
lunedì 29 ottobre 2007
Cicale Cicale

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6 commenti:
Mi dispiace "smontare" il post.
Il testo della canzone diceva (me lo ricordo...):
Delle cicale, ci cale ci cale ci cale.
Della formica, invece,
non ci cale mica.
Il verbo (obsoleto secondo De Mauro) è calére, di seconda coniugazione, e vuol (voleva) dire "interessare, importare". Insomma, della formica non ce ne importa niente.
E bravo Paolo, molto erudito devo dire. Anche se mi dispiace che il testo dica "ci cale" (con "ci" come pronome)e non "cicale" come era scritto sul disco. Avrei voluto anch'io come Hether inventare un verbo simpatico, magari come "zanzarare" (disturbare con rabbia qualcuno che sta dormendo), "pipistrellarsi" (muoversi nel buio con disinvoltura)o "struzzarsi" (sottrarsi ai problemi in modo un po' vigliacco). Ma soprattutto è stata una scoperta sapere che anche la Parisi prima di addormentarsi legga il De Mauro.
A proposito del verbo in questione, l'ho trovato sul Garzanti e questa è la definizione "CICALARE v. trans. (aus avere)parlare a lungo e noiosamente di cose futili; ciarlare." Insomma, sembra proprio che Hether Parisi i dizionari se li abbia letti proprio tutti!
oops... volevo dire "se li SIA letti"
Ricordo che quella canzone fu un vero tormentone per molto tempo. Non so quanto tempo sia passato ma il ricordo mi fa sentire un po' "vecchio". La proposta creativa di verbi "animali" è comunque intrigante. Mi ricorda i giochi di fantasia di Gianni Rodari. Complimenti per il bellissimo (e originalissimo)blog!!!
con questo blog ci fate imparare veramente tanto della lingua e cultura italiana.grazie denis e gio
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