lunedì 18 giugno 2007

Addio a Gianfranco Ferré, l'architetto della moda


MILANO - Gianfranco Ferré è morto. Dopo tre giorni di ricovero all'ospedale San Raffaele di Milano, le poche speranze lasciate da una devastante emorragia cerebrale lo stilista, 62 anni, fra i simboli della moda italiana nel mondo, non ce l'ha fatta. Sarà trasportato a Legnano, dov'era nato il 15 agosto del 1944. Per la colonna sonora della sua prossima, imminente sfilata, collezione uomo, aveva scelto canzoni italiane che parlano di mare. L'acqua, che non ha forma, per accompagnare le geometrie che ha rincorso per tutta la vita, le linee che dovevano tratteggiare i contorni di una personalità. Perché un abito, sosteneva, è uno straordinario mezzo espressivo, strumento formidabile per essere individui.
Lo chiamavano "l'architetto della moda". Un appellativo che s'è portato dietro per tutta la sua carriera. Perché si era laureato al Politecnico di Milano nel 1969 (dove pochi giorni fa aveva tenuto una brillante lezione su moda e design) e perché le linee rigorose sono sempre state la cifra della sua arte. Una visione della moda grandiosa e strutturata, insieme semplice e rigorosa, l'attenzione maniacale per il taglio, la costruzione, l'uso dei tessuti, la lavorazione. Per la qualità e l'eleganza. Quella della camicia bianca, che ha sempre scandito le sue collezioni, rubata al guardaroba maschile e regalata alla donna come strumento di seduzione.
Ferré veniva da una famiglia di piccoli industriali di Legnano. Nella moda c'era arrivato all'inizio degli anni Settanta, creando accessori in collaborazione con Walter Albini (altro grande stilista, scomparso nel 1983). Dalle cinture e i bijoux era passato agli abiti. Con Mattioli crea la Gianfranco Ferré Spa, nel 1978. Nasce la prima collezione di pret-à-porter femminile. La sfilata al Principe di Savoia di Milano è il debutto di una carriera internazionale coronata, nel 1989, dalla direzione artistica della maison Christian Dior. Non piacque ai francesi che Bernard Arnault avesse scelto un italiano come erede di Marc Bohan. Ma fin dalla prima collezione conquistò tutti. Tre anni prima, le passerelle romane dell'haute couture italiana avevano confermato la sua attitudine a realizzare qualcosa di regale e moderno per la bellezza femminile.
L'esperienza con Dior dura otto anni. Poi, Ferré si concentra sulla griffe. Alla fine degli anni Novanta, il gruppo vanta otto linee di abbigliamento e accessori. I risultati economici della società sono meno incoraggianti. Ma sulla bravura dell'artista vogliono investire in tanti.
Fra quei sogni nati dall'emozione di un attimo, restano certi bustier indimenticabili, o il cortissimo abito a collana di corallo, mozzafiato sul corpo di Naomi Campbell. Lui non era modesto, e voleva una donna senza false modestie, di grande personalità. Lo scorso gennaio, alla fine della sfilata della collezione uomo, era uscito in passerella, sotto la scritta (un aforisma attribuito a Jim Morrison) "Je ne sarais jamais personne, mais personne ne sera jamais comme moi": "Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me".
(Testo adattato da La Repubblica.it 17 giugno 2007)

2 commenti:

mariajesus ha detto...

uno dei migliori del Made in Italy e come tale ha fatto storia nel mondo della moda...
spero che ora possa riposare in pace, da quanto ho letto gli ultimi giorni sono stati una vera lotta...

Anonimo ha detto...

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