sabato 21 aprile 2007

ITALIANO? NO, GRAZIE!

L'Italia è una Babele di dialetti: lo si sapeva da tempo, ma ora si scopre che, nonostante la crescente diffusione dell''italiano, questi non si stanno perdendo e che la metà degli italiani lo preferisce per l'espressione familiare.

È quanto emerge da una indagine Istat su «Cittadini e tempo libero» che ha considerato un campione di 24 mila famiglie per un totale di circa 54 mila persone.

IDENTIKIT DEL "DIALETTOFONO" - Le persone che parlano prevalentemente italiano in famiglia rappresentano nel 2006 meno della metà, il 45,5% della popolazione di sei anni e più. La quota aumenta nelle relazioni con gli amici (48,9%) e in maniera più consistente nei rapporti con gli estranei (72,8%). È significativo l'uso misto di italiano e dialetto: in famiglia parla sia italiano sia dialetto il 32,5% delle persone di 6 anni e più, con gli amici il 32,8% e con gli estranei il 19%. Interessante notare che ricorre ad un'altra lingua per esprimersi in famiglia il 5,1% della popolazione (un fattore dovuto all'aumento dell'immigrazione), il 3,9% la usa con gli amici e l'1,5% con gli estranei. L'uso del dialetto cresce all'aumentare dell'età (oltre il 32% degli ultrasessantacinquenni lo parla in famiglia) mentre è influenzato dal genere: le donne sono più propense ad esprimersi prevalentemente in italiano sia in famiglia che soprattutto con gli amici (51,6% contro il 46% degli uomini), con un divario che è maggiore tra i giovani e finisce per annullarsi tra gli anziani.
La scelta del linguaggio è influenzata dal livello di istruzione. L'uso prevalente del dialetto in famiglia e con gli amici riguarda soprattutto coloro che hanno un titolo di studio basso, anche a parità di età. Quanto alla ripartizione geografica l'uso prevalente o esclusivo dell'italiano è più diffuso al Centro e nel Nord-ovest.
AL SUD PREVALGONO GLI IDIOMI LOCALI - Le regioni in cui è maggiore la quota di persone che parlano prevalentemente italiano sono la Toscana (83,9%), la Liguria (68,5%) e il Lazio (60,7%), mentre quelle dove è minore sono la Calabria (20,4%), il Veneto (23,6%) e la Campania (25,5%). Nel Meridione (ad eccezione della Sardegna) più del 70% degli individui utilizza il dialetto in famiglia, anche se non in modo esclusivo. Al Centro solo nelle Marche e in Umbria si registra un uso del dialetto in famiglia superiore alla media nazionale. Al Nord il Veneto e la provincia di Trento sono le uniche zone dove è prevalente l'uso, seppure non esclusivo, del dialetto in famiglia (69,9% in Veneto e 64,1% nella provincia di Trento).

RIMANDATI SULLE LINGUE STRANIERE - Ancora una volta arrivano dolenti note sulla conoscenza delle lingue straniere da parte degli italiani. I turisti ci invadono, ma sembriamo ancora restii ad apprendere altre lingue che non siano la nostra. Il 56,9% della popolazione maggiore di sei anni dichiara di conoscere una lingua straniera, ma a diversi livelli. Prima l'inglese, poi il francese, molto meno il tedesco e lo spagnolo. L'inglese va per la maggiore tra le giovani generazioni, fra le persone mature è più diffusa la conoscenza del francese. Le lingue straniere si conoscono di più nel Nord-ovest (62,9%) e nel Nord-est (62,4%), mentre nel Sud e nelle Isole i valori sono nettamente inferiori.
Il titolo di studio ha un'influenza fondamentale nella conoscenza delle lingue straniere tale da annullare in parte le differenze generazionali. Il vero nodo sta nel fatto che i livelli di conoscenza delle lingue straniere sono ancora molto bassi, ma maggiori tra donne, giovani e laureati: il 37,7% di tutti coloro che conoscono una lingua straniera. Sono le donne ad avere un livello di conoscenza delle lingue straniere buona o ottima superiore a quello degli uomini: il 31,1% delle donne contro il 27,7% degli uomini. Dal punto di vista dell'età sono le persone tra i 25 e i 34 anni ad avere i livelli di competenza più alti, mentre fino ai 14 anni la quota di ragazzi che ritiene di avere livelli di competenza buoni o ottimi è decisamente inferiore alla media. Il titolo di studio è la variabile che influenza in modo preponderante il livello di competenza: il 62,6% dei laureati leggono nella lingua straniera che conoscono meglio in modo buono o ottimo a fronte del 35,5% dei diplomati e del 22,8% delle persone con la licenza elementare o nessun titolo.

«DO YOU SPEAK ENGLISH?», «OUI!»- Si conferma comunque l'idea che nel nostro Paese prevale un livello piuttosto elementare di conoscenza delle lingue straniere. La maggior parte delle persone afferma infatti di comprendere ed usare espressioni comuni e di saper usare la lingua straniera in situazioni familiari (55,9%); solo il 9,1% dichiara di saper comunicare fluentemente e di utilizzare la lingua straniera con padronanza. Quanto alle modalità di apprendimento è la scuola il principale canale (85,8%), seguono i soggiorni all'estero (17,6%) e la frequentazione di corsi e/o lezioni non scolastici (10,8%)

Da "Il corriere della sera" del 20 aprile 2007

E ora, gustatevi questo memorabile ed esilarante viaggio dei napoletani Totò e Peppino nella "lontana e straniera" Milano, terra di "austroungarici"... ma "alleati" ormai! Buon divertimento!


9 commenti:

Tina Di Mauro ha detto...

Very interesting blog. Kiss Kiss

María ha detto...

io invece anche se sono valenciana non riesco a parlare il valenciano perche è già da tanto che non lo studio ed infatti se cerco di parlare il valenciano mi viene subito di parlare in italiano¡

Gio ha detto...

Questo post ci è sembrato davvero interessante perché fotografa un'Italia senza dubbio molto diversa da quella "unita" linguisticamente che si vuol normalmente "vendere". Io sono insegnante di italiano e amo la mia lingua, ma amo molto anche l'altra mia lingua, il sardo, che mi lega alle mie origini ed esprime aspetti che nell'altra lingua (l'italiano) non sempre posso esprimere.
Parlo (purtroppo non bene come mi piacerebbe soprattutto da quando vivo fuori!) una varietà di sardo e capisco bene le altre tre, (ci sono 4 varietà principali). Immaginatevi: solo in Sardegna: 4 dialetti del sardo (riconosciuto come lingua più dagli studiosi all'estero dalla centralista Italia!) più il catalano che si parla nella cittadina di Aghero e il genovese nell’isola di Carloforte: è una vera Babele. Ma è la realtà, una bella realtà che arricchisce le persone. Conoscere diverse lingue aiuta il cervello ad apprenderne altre ed aiuta i sentimenti con la comprensione della diversità.

María ha detto...

È bello che le lingue e dialetti non muorano e si mantengano così vivi¡

mariajesus ha detto...

In qualsiasi paese c'è bisogno di una lingua comune per tutti... però mi sembra bello e anche logico che non si vogliano perdere le lingue proprie di ogni regione, alla fine dei conti anche le lingue fanno parte della propria storia, dei propri origini...

P.S.: adoro quella scena di Totò e Peppino... prima di andare in Campania, non conoscevo Totò... un giorno alle lezioni a Salerno, l'insegnate (Tiziana), ci ha parlato di Totò e ci ha fatto vedere proprio questo pezzo! così si potrebbe dire che mi sono affezionata ai suoi film. E anche se mi mancano tanti da vedere, spero pian piano... vederli tutti.

Denis ha detto...

Une biele lenghe a je ancje al furlan,
mandi a docj!

mariajesus ha detto...

Denis, potresti farci la traduzione?
Credo di aver capito un po'... "una bella lingua ... anche il friulano"??
però quello di "mandi a docj!"... boh! non ho idea... ;o)

Questo articolo mi ha fatto ricordare quando iniziai i primi contatti con l'italiano... la prima lingua regionale che sentì fu il romagnolo... e rimasi un po' sciocata quando vidi quanto era diversa dall'Italiano...

Denis ha detto...

vuol dire "ciao a tutti"

mariajesus ha detto...

Graziis!
così se mi dovessi trovare un'altra persona del Friuli saprei dire "ciao" ;o)
Mandi!

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