non parli mai di Dio come unico essere spirituale, ma di molteplici entità, appartenenti ad una civiltà ignota molto sviluppata (forse extraterrestre), chiamati Elohim. Questi esseri sarebbero giunti sulla Terra e poi divinizzati dai popoli antichi, e dotati di tecnologie molto avanzate con le quali avrebbero generato il moderno Homo sapiens tramite l'ingegneria genetica. Secondo tale interpretazione, la Bibbia racconta la storia del rapporto tra uno di costoro, Yahweh, governatore militare, e il suo popolo, gli israeliti, non con tutti gli ebrei o l'intera umanità, limitandosi ai discendenti della famiglia di Giacobbe.

 

ELOHIM E YAHWEH

Tesi portante di Biglino è quella che attribuisce determinati significati a determinate parole. Contestando la traduzione comune di certi termini, egli propone una lettura della Bibbia, che dice essere letterale,  operando delle sostituzioni: a certe parole sostituisce il termine ebraico traslitterato. Ecco gli esempi principali:

 

Al posto di Dio viene lasciato Elohim.

Al posto di Signore o Eterno viene lasciato Yahweh

Al posto di Altissimo viene lasciato Elyon (il capo degli Elohim).

Al posto di Dio Onnipotente viene lasciato El Shadday.

Al posto di spirito viene lasciato ruach.

Al posto di gloria viene lasciato kavod.

 

Ecco alcuni esempi di alcune sue interpretazioni della Bibbia:

Biglino, nella sua analisi della Bibbia, sostiene che Yahweh possedesse mezzi volanti, parla di qualcosa di simile a degli aerei da guerra e droni a quadricottero. Yahweh ordinava costantemente stermini dei popoli nemici e imponeva le sue leggi. Il segno di riconoscimento dell'alleanza con lui era la circoncisione. Yahweh avrebbe posseduto anche armi chimiche e armi biologiche, lanciafiamme e altre armi, come le tzirah (solitamente tradotto come "calabroni").

Gli Elohim praticavano sacrifici animali e umani fatti secondo regole rigorose di cui gradivano specialmente inalare il fumo del grasso bruciato, dato che per il loro sistema nervoso e metabolismo questo odore (che sarebbe simile a quello dell'ambiente spaziale ) agiva da calmante generando endorfine ed endocannabinoidi (essi lo univano, per rilassarsi, all’uso di bevande inebrianti).

Inoltre Gesù (Yehoshua), il cui vero nome non grecizzato era Giosuè, sarebbe nato da un rapporto o un atto di procreazione assistita fra Maria e il citato Gabriele, inviato degli Elohim (probabilmente non da Yahweh, dato anche che Gesù è chiamato "figlio di Elyon" ossia figlio del capo degli Elohim).

 

E’ importante infine specificare che Biglino tutto questo non lo ritiene una scoperta, bensì parla di ipotesi, non sostiene di avere la verità in mano.

Vi sono diversi video su youtube dove illustra la sua teoria mostrando diversi passi della bibbia tradotti  letteralmente e messi a confronto con la traduzione dei teologi, ha scritto anche diversi libri in merito.

Se voleste approfondire l'argomento vi consiglio di vedere questo video: 

https://www.youtube.com/watch?v=CZ4kWZLUciI

 io credo che le argomentazioni proposte da Biglino siano molto interessanti e vorrei sapere cosa ne pensate, se pensate possa essere una teoria verosimile oppure no.

Vi lascio anche il link del video di un podcast (Muschio Selvaggio), condotto da Fedez (noto cantante italiano) e Luis Sal, in cui è presente Biglino, dura un'ora circa ma è molto leggero, vi consiglio veramente di vederlo:

https://www.youtube.com/watch?v=lhlF3Bl0iho

Conoscevate Mauro Biglino o un personaggio simile? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti.

 

Un abbraccio,

 Sara


mercoledì 22 febbraio 2023

I dolci di carnevale in Italia

Se si pensa all'Italia le prime cose che vengono in mente sono indubbiamente la storia, l'arte, la moda e... il cibo! A ridosso delle feste piú tradizionali é solito poter assaporare dolci stagionali e tipici della festivitá di turno. A maggior ragione a Carnevale, dove si celebrano i vizi, in tutto lo stivale si trova una grande varietá di dolci.

Tra i piú famosi troviamo le chiacchiere (con le sue numerose denominazioni regionali), che hanno origini risalenti addirittura all'antica Roma. Al tempo si chiamavano fritcilia perché venivano fritte del grasso di maiale ed erano preparate per i Saturnali (Saturnalia). Altro dolce che troviamo un po' ovunque, nonostante siamo originarie del nord, sono le castagnole, frittelle dolci dal cuore morbido, e le frittelle di mela.

In molte parti della Lombardia troviamo i làciàdit, piccole frittelle di mele tipiche del Carnevale ambrosiano. Sempre sul genere delle frittelle, ma arricchite con uvetta e pinoli, ci sono le fritole veneziane. Tipiche del Mantovano sono i risulèn, biscotti a base di farina di mais, burro, zucchero, strutto, tuorli d'uova e scorza di limone. In Piemonte si mangiano i farciò, un tipo di frittelle del Carnevale alessandrino che si differenziano dalle castagnole perché sono gonfie e vuote all'interno, un po' piú grandi e possono anche essere guarnite con crema pasticcera.
Una curiositá interessante é che i krapfen, nonostante si vendano ormai in tutta Italia durante tutto l'anno, sono nati come dolci carnevaleschi; infatti in Alto Adige vengono chiamati Faschingskrapfen, che tradotto significa letteralmente krapfen di Carnevale.

La Toscana é la terra del berlingozzo, dolce a forma di ciambella, e della schiacciata alla fiorentina, torta semplice e soffice e sulla quale é rappresentato il giglio di Firenze. Attenzione a non confonderli, con quelli siciliani, gli arancini di Carnevale sono fatti di una pastasfoglia fritta con succo e buccia d'arancia. A Spoleto é tradizionale una torta al cioccolato e amaretti dalla consistenza simile a quella del budino chiamata crescionda. I cecamarini sono dei dolci del basso Lazio simili alle castagnole, ma dall'impasto piú soffice dovuto alla presenza del latte.

La cicerchiata é un dolce carnevalesco del sud d'Italia, consiste in una piramide o una corona di palline di pasta fritte mescolate con miele bollente che raffreddndosi unisce tali palline facendole rimanere nella forma data. In Sicilia si puó assaggiare la pignolata glassata, formata da gnocchetti fritti ricoperti di glassa bianca al limone, scura al cioccolato o ricoperti di miele. Le zeppole sarde sono delle ciambelline o dei biscioni fritti tipici di questo periodo. A Napoli si possono gustare sia il migliaccio, dolce preparato a base di farina di m iglio, e le graffe, ciambelle dall'impasto di patate. 

Da questa lista, chiaramente incompleta data la grandissima varietá dolciaria dello stivale, possiamo notare che gli italiani sanno come godersi la vita in preparazione di un periodo piú austero com'é quello della Quaresima. Ma d'altronde si sa, la vita é fatta per soffri(gge)re.

Conoscevi qualche d'uno di questi dolci? Visiteresti l'Italia durante questa festivitá per assaggiarli? 


Immagine presa da internet

Silvia


martedì 21 febbraio 2023

“Casa di Vita”


Casa di Vita”

                                    Roma, Isola Tiberina, Ospedale Fatebenefratelli


Nell'ottobre del 1943, nei giorni più drammatici dell'occupazione nazista in Italia, una malattia sconosciuta e contagiosa iniziò a circolare nel centro di Roma: la sindrome di K, che si rivelò fin da subito un incubo per i tedeschi, ma che fu la salvezza per decine di cittadini ebrei della Capitale. Perché si trattava di un morbo fittizio, di una malattia inesistente!

All'alba del 16 ottobre 1943, sabato (il giorno del riposo per gli ebrei), le truppe tedesche fecero irruzione nel Ghetto di Roma per un rastrellamento mirato degli appartenenti alla comunità ebraica romana, reso possibile dall'elenco dei loro nominativi forniti dal Ministero dell'Interno del governo Mussolini. Furono sequestrate 1.024 persone (di cui 200 bambini), poi deportate al campo di sterminio Auschwitz.

In quelle ore drammatiche molte famiglie cercarono rifugio nel vicino Ospedale Fatebenefratelli, sull'Isola Tiberina.

Vittorio Sacerdoti un giovane medico di 28 anni, con l’aiuto del primario Giovanni Borromeo, e di alcuni combattenti antifascisti, attuo un piano per nascondere il maggior numero possibile di ebrei prima che venissero rastrellati dalla Gestapo.

Un’idea geniale

I medici iniziarono ad ammettere i fuggitivi in ospedale, diagnosticando ai neoricoverati una pericolosa malattia, il Morbo di K: K per "Kesserling", il generale nazista incaricato di mantenere il controllo dell'Italia occupata, e per Herbert Kappler, il tenente colonnello delle SS a capo della Gestapo a Roma che guidò la retata. Ma per i tedeschi la sindrome K evocava la malattia di Koch, ossia la tubercolosi.

Quando i nazisti giunsero sull’isola la sera del 16 ottobre 1943, i medici li accolsero con la mascherina sulla bocca, spiegando che nell’ospedale era scoppiata una gravissima epidemia di “Morbo di K”, una malattia terribile e mortale. Le SS, temendo il contagio, arretrarono e si ritirarono. Ufficialmente, nessun malato del Morbo di K usciva vivo dal Fatebenefratelli; in realtà, vicino l’ospedale si trovava una tipografia clandestina: i rifugiati rimanevano così in ospedale il tempo necessario affinché venissero stampati documenti falsi con nomi cattolici. Dopodiché venivano dichiarati morti con i loro veri nomi, mentre fuggivano verso conventi e strutture religioseIn questo modo, i coraggiosi medici del Fatebenefratelli riuscirono a salvare decine e decine di ebrei e di antifascisti perseguitati.


https://youtu.be/xlxy96j-aIs


Ana


Fabrizio De Andè: la leggenda della musica italiana

 Ciao a tutti e a tutte,

Il 18 febbraio, sarebbe stato il compleanno di Fabrizio De André.

Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 - Milano 11 gennaio 1999) , chiamato anche Faber, fu un cantautore, poeta e scrittore italiano.

Molte delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli e prostitute (veniva infatti denominato '' il poeta degli sconfitti'') e alcune per il loro valore poetico furono accolte da antologie scolastiche già dai primi anni settanta. 

La sua canzone d'autore è incentrata sulle melodie e sulla voce profonda. Inizialmente prediligeva la ballata ed infatti era presente solamente la chitarra nelle sue canzoni. Col passare del tempo ha dato vita a un nuovo modo di ''far poesia in canzone''.

Insieme a Bruno Lauzi, Gino Pauli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, è uno degli esponenti della cosiddetta scuola genovese, ossia un movimento culturale e artistico sviluppatosi a partire degli anni sessanta legato alla canzone d'autore italiana.

Di idee anarchiche e pacifiste, è stato anche uno degli artisti che maggiormente hanno valorizzato la lingue ligure. Ha affrontato inoltre, in misura minore e differente, altri idiomi, come il gallurese (nella canzone Zirichiltaggia) e il napoletano (nella canzone Don Raffaè).

Gli estimatori di Fabrizio De Andrè ammirano il coraggio morale e la coerenza artistica con cui egli, nella società italiana del dopoguerra, scelse di sottolineare i tratti nobili e universali degli emarginati, affrancandoli dal ''ghetto'' degli indesiderabili e mettendo a confronto la loro dolorosa realtà umana con la cattiva coscienza dei loro accusatori.

Tutt'ora l'artista è molto presente nella memoria collettiva . La discografia di De Andrè è meno ampia di quella di altri cantautori del suo tempo, e nonostante ciò risulta memorabile per la varietà e intensità. 

Tra le canzoni più famose: Bocca di rosa, Il pescatore e La guerra di Piero (vengono proposte nei licei e scuole medie).

Il cantautore, si trasferì nella seconda metà degli anni sessanta in Sardegna e la sera del 27 agosto 1979, fu rapito assieme a sua moglie dall'anonima sequestri sarda, sono stati tenuti prigionieri nei pressi di Pattada. Furono liberati dopo 4 mesi, dopo aver versato un riscatto di circa 550 milioni di lire (in buona parte pagato dal padre Giuseppe).

Nonostante ciò, Fabrizio De Andrè era molto legato alla Sardegna, disse infatti '' La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come paradiso''. 



Fabrizio De Andrè è uno tra i miei artisti italiani preferiti, credo che sia l'artista che più si distingue all'interno del panorama italiano.

Tra le mie canzoni preferite (che vi consiglio di ascoltare):

-Un blasfemo: https://www.youtube.com/watch?v=-iLyQqWSNfk

-Don Raffaè: https://www.youtube.com/watch?v=rDO7VIgomps

- Hotel supramonte (canzone direttamente riferita al rapimento): https://www.youtube.com/watch?v=UP590GHjAUE

Conoscevate questo artista? Cosa ne pensate di queste canzoni? Fatemelo sapere nei commenti.


Un abbraccio,

Sara


lunedì 20 febbraio 2023

I LIQUIDI NEI CONTROLLI AEROPORTUALI

Novitá che riguarda il 2024: "i passeggeri non dovranno portare liquidi o laptop ai controlli degli aeroporti spagnoli".


La circolazione dei passeggeri negli aeroporti spagnoli migliorerà sensibilmente dal 2024: questo grazie alla tecnologia. I viaggiatori non dovranno più depositare dispositivi elettronici e liquidi sui vassoi nel 2024, poiché Aena implementerà nuovi scanner 3D ai controlli di sicurezza che consentiranno di ispezionare i bagagli con loro all'interno.

Questa nuova tecnologia verrá installata prima negli aeroporti di Madrid-Barajas e Barcellona-El Prat (che concentrano il 40% del traffico passeggeri) e alla fine del 2024 saranno implementati a Palma de Maiorca, dopodiché saranno collocati nel resto degli aeroporti della rete.

Gli scanner di immagini 3D utilizzano una tecnologia  che si basa sull'uso dei raggi X per creare immagini ad alta risoluzione che consentono un'ispezione visiva dettagliata. Ciò accelera il processo e riduce i falsi allarmi.

Gestione agile e remota dei bagagli

Il provvedimento fa parte di un piano di modernizzazione dei controlli di sicurezza negli aeroporti spagnoli, con il quale Aena intende razionalizzare il flusso dei passeggeri e che prevede anche la messa a punto di sistemi di accesso biometrici.

Questo piano prevede anche l'attivazione di corsie automatizzate per la gestione del bagaglio a mano e un sistema di ispezione remota, che consente alle guardie giurate di svolgere il proprio lavoro da una stanza, senza la necessità di trovarsi fisicamente nel filtro di sicurezza. . Questa nuova tecnologia consente di separare i bagagli sospetti da quelli che non lo sono e di gestire e riconsegnare i vassoi in modo automatico, senza che il passeggero debba preoccuparsene.

Voi cosa ne pensate? Siete pro o contro?

Swami

domenica 19 febbraio 2023

I nostri racconti FRANKESTEIN

Già da diversi anni, per l'esame di lettura, gli alunni di livello C2 leggono dei libri che scelgono da soli secondo i loro gusti e le loro preferenze. Dopo averne chiacchierato a lezione, in piccoli gruppi, selezionano degli elementi di ogni libro e li mischiano per costruire dei brevi racconti. Tali creazioni vengono poi presentate ai compagni che votano il racconto che gli è piaciuto di più.

Il racconto vincitore di quest'anno è  LA BAMBOLA, creato con grande sensibilità da María José, Liliana e Manel, unendo elementi tratti dai romanzi seguenti: 

La Figlia Oscura - Elena Ferrante (María José)

La misura del tempo - Gianrico Carofiglio (Liliana)

Se questo è un uomo  - Primo Levi (Manel)

La Bambola

Qualche volta, gli oggetti prendono vita in mezzo all’orrore e ci portano a una scoperta inaspettata. Questo accadde all’avvocato Guido Guerrieri, prigioniero in un lager di Auschwitz.  Mentre trasportava una traversina di ghisa, vide una bambola di stoffa nella tasca di un altro deportato.  Gli stessi occhi, gli stessi capelli rossi, come quella che vide per l´ultima volta tra le braccia di sua figlia. 

In preda all’ansia incontrollabile, l´avvocato reagì subito. In un batter d’occhio si buttò addosso al compagno e gli prese con forza la bambola.   A squarciagola gli chiese dove l’aveva trovata.  Tremando, questo prigioniero gli rispose che l´aveva riscattata tra gli effetti personali dei condannati che erano per terra nella camera a gas.

Il chiasso di questa rissa allertò il capo nazista che era lì vicino.  D´un tratto tirò fuori la pistola e, senza esitare, sparò a entrambi.

Prima di morire e con la bambola tra le braccia, Guido riuscì a vedere sua figlia e a sentire la sua voce.

-        Papà, sono morta, ma sto bene. 


giovedì 16 febbraio 2023

Due vite


Ciao a tutti,

sabato 11 febbraio è andata in onda l'ultima puntata del Festival di Sanremo.

A vincere il Festival  è stato Marco Mengoni con la canzone ''Due Vite'', ma non è la prima volta che partecipa e vince al Festival di Sanremo, infatti 10 anni fa vinse con ''L'essenziale''.

Due Vite è stata scritta da Mengoni appunto, assieme a Davide Petrella e Davie Simonetta.

Ma sapete il significato di Due Vite? 

Parla del profondo rapporto che Marco ha con sé stesso, un rapporto turbolento caratterizzato dalla lotta tra la ratio e l'inconscio. Il cantautore dice infatti che durante il giorno riusciamo ad essere più razionali, mentre la notte, sopratutto attraverso i sogni, emergono le nostre paure e le nostre insicurezze più recondite che sta cercando di comprendere e far emergere attraverso la psicoterapia. 

E' una canzone che fa riflettere e che permette di rispecchiarsi in essa. Ciascuno di noi, infatti, vive un rapporto con sé stesso costante che non è sempre semplice, la maggior parte delle volte, infatti,  risulta essere molto complicato da gestire. Per fortuna, però, esistono gli specialisti in grado di indicarci la strada nel caso in cui dovessimo farci inghiottire dal buio dei nostri pensieri, rendendo il nostro cammino più limpido ed illuminato. Il compito dello specialista è, infatti, quello di far luce sui nostri traumi più profondi (a volte nascosti sotto la soglia della coscienza per il naturale istinto di autoconservazione dell'individuo) e grazie a ciò è possibile superarli.

Questa canzone, secondo la mia personale opinione, è in grado di arrivare a tutti, anche a chi non apprezza il genere musicale, perchè  tratta un discorso che accomuna tutti noi e ,forse, può servire a farci riflettere sull'importanza di prenderci cura di noi stessi, di conoscerci a fondo per poter vivere la vita in modo più sereno e consapevole. 

Provate a rileggere il brano e sicuramente lo vedrete con occhi diversi.

Voi che ne pensate di questa canzone? Vi piace?
Avevate intuito il suo significato? Fatemelo sapere nei commenti.

Un abbraccio,

Sara


mercoledì 15 febbraio 2023

LABORATORIO DI PIADINA ROMAGNOLA

Il giorno 7 febbraio 2023, presso la Escuela de idiomas de Quart de Poblet, Donatella (una delle insegnanti di italiano), ha tenuto un laboratorio di piadina romagnola, indirizzato ai ragazzi di livello A1/A2 di italiano.


Come si vede dalla locandina il laboratorio è iniziato alle 18:45. Ciascuna coppia di partecipanti aveva l'obbligo di portare un recipiente e allo stesso tempo ciascuno di loro doveva portare un mattarello e un grembiule. Chi poteva, invece, doveva portare una piastra per cucinare le piadine.

La serata è iniziata nel momento in cui Donatella ha mostrato come fare l'impasto, ovvero mischiando:
  • 400 gr di farina
  • 80 gr di strutto 
  • 1 bicchiere d'acqua tiepida
  • 1 cucchiaino di sale
  • mezzo cucchiaino di bicarbonato
Una volta mischiati questi ingredienti si doveva ottenere un impasto omogeneo, liscio e non troppo morbido. 



Dopodichè, l'impasto è stato incelofanato e lasciato riposare per 30 minuti.

In questi 30 minuti d'attesa, Donatella ha fatto una presentazione circa la storia della piadina romagnola e circa i fast food in cui si vendono le piadine. 

Passati questi 30 minuti, l'impasto è stato ripreso in mano per farne 7/8 palline. 



Una volta stesa bene la pallina d'impasto, si è passati alla sua cottura. Nel mentre che le piadine venivano cotte, delle ragazze hanno offerto degli stuzzicchini e dei biscotti. 

Appena le piadine furono cotte, i ragazzi sono passati alla loro farcitura costituita da prosciutto crudo, rucola e stracchino.

                               


A fine serata i ragazzi erano felici e soddisfatti della serata passata diversamente rispetto al solito, sempre però immersi nella cultura italiana.

Swami




martedì 14 febbraio 2023

Lazza, il lato hip hop di Sanremo

 

Ciao ragazzi oggi vi parlerò di Lazza, musicista e rapper italiano arrivato secondo quest’anno al festival di Sanremo. Artista che a me sta molto a cuore e che seguo da molti anni, avendolo visto anche varie volte in concerto. 



Chi è Lazza 

Lazza, all'anagrafe Jacopo Lazzarini, nasce a Milano il 22 agosto 1994 (29 anni). Cresciuto nel quartiere Calvairate, da bambino studia pianoforte presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, prima di dedicarsi al mondo dell'hip hop. Dopo aver pubblicato alcuni "mixtape", nel 2017 esce "Zzala", il suo primo album in cui riesce brillantemente a coniugare sonorità trap e l'uso del pianoforte di ispirazione classica. Proprio l’uso del pianoforte in vari pezzi rappresenta un suo tratto distintivo, che riesce a mischiare benissimo con basi e sonorità trap in alcuni dei suoi album e con tonalità più pop in altri. Il 5 novembre 2012 il debutto discografico con un mixtape.


Gli inizi di carriera 

Il 29 dicembre 2014 arriva un secondo mixtape, con la partecipazione del rapper Emis Killa, una delle sue prime collaborazioni importanti. La collaborazione si rinnova l’anno successivo con due brani presenti nel successivo disco di Killa. 





Il primo album 

Pubblicato nel 2017, l'album d'esordio "Zzala" porta l'artista all'attenzione del grande pubblico ed è certificato disco d'oro l'anno successivo. Sotto la guida esperta dei due esperti Slait e LowKidd è composto da brani in cui trap e influenze più classiche si mescolano alla perfezione. I pezzi sono un concentrato di stile gangsta, sorretto da bassi potenti ed inserti di piano che Lazza suona in prima persona, come nel caso di "Ouverture". Non mancano le collaborazioni di spessore, prima fra tutti quella che vede l'artista duettare con Nitro e Salmo nel brano "MOB".

L'uscita dell'album è accompagnata da due tour di successo che lo portano a suonare in tutta Italia.


DA "PORTO CERVO" A "GUCCI SKI MASK"

Sempre lo stesso anno, viene pubblicato il singolo "Porto Cervo" che troverà spazio nel secondo full-lenght dell'artista. Intriso di atmosfere caraibiche e più pop-oriented, il brano mette a confronto passato e presente di Lazza, prima e dopo il successo. Ascoltatissimo su iTunes e Spotify, raggiunge in breve i 20 milioni di streaming, ed è seguìto da una strepitosa versione solo piano in cui Lazza duetta con Dolcenera.

Il 2019 si apre con il singolo "Gucci ski mask", brano dalle atmosfere cupe, che vanta la partecipazione di un pezzo da novanta come Guè Pequeno.



"NETFLIX" E RE MIDA 

"Netflix" è il brano che precede di pochi giorni l'uscita di "Re Mida”, secondo lavoro in studio dell'artista. Anche questa volta Lazza affida al pianoforte l'intera parte strumentale, suo tratto peculiare, e celebra con le rime il mito dei soldi, attraverso raffinate citazioni cinematografiche. Questo album lo lancerà ufficialmente nel mondo dei grandi fruttandogli ben tre dischi di platino. 


LA TRIPLETTA DI RE MIDA

A ottobre del 2019 escono i due attesissimi album di Lazza, variazioni del precedente, anticipati dal singolo “Ouver2re”: “Re Mida (Aurum)” e “Re Mida (Piano Solo)”. Questi progetti nascono anche grazie a una promessa fatta ai fan, che si aspettavano una tripletta per il 2019. Lazza l’ha realizzata, portando in questi lavori tutto ciò che sa fare meglio: agire sulla musica in modo poliedrico, senza confini tra il trapper, il pianista e il producer. 

“Re Mida (Aurum)” oltre alle tracce dell’omonimo disco, contiene 6 tracce inedite tra cui “Gigolò” feat. Sfera Ebbasta & Capo Plaza e “Million Dollar” feat. Emis Killa, entrambi famosissimi nella scena e che lo aiuteranno a fare altri milioni di ascolti. Nella tracklist dell’album in cui siede al pianoforte, Lazza ripresenta e permette all’ascoltatore di riscoprire 8 tracce dell’album “Re Mida” con un sound inedito, tra cui anche “Catrame (Piano Solo)”. È un cerchio che si chiude, come ha dichiarato l’artista.

Fuori, intanto, il 2019 si fa ancora più fitto di altre collaborazioni che lo vedono protagonista: con “Machete Mixtape 4” conquista un disco d’Oro per il brano “Bud Spencer” e di Platino per “Ho paura di uscire 2”. 















Frutto del lockdown di inizio 2020, è invece il mixtape “J”: ispirato ai modelli dei tape americani in cui ogni pezzo contiene un featuring, è stato registrato in parte in casa in parte in studio. Hanno collaborato ai 10 pezzi della tracklist tantissimi rapper famosi in Italia. 



IL VIAGGIO DELLA MATURITÀ CON SIRIO

Dopo due anni dal successo di “J” Lazza torna con il suo terzo album: “Sirio”. Diciassette tracce che raccontano i lati più nascosti del rapper in un disco più adulto, che lo vede superare i limiti del genere con l’intenzione di crescere ancora e ancora. 

“Sirio” è nato dalla produzione di Low Kidd e Drillionaire, ed è presentato dal brano apripista “Ouv3rture”, in cui le rime si incastrano alla perfezione con le note del pianoforte di Lazza. Ma ci sono anche pezzi come “Molotov”, che hanno la miscela esplosiva di synth e drum machine. A fare compagnia a Lazza nel nuovo progetto arrivano anche Sfera Ebbasta in “Piove”, e altri artisti famosi della scenaIn “Sirio” si respira anche un’aria internazionale grazie al brano “Puto”, in cui Lazza canta con French Montana.




IL SUCCESSO RECORD DI SIRIO E SANREMO 2023

Sirio” vale a Lazza dal primo giorno di uscita la prima posizione nella classifica degli 

album più venduti del 2022! pubblicata da FIMI/GfK. L’album ha debuttato al primo posto della classifica FIMI Album e, nella stessa settimana, la settima traccia “piove”,(in collaborazione con Sfera Ebbasta) si è imposta al vertice della Top Singoli. Un grandissimo trionfo di 17 settimane (più di 4 mesi) in testa alla classifica, che ha visto l’artista milanese raccogliere anche il favore della critica musicale. L’album è stato certificato con cinque Dischi di Platino, con oltre 600 milioni di stream. 

Poco dopo l’annuncio della partecipazione di Lazza tra i big del 73esimo Festival di Sanremo 2023, durante il quale presenterà il brano “Cenere”, esce a dicembre 2022 “Sirio (Concertos)”, la nuova edizione pianoforte, voce e archi dell’album dei record. In questa veste, Lazza ripropone 8 dei suoi più iconici brani in un’inedita versione acustica in cui suona anche il pianoforte, fondendo così le sue due anime artistiche.

Il 7 febbraio 2023 ha preso parte per la prima volta nella sua carriera al Festival di Sanremo, durante il quale ha presentato il brano “Cenere”.


L’apertura verso un nuovo pubblico 

Ben prima di Sanremo, Jacopo Lazzarini era già conosciutissimo e amatissimo dalla Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) che lo ascoltavano e cercavano online: adesso ha conquistato un pubblico più trasversale fatto anche di diverse generazioni che ne hanno apprezzato il talento e la musica.

Con questa partecipazione ha allargato la sua notorietà che è già enorme. E da un pubblico di Gen Z che vive sulle piattaforme streaming e sui social si è fatto conoscere anche dalla platea nazional-popolare di Rai1. Il salto è importante, ma diceva ieri, «cercherò di far diventare anche questo il mio mondo».

Per un attimo, lì sul palco dell’Ariston, ha accarezzato addirittura l’idea di poter vincere. «A un certo punto ho pensato di potercela fare: il pezzo era cresciuto tanto e sentivo sempre più gente presa bene», commenta. Al momento della proclamazione ha sollevato di peso Mengoni: «Trovo giusto che sia finita così perché Marco ha gran pezzo ed è un grande interprete». Sicuramente è stato uno dei primi rapper apprezzati in un festival di gala come Sanremo, e anche da un pubblico adulto, e infatti è stato ricompensato con un secondo posto in questo festival che sicuramente non era il suo ambiente più favorevole, trasformando anche questa esperienza in un successo. 







Professionalità da artista 

 Non ha vinto, ma festeggia lo stesso. E a «Domenica In», dove è stato ospite dopo Sanremo, ha dato anche prova di grande professionalità quando non è partita la base della sua canzone e, anziché fermarsi o protestare (come Blanco), ha improvvisato un freestyle per ovviare ai problemi tecnici.

«Ho organizzato un party a Milano per sottolineare un nuovo disco di platino in arrivo e le 19 settimane al numero 1 in classifica (perché il tempo passa ma l’album rimane primo) di “Sirio”: ho tanto da celebrare», dice Lazza, il rapper che si è piazzato al secondo posto dietro Mengoni. Il suo ultimo album è stato il più venduto del 2022 secondo le classifiche ufficiali Fimi e per trovare una permanenza così lunga in classifica bisogna risalire a 12 anni fa con «Vivere o niente» di Vasco Rossi. 


Io consiglierei a tutti di ascoltare qualche sua canzone, specialmente agli amanti del genere rap/trap, per scoprire che in Italia ci sono tanti artisti che fanno diversi generi di musica, e anche parecchio bene. Consiglierei a tutti il suo ultimo album Sirio, ma agli appassionati del genere anche i suoi lavori più vecchi come Re Mida che l’hanno lanciato nel successo nel mondo hip hop. Spero che lo apprezziate, fatemi sapere il vostro parere, un saluto.

Sergio 

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