giovedì 28 febbraio 2008

I film italiani da salvare

Sono ormai monumenti dell'arte, patrimonio di spettacolo e di costume, tesori del nostro Novecento. Parliamo di cinema. E questa è già una bella novità: perché per la prima volta i film italiani vengono visti come un vero e proprio tesoro. Qualcosa da proteggere, da conservare, da far vedere ai giovani. Una commissione di esperti ne ha selezionati cento. O meglio, 101. In un arco temporale che va dal 1942 al 1978. Dall'alba del neorealismo agli anni di piombo.

Guardando ai registi, su tutti prevale Federico Fellini. Con sette opere: Lo sceicco bianco (1952), I Vitelloni ('53), La strada ('54), Le notti di Cabiria ('57), La dolce vita ('60), Otto e mezzo ('63), Amarcord ('74). Più un ottavo film: Luci del varietà, diretto nel 1950 a quattro mani con Alberto Lattuada (presente in classifica anche con Mafioso e La spiaggia).



Al secondo posto, dietro Fellini, troviamo Luchino Visconti, con sei citazioni: Ossessione (1943), La terra trema ('48), Bellissima ('51), Senso ('54), Rocco e i suoi fratelli ('60), Il Gattopardo ('63).

Dopo di lui, l'indimenticabile Vittorio De Sica, con Sciuscià (1946), Ladri di biciclette ('48), Miracolo a Milano ('51), Umberto D ('52) e L'oro di Napoli ('54).

A pari merito, sempre con cinque film, Francesco Rosi, che piazza in classifica I magliari (1959), Salvatore Giuliano ('62), Le mani sulla città ('63), Il caso Mattei ('72) e Cadaveri eccellenti ('76).

Ma è ovviamente presente anche la grande stagione della commedia all'italiana. E infatti, ex aequo con Rosi e De Sica, troviamo il grande Mario Monicelli, con i suoi Guardie e ladri (1951), Un eroe dei nostri tempi ('55), I soliti ignoti ('58), La grande guerra ('59) e Un borghese piccolo piccolo ('77).
Dietro di lui, ci sono invece un grande maestro del neorealismo come Roberto Rossellini (con Roma città aperta, Paisà, Stromboli ed Europa 51) e un altro mito della commedia, Dino Risi (Poveri ma belli, Una vita difficile, Il sorpasso, I mostri).
Ma il cinema non è fatto solo di autori. E' fatto anche di volti. Indimenticabili volti d'attore, interpreti straordinari, come: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Totò.



E poi ci sono i volti femminili. Bellissimi, intensi. La Silvana Mangano di Riso Amaro,


l'Anna Magnani di Roma città aperta,

la Gina Lollobrigida di Pane amore e fantasia,


la Sophia Loren di Una giornata particolare e di altre interpretazioni.


In questo contesto, però, una citazione particolare la merita Stefania Sandrelli, presente con ben cinque film: Divorzio all'italiana (Pietro Germi, 1961); Io la conoscevo bene (Ettore Pietrangeli, '65); Il Conformista (Bernardo Bertolucci, '70); Novecento (ancora Bertolucci, '76); C'eravamo tanto amati (Ettore Scola, '74).
E infatti la diva è stata presente, alla Casa del cinema, alla presentazione ufficiale dei cento film che sono stati selezionati da una commissione di esperti. Lo scopo del loro lavoro è "Selezionare cento film da custodire, restaurare, proteggere. Come si fa con i beni culturali".
Certo, come in ogni classifica che si rispetti, il gioco di chi non appare, un po' inspiegabilmente, è inevitabile; tra i grandi esclusi La ciociara di De Sica; o Ecce Bombo di Moretti; o Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, forse non preso in considerazione per il cast e le ambientazioni internazionali.
Ma il bello delle graduatorie è anche questo.
(Foto da Internet, testo adattato da La Repubblica)
Tra questa classifica ci sono i vostri film italiani preferiti? Ditecelo in un commento!

Nel frattempo vi potete gustare questo video che abbiamo trovato su internet. Complimenti al suo creatore!A proposito: li riconoscete tutti?






mercoledì 27 febbraio 2008

"Scalo 76" su Raidue


Scalo 76 è un programma musicale ideato dal direttore di Raidue, Antonio Marano. Viene trasmesso dalla fine di dicembre dell’anno scorso, e dall'inizio ha la difficile sfida di lottare per l’audience del sabato pomeriggio con il programma di Canale 5, Amici di Maria De Filippi (programma “alla ricerca” di nuovi cantanti e il preferito del pubblico adolescente).


La trasmisione viene condotta da Daniele Bossari, Maddalena Corvaglia e Paola Maugeri, e la musica è la vera protagonista del programma, anche se però non si trascurano temi paralelli come il cinema, la cultura, lo sport o le tendenze. D'altra parte, non si tratta del solito programma copiato dagli inglesi come era il caso di TOTP (Top of the pops) o CD:Live (CD:UK), si tratta invece di un programma nato da un’idea tutta italiana che ospita musica in diretta e dove ogni settimana viene chiamata una band diversa per accompagnare l’intera puntata. Grazie a questo nascono delle collaborazioni inedite e inaspettate, come ad esempio la puntata in cui si vede collaborare Francesco Renga insieme ai Marlene Kuntz con lo storico brano “Impressioni di settembre” dei PFM.

Il programma, di tre ore di durata (dalle ore 14 alle 17), è indirizzato ad un pubblico giovane, ma cerca di catturare anche uno spettatore più adulto. Gli ospiti musicali, oltre all’esibizione e alle interviste, approfondiscono con i conduttori alcuni temi di attualità.
E tra i cantanti che sono già passati da questo programma troviamo: Carmen Consoli, Mario Venuti, Luca Carboni, Elisa, Gianna Nannini, Max Pezzali, Giorgia, Lucio Dalla, Irene Grandi, gli Sugarfree, Giovanni Allevi...

Se il programma vi sembrasse interessante, tutte le settimane sul loro sito potete trovare dei brevi articoli dove raccontano com'è andata ogni sezione delle puntate e anche guardare delle interviste ai cantanti.
Sperando che vi piacciano, vi riportiamo sul blog alcune delle esibizioni:


sabato 23 febbraio 2008

GLI OGGETTI DELLA NOSTALGIA

Non avevano pretese e si sono trasformati in miti. Adorati, utilizzati sino allo sfinimento, rimbalzati tra generazioni. Sono gli oggetti quotidiani che hanno lasciato un segno indelebile. E sono diventati icone. Molto più preziose del raro, del difficile, del costosissimo. Immediatamente riconoscibili nel loro design che, un tempo, non era ancora sinonimo di tendenza ma semplicemente di utile. Basta uno sguardo e la memoria si riaccende.





Il mangiadischi dell'infanzia, la televisione portatile Brionvega, la Fiat 500, le lampade Eclisse e Tolomeo, la Vespa 50, il telefono Grillo.

Cinquanta tra questi oggetti amati, di un amore senza condizioni, saranno radunati nella mostra "Ieri, oggi, domani. Oggetti icone" (21 Febbraio-16 marzo Villa Sartiano Giussano).


A parlare di loro, a raccontare il rapporto con gli oggetti quotidiani, ci pensano personaggi come Renzo Arbore, Carlo Verdone, e molti altri.

Il materiale è stato raccolto sotto la forma dell'oggetto del desiderio per eccellenza: le figurine Panini.
Quelle che più di una generazione hanno scambiato, negoziato, acquistato per pochi spiccioli e con un traguardo ben preciso: completare l'album dei calciatori griffato Panini.
"Abbiamo scelto la formula delle figurine - dicono le organizzatrici - perché questi oggetti che ora sono conservati nei musei, facevano parte della vita di tutti i giorni e ci sembra quasi un tradimento rispetto al fatto che erano nati con noi, per una vita semplice".
E ciascuno ha il suo prediletto.
Per Renzo Arbore, per esempio, la 500 è un miracolo: "Ha una comodità straordinaria, anche per un adulto come me. Il tettuccio apribile permette di respirare subito l'aria del mattino e si può richiudere immediatamente alla prima goccia di pioggia. Si apre anche d'inverno perché l'aria ci scivola sopra e il riscaldamento intiepidisce la mano quando si cambiano le marce".

Marco Bellini che, dei fantastici 50 oggetti esposti, ne ha disegnati ben sei dice: "La 500 apre una stagione nuova, quella del dopoguerra - spiega l'architetto e designer - era una piccola macchina capace di trasportare sulle prime autostrade quattro, cinque persone da un capo all'altro dell'Italia. Il suo disegno non è mai parso una cosa straordinaria ma proprio per questo la 500 è diventata un'icona".


Carlo Verdone, invece, non ha dubbi: la sua icona è la Olivetti lettera 22. "Io vedevo mio padre chiuso nello studio e la sua presenza era dettata da questo cik cik cik. Scriveva solo con la mano destra e, con la sinistra, mandava a capo".


Per lo stilista Elio Fiorucci la macchina da scrivere dei ricordi è invece la Valentina: "È stata una macchina che ha segnato il tempo, aveva la sua scatolina in cui si metteva dentro e si trasportava. Il colore rosso poi è stato fondamentale".


(Testo adattato da La Repubblica, foto da Internet)

Ma anche noi abbiamo i nostri miti.


Per esempio: il nostro gruppo del 4º anno, (oltre che di Raffaella Carrà!) è appassionato della mitica VESPA della quale NATI ci ha raccontato tutta la storia per poi regalarci questo video simpaticissimo.

Ma vorremmo conoscere anche i vostri. Scriveteceli!





giovedì 21 febbraio 2008

BARICCO REGISTA



Alessandro Baricco, da sempre ha risvegliato opinioni contrastanti tra i nostri alunni: alcuni lo adorano, altri lo detestano. Si inizia normalmente a far parte di uno di questi due partiti dopo aver letto NOVECENTO in 2º e o ci si ferma o si continua con SETA e gli altri. Fra pochissimo i fan dello scrittore potranno anche andare a vedere il suo primo film come regista: OPERA 21.

La trama è abbastanza dissacrante perché butta giù Beethoven presentato qui come un artista «sopravvalutato», che si presentò alla prima della sua Nona Sinfonia in frac verde e annoiò mortalmente il pubblico quando il 7 maggio del 1824 suonò per la prima volta il suo «Inno alla gioia». Questa è la storia che racconta il vecchio professore Kilroy, personaggio preso in prestito dal romanzo «City» e interpretato da John Hurt.
Il film, sia scritto che diretto da Baricco, è la rievocazione da parte di uno studente di questa lezione-rivelazione. «Lezione 21» è una coproduzione italo inglese, girata tra il Trentino e Londra e che arriverà tra qualche mese sul grande schermo.
Una «lezione» che non ha nessuna pretesa storica. Anzi.
«La storia di questo film è collocata in un posto che esiste soltanto nella mia mente, con personaggi che sono soltanto nella mia testa» ha dichiarato Baricco precisando che «alla fine, è soprattutto un film sulla vecchiaia».

Tutto il cast è di lingua inglese (John Hurt, Noah Taylor, Clive Russell) a parte la spagnola Leonor Watling.

In realtà non è però la prima volta che un testo di Baricco approda sul grande schermo. Già da «Seta» infatti François Girard aveva tratto l'omonimo film, stroncato dalla critica nello scorso festival del cinema di Roma e anni fa (come ben sanno i nostri alunni), Tornatore aveva miracolosamente tratto il suo lunghissimo film dal brevissimo monologo teatrale NOVECENTO.

E voi, da che parte state? Avete letto Novecento? Siete diventati suoi fans? Aspettiamo con curiosità le vostre risposte.

Noi vi lasciamo proprio sulle note della musica del film composta da ENNIO MORRICONE.

(testo adattato da Il Corriere. Foto da Internet)
Potete anche guardare:
Il promo del film
Un estratto del film
Baricco al Festival di Mantova





mercoledì 20 febbraio 2008

I Pooh resuscitano la storia del Beat Italiano

I Pooh una delle band più longeva, non solo dell’Italia ma del mondo, resuscitano il movimiento beat della fine degli anni 60 con il loro nuovo album: “Beat ReGeneration”, in vendita dal 1º febbraio e che già dalla prevendita era disco di platino grazie alle prenotazioni.


foto da internet

“Beat ReGeneration” è il tributo con cui i Pooh vogliono rendere omaggio a quei complessi che non ci sono più, ma che hanno inciso canzoni inmortali nel tempo (tracklist del cd). In molti casi, le canzoni di queste band italine erano covers di brani di altre band inglesi ed americane, ma che subito scalavano i primi posti delle classifiche italiane di quell’epoca. È così che questo loro album comprende canzoni dei Sorrows e dei Rokes, band inglesi trapiantate in Italia, passando dalle versioni trasgressive e originali dei Corvi, attraverso le “cover-band” dei Bisonti, i Califfi e i Quelli, al successo tutto italiano dei Ribelli, l’Equipe 84 (vedi post dei chiodini), Formula 3 e le Orme.


copertine dal web

La band è nata nel ’62 a Bologna, prima con il nome Jaguars, però quando nel gennaio del ’66 ottiene il primo contratto con la casa discografica Vedette, deve cambiare nome poichè esisteva un altro gruppo romano con quel nome che aveva già registrato un 45 giri. Così la band diventa i Pooh, nome ispirato al famoso orsacchiotto della letterattura per l’infanzia, Winnie the Pooh. In questi 42 anni, la band ha pubblicato 45 album, essendo questa la prima volta della loro carriera musicale che incidono un CD di canzoni altrui.

"La casa del sole" (1964) è il brano che anticipa il loro nuovo CD ed è la versione italiana di "The house of the rising sun", degli Animals, canzone conosciuta in italia per la cover dei Bisonti:


giovedì 14 febbraio 2008

IL RUGGITO DEL CONIGLIO

Ma come ruggisce un coniglio? Boh! Si potrebbe provare a chiederlo a Marco Presta e Antonello Dose che da anni allietano le mattine dei radioascoltatori italiani con il loro esilarante programma












durante il quale potete ben immaginare quali temi seri si possono trattare. Se non vi vengono in mente vi proponiamo una selezione delle loro rubriche "coniglie":

  • IL KOALA CI GUARDA: "Se non sai spiegarti come mai il tuo gatto ama arrotarsi le unghie proprio sul tuo pullover di cachemire, o perche' il tuo cane ultimamente al tramonto cammina sulle zampe posteriori o per quale oscura ragione il tuo cacatua ha preso a cantare la Marsigliese, segnalaci il tuo caso a coniglio@rai.it e noi lo sottoporremo alla nostra veterinari comportamentalista" . (Gli alunni di 4º ne hanno sentito un brano nell'esame !) .

  • IL COLLEGA SCOLLEGATO: ovvero episodi buffi accaduti sul lavoro. Raccontaci di quando un tuo collega è impazzito e ha fatto un'assurdità sul lavoro.

  • La passione per l'avventura ti scorre copiosa nelle vene? Allora diventa CAVALIERE DEL CONIGLIO! Insieme all'investitura ti verra' affidata una missione che dovrai portare a termine nell'arco della puntata. Proponi la tua candidatura a coniglio@rai.it e non ti dimenticare di inviarci anche una tua foto (possibilmente un primo piano), che verra' pubblicata nell'apposita sezione del nostro variegato sito.

Il sito permette anche di potervi scaricare le puntate in PODCAST.

Risate intelligenti garantite!

mercoledì 13 febbraio 2008

San Valentino con Ornella Muti


Siamo negli anni ’80.

Luogo: una piscina di un lussuosissimo hotel da cinque stelle.

Sottofondo musicale: una canzone di Umberto Tozzi.

Lei: giovane, bellissima, di professione hostess (a quell’epoca non c’erano le compagnie low cost e quindi fare l’hostess o lo steward aveva ancora un certo fascino)

Lui: romantico, misterioso, non parla mai, ma poco importa, dai piccoli gesti si capisce che è stracotto di lei. È amore a prima vista.

I due trascorrono una giornata intensa fino a sera quando abbracciati ballano un lento sulle note di “All by myself”.

Ebbene sì, non si tratta di una telenovela di serie Z ma di un episodio (quasi un cortometraggio) volutamente kitsch del film I nuovi mostri del 1977.

Vi consiglio di sopportare lo zucchero, il miele, il cioccolato delle scene sdolcinate, non solo perché l’attrice è la bellissima Ornella Muti (attrice cult degli anni ottanta e famosa anche qui in Spagna) ma anche perché il finale è inaspettato e molto, molto divertente.

E adesso: silenzio in sala e buona visione!!!!!


sabato 9 febbraio 2008

CONCORSO: IL TUO MINI RACCONTO

Spesso, leggendo i testi che scrivete, ci capita di stupirci e di pensare che molti di voi hanno una vera vocazione letteraria, sicuramente sconosciuta anche a voi stessi, e che si rivela inaspettatamente in un'altra lingua.


Questo articolo ci ha fatto pensare ai vostri testi e vi invitiamo a leggerlo....


La leggenda racconta che fu Ernest Hemingway a dimostrare per una scommessa che era possibile creare un RACCONTO DI 6 PAROLE. La frase da lui coniata - Vendesi: scarpine per neonato, mai indossate (For sale: baby shoes, never worn l'originale) nella letteratura anglosassone è rimasta storica, un capolavoro di pathos e brevità.


Hemingway d'altronde era un maestro nello scrivere racconti: basti pensare alla difficilmente eguagliabile l'intensità del racconto Il vecchio e il mare.


Ma un sito web (Smithmag.net), prendendo spunto proprio dalla brevissima composizione di Hemingway, la lanciato una sfida ai suoi utenti invitandoli a scrivere una brevissima storia che riassumesse le loro vite. E i tentativi sono stati, ad occhio e croce, più di 15.000. "La voce si è sparsa subito, in pochi giorni sono arrivate migliaia di piccole memorie". Questo accadeva nella seconda metà dello scorso anno.
Oggi - chi vuole può ancora cimentarsi, il sito è libero e attivo - sta per uscire la prima raccolta: Il titolo, Not quite what I was expecting, (Non proprio ciò che mi aspettavo), è il testo completo di una delle memorie ricevute. La stessa coeditrice racconta che sono rimasti molto colpiti dal talento degli scrittori sconosciuti e noti che hanno partecipato. E' proprio l'abilità a entrare nella storia senza preamboli a sorprendere, l'immediatezza del tono di ogni memoria:


"Trovato amore vero, sposato un altro";

"Volevo scrivere, avevo paura di fallire;

"Faccio ancora il caffé per due".

"Vendetta è vivere bene, senza di te",

"Segreto della vita: sposa un italiano".


Nel libro, uscito ieri negli Stati Uniti, si è scelto di abbinare voci conosciute ad altre assolutamente ignote. "Perché tutti abbiamo una storia da raccontare".

(testo adattato da Il corriere, immagini da Internet)

PER VEDERE I RACCONTI ITALIANI CLICCATE QUI.

Ed ora se volete potete provarci anche voi!
Lasciate nei commenti il vostro mini racconto (MASSIMO 12 PAROLE), il vostro nome e il vostro gruppo.
IL MIGLIORE VERRÀ PREMIATO!

lunedì 4 febbraio 2008

CHIUDE IL PARCHEGGIO DELL'AMORE


Si era attirato gli strali del parroco, i malumori dei concittadini, le accuse di approfittare del vicino giro di prostituzione. Ma lui, Marco Donarini, imprenditore cremasco, non aveva rinunciato alla sfida. Al grido di “il mercato del sesso non conosce crisi” il primo gennaio aveva inaugurato a Bagnolo Cremasco, vicino a Cremona, il “Parcheggio dell’amore”.
Ma alla fine, dopo meno di un mese dall’apertura, quello che non era riuscito ai censori del paese è stato fatto dai tecnici comunali, che hanno chiuso il “Luna Parking” per irregolarità edilizie. Una storia tra l’amor sacro e l’amor profano che sarebbe piaciuta a Fabrizio De André.

Il “Garage dell’amore” era nato in un punto di passaggio, sulla statale Paullese, con un investimento di 300 mila euro e da un’idea semplice: offrire alle coppiette in cerca di intimità un posto tranquillo e sicuro dove appartarsi in auto. Bastavano 10 euro per un’ora e mezza in uno dei 38 box custoditi, con tanto di servizi igienici e un distributore automatico di snack e caffè a disposizione. Non solo un po’ di privacy a un prezzo più abbordabile di quello di un hotel quindi, ma anche la possibilità di evitare una denuncia per atti osceni o, peggio, l’aggressione di qualche rapinatore.

Se i potenziali clienti sembravano aver gradito, nei primi 14 giorni si sono fermate 38 coppie, per lo più di giovani fidanzati che non sapevano dove altro appartarsi, molti cittadini di Bagnolo hanno gridato allo scandalo. E avevano persino organizzato una veglia con salmi penitenziali contro questo luogo accusato di non rispettare “la morale cristiana”.

Le polemiche sono finite con l’intervento dell’amministrazione comunale, che ha mandato al parcheggio gli ispettori per verificare la regolarità della struttura. È venuto fuori che la guardiola all’ingresso è 13 centimetri più stretta del dovuto e che le insegne dei bagni e i pozzi per l’acqua piovana non sono a norma. Non si tratta di una chiusura definitiva, fanno sapere dal municipio. Toccherà alla giunta e al prefetto valutare i risultati dell’ispezione e decidere se togliere i sigilli al rifugio degli innamorati su quattro ruote. (da Panorama.it)

Ma una notizia un po’ originale/non ha bisogno di alcun giornale/come una freccia dall’arco scocca/vola veloce di bocca in bocca.
E chissà che, canticchiando De André, un nuovo parcheggio dell’amore non spunti alla stazione successiva…


IL MEZZO SECOLO DI “VOLARE”

Ecco la storia di “Nel blu dipino di blu”, mitica canzone di Domenico Modugno, conosciuta come “Volare”:

ERA una notte buia e tempestosa quando arrivò l'intuizione finale della più famosa canzone italiana di tutti i tempi. La moglie, Franca Gandolfi, una intera vita vissuta accanto a Modugno, ricorda ancora con trepidazione quel momento magico: "Eravamo nella nostra prima casa, c'era il pianoforte attaccato alla finestra. Mimmo si arrovellava, la canzone c'era ma ancora incompleta, non era soddisfatto, il ritornello era 'Di blu m'ero dipinto, per intonarmi al cielo', diceva che gli amncava un'apertura. Quella sera era scoppiato un temporale pazzesco, tanta elettricità nell'aria, c'era talmente tanto vento che a un certo punto la finestra si spalancoò. Mimmo cominciò a recitare, sembrava uno sciamano, improvvisava versi".

"Non ho mai capito se fosse una poesia che già esisteva o se li stava inventando, poi arrivò la frase musicale: prima fu "volavo oh oh", poi la spostò all'infinito, alla fine diventò "volare oh oh". Era felice, urlava a squarciagola. Chiamò subito Migliacci, gli disse vieni a sentire, la canzone è finita". Se ogni volta che nasce una canzone si può parlare di un piccolo miracolo dell'ingegno umano, allora il caso di Volare è un autentico prodigio, nasce da una concatenazione di eventi che ha dell'incredibile. La gestazione è stata lunga, non facilissima, a dispetto di quello che mostra, ovvero la sua irresistibile naturalezza, quella grazia che sembra arrivata di getto, come un'epifania. Lo fu certamente per il pubblico, per l'Italia che improvvisamente scoprì la sua voglia di rinascere, di diventare moderna, di volare, ma per gli autori ci volle del tempo.
Franco Migliacci era amico di Modugno, si erano conosciuti al Centro sperimentale di cinematografia, entrambi pensavano che avrebbero fatto gli attori. Modugno gli diceva: prova a scrivere un testo. Non lo aveva mai fatto (e anche questo ha dell'incredibile), finché un sonno turbolento, agitato, lo portò al risveglio a guardare bene delle stampe di Chagall appese alle pareti e a conciliarle col sogno di volo che aveva fatto. Da lì la scintilla, le prime frasi: "Nel blu dipinto di blu, volavo nel cielo blu". Modugno intuì subito che era una grande idea, disse "Mi piace, mi piace assai", e ci lavorarono per giorni.

A casa Modugno, in un sottoscala, c'è l'archivio che sta curando di persona la signora Gandolfi. Un computer, dove sta entrando tutto il materiale della strepitosa carriera di Modugno, ci restituisce manoscritto dopo manoscritto l'emozionante processo che ha portato all'idea finale: all'inizio si chiamava Sogno in blu, diceva: "Ieri ho sognato il più bello dei sogni perché mi dipingevo le mani e la faccia di blu, poi come un foglio di carta dal vento rapito, incominciavo a volare nel cielo infinito". Alcune parole sono rimaste nella versione definitiva, altre no, ma soprattutto cambia il ritornello: "Di blu m'ero dipinto e me ne andavo in cielo", ma era proprio questo che non convinceva, ci voleva dell'altro. In un'altra leggiamo l'incipit che sarà definitivo: "Penso che un sogno così...", ma ancora col vecchio ritornello. Di fase in fase, di gradino in gradino, nasce il capolavoro, fino alla notte di tempesta con la finestra che si spalanca.
Ma non è finita, la concatenazione di eventi è ancora più straordinaria. "Nessuno capì subito la portata della cosa che avevano in mano. Sapevano che era molto originale, ci credevano, ma da lì a immaginare il successo che avrebbe avuto, ce ne vuole". Nessuno lo pensava, al punto che neanche lo stesso Modugno era sicuro di volerla cantare. Volevano mandarla a Sanremo ma interpretata da qualcun altro. Fortuna volle che ai cantanti di allora quella canzone sembrò una follia, incantabile, assurda, senza senso. Fu l'avvocato Caiafa della FonitCetra a dire: "Sei l'unico che può farla, Mimmo, questa la canti tu!". E così avvenne. Il resto è storia. Al festival del 1958 la canzone aprì una finestra su un mondo che allora si riusciva solo a sognare. (testo adattato da: repubblica.it)

E adesso riascoltiamola in una versione di Paul McCartney:


QUALI SONO LE MINORANZE LINGUISTICHE IN ITALIA E DOVE SONO?

In Italia si parlano 12 lingue ufficialmente riconosciute , oltre all’ italiano . Da nord a sud, circa 3 milioni di persone, distribuite i...