mercoledì 17 gennaio 2007

17 ANNI DOPO: SVOLTA NEL DELITTO DI VIA POMA

17 anni fa Simonetta Cesaroni viene assassinata misteriosamente. La ricerca del colpevole tiene per molti anni l'Italia con il fiato sospeso, ma poi su questa vicenda (come su molte altre) cala il silenzio.

Il caso ritorna prepotentemente alla ribalta dopo le rivelazioni della trasmissione televisiva "MATRIX" DI ENRICO MENTANA, rivelazioni per le quali il conduttore e una giornalista sono ora indagati per "pubblicazione di atti riservati" .
Un morso sul seno sinistro, che lasciò tracce di saliva su un corpetto rosa. Sarà questo forse a sciogliere il mistero di via Poma, del delitto della giovane Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto del 1990 con 29 coltellate in un palazzo di Prati. I carabinieri del Ris di Parma oggi consegneranno al pm Roberto Cavallone i risultati delle analisi condotte con tecniche avveniristiche. E il dna ritrovato nella saliva sul reggiseno di Simonetta apparterrebbe ad un ex fidanzato della vittima, che all'epoca del delitto si era appena lasciata con Raniero Busco, un giovane operaio dell'Alitalia. Ma alcune testimonianze venute alla luce dopo potevano far pensare anche ad un altro rapporto iniziato all'indomani della rottura. Non solo. Dagli esami dei Ris sul pasto fatto da Simonetta prima di morire l'ora del delitto sarebbe retrodatata dalle sei alle tre di quel pomeriggio, un elemento che metterebbe fuori gioco degli alibi accertati nelle prime settimane delle indagini. Così, a 17 anni di distanza, arriva l'ultima svolta nel giallo di via Poma. A dare la notizia dell'identificazione del dna è stato ieri notte Enrico Mentana, durante una puntata speciale di Matrix. Grazie ai prodigi della scienza forse si potrà venire a capo del misterioso caso: Simonetta, 20 anni, venne trovata seminuda, trafitta con furia dalle coltellate, al terzo piano dello stabile di via Poma 2, dove lavorava. Addosso solo pochi indumenti intimi e nessuna traccia di violenza sessuale. Gli unici due indagati, prima il portiere Pietro Vanacore e poi il giovane Federico Valle, nel 1993 ottengono il proscioglimento.
"Un delitto lo risolvi entro 24 ore o non lo risolvi più" era il detto molto in voga tra gli inquirenti a quei tempi. Anche per il giallo di via Poma sembrava essere così, ma i familiari di Simonetta e il loro legale Lucio Molinaro non si sono mai dati per vinti e nel 2004 hanno ottenuto nuovi accertamenti. Il procuratore Cavallone dispone rilievi a periti ed esperti tra cui i carabinieri dei Ris di Parma, che a 14 anni di distanza tornano sulla scena del delitto. Con tecnologie impensabili negli anni '90, i militari in camice bianco rintracciano tracce biologiche mai repertate sugli indumenti di Simonetta, usando un kit fatto arrivare apposta dagli Usa e utilizzato nei casi di violenza sessuale. Nei giorni scorsi la notizia che gli esperti avevano individuato un dna maschile, che però poteva appartenere a chiunque. Poi ieri la svolta: quello ritrovato sul corpetto della ragazza coincide con il dna di un ex fidanzato, una delle 31 persone finite nel mirino degli investigatori che, nei mesi scorsi, hanno convocato tutti coloro che in qualche modo avevano a che fare con Simonetta e, a loro insaputa, hanno individuato le tracce biologiche lasciate su tazzine e mozziconi di sigaretta. Nelle prossime ore la perizia arriverà nelle mani del pm Cavallone, nel corso di un supervertice a cui parteciperanno gli esperti guidati dal comandante dei Ris, il colonnello Luciano Garofalo e il procuratore aggiunto Italo Ormanni. E con essa il nome dell'uomo il cui dna è stato rinvenuto sul corpo di Simonetta.


Testo e foto da La Repubblica

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono trascorsi più di due mesi da quando accadevano i fatti raccontati nell'articolo di fondo. E nulla sembra essere cambiato, anzi come spesso avviene quando la curiosità della gente non viene alimentata da scoperte sensazionali, il delitto Cesaroni è stato nuovamengte risucchiato nelle sabbie mobili della memoria. In realtà l'impiego delle più recenti tecniche, in grado di catturare anche la più piccola traccia di saliva e di collegarla a un'identità, che ha risvegliato l'interesse intorno a tale vicenda, non potrà mai sostituirsi al ragionamento e alla logica. Pur riconoscendo il prezioso contributo che tali tecniche scientifiche possono fornire nelle indagini, non può essere ignorato il rischio al quale una supina fascinazione per l'indagine scientifica può esporre, se non sottomessa all'uso del ragionamento: smarrire l'obiettivo al quale dovrebbe mirare ogni sforzo investigativo, la prova. Scoprire che la saliva sul corpetto o sul reggiseno(o entrambi) di Simonetta Cesaroni appartiene al fidanzato o ex-fidanzato dell'epoca, Raniero Busco, quali prove ci fornisce? Il progresso non è rilevante perché non siamo in grado di stabilire quando tali tracce vennero lasciate. Il giorno dell'omicidio, 7 agosto 1990? Due giorni prima , Domenica 5 agosto, quando, parrebbe, i due ragazzi ebbero l'ultimo rapporto intimo? D'estate, certo si è portati a cambiarsi più spesso del solito, e ciò vale soprattutto per la biancheria intima. Quasi impossibile che Simonetta abbia indossato quel reggiseno e quel corpetto per tre giorni di fila.Ma chi ci assicura che Simonetta non abbia indossato reggiseno e corpetto per qualche ora la Domenica sera, quando incontrò Raniero Busco, li abbia poi ritirati, e nuovamente indossati solo martedì? Non è vero tuttavia che i risultati della perizia non ci dicano nulla. Ci dicono che non vi sono sul corpo e sugli indumenti della ragazza ritrovati, altre tracce di DNA: l'assassino, se non fosse Raniero Busco, ha accuratamente evitato ogni contatto superfluo con la vittima, forse ha addirittuta evitato ogni contatto pelle contro pelle. Tale riflessione è d'obbligo, soprattutto alla luce del fatto che anche in tutte le stanze del'ufficio dell'Aiag sono state rinvenute poche tracce. Un'impronta palmare sul ricevitore del telefono che si trovava nella stanza dove Simonetta era solita lavorare, una traccia di sangue (forse appartenente a Simonetta, forse misto)sulla tastiera dello stesso telefono, tracce di sangue maschile, non appartenente ad alcuno dei 31 indagati finora,su ambo i lati e la maniglia della porta della stanza del Dott. Carboni, dove il corpo esanime di Simonetta fu ritrovato... Nell'appartamento furono rinvenuti stracci umidi ma nei quali non sono presenti tracce biologiche, dunque non utilizzati per asciugare il sangue, che invece sembra essere stato pulito sommariamente(forse con gli indumenti di Simonetta spariti) intorno al corpo di Simonetta. Perché tale sommaria operazione di pulizia? Per cancellare l'impronta di una scarpa? Ma se tale impronta vi fosse stata, la scarpa, a quel punto sporca di sangue, non avrebbe con ogni probabilità lasciato tracce tutt'intorno, richiedendo una pulizia molto più accurata? Non furono rinvenuti neppure segni di gocciolamento né di trascinamento...Come mai poi si trovano tracce di sangue, maschile sconosciuto, su una porta, quella dove fu ritrovato il cadavere di Simonetta, che non vi era alcuna ragione di toccare, in quanto con ogni probabilità già aperta? Tracce di sangue su ambo i lati e sulla maniglia di suddetta porta (perché spalmarsi su quell'uscio?)e nessuna traccia né impronta sulla porta di ingresso, che invece fu sicuramente toccata per essere aperta e chiusa con quattro mandate.Né tracce di violenza sessuale, né tracce di lotta(nessun lembo di pelle né ciuffi di capelli sotto le unghie di Simonetta, stanze in ordine, senza segni di colluttazione). Vale la pena riflettere su tutti questi elementi...

Anonimo ha detto...

Forse è meglio che dai un occhiata al blog di criminalmagazine ci sono degli articoli su via Poma molto interessanti www.1922criminalmagazine.info

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