mercoledì 8 febbraio 2023

"Me ne frego": il fascismo e la lingua italiana

 Cari studenti, iniziamo a pubblicare qui sul nostro blog, una selezione di testi che i nostri alunni di C2 hanno scritto su un periodo oscuro della storia italiana: il ventennio fascista. Quest'anno a lezione abbiamo imparato tante cose sul quel momento tremendo della nostra storia e abbiamo deciso di farvi partecipi di queste nostre scoperte. Iniziamo con un testo di Miguel che ha scelto di analizzare il fascismo dal punto di vista linguistico. Grazie Miguel! 

Aspettiamo i vostri commenti!

“Me ne frego! Il fascismo e la lingua italiana”, un tesoro audiovisivo

Ciao, cari lettori italofili! Da linguista, una delle attività svolte a lezione che hanno attirato di più la mia attenzione è stata quella che presentava questo documentario dell’Istituto Luce.

Questo gioiello della durata di 56 minuti parla non solo dell’influenza del fascismo sulla lingua italiana ma anche della manipolazione generale per radicare la propria presenza e i propri valori nella cultura del Bel Paese.

L’informazione è strutturata tematicamente, cominciando da una visione generale delle tattiche utilizzate, per poi parlare di argomenti più specifici come le minoranze linguistiche, il cinema o l’educazione, con dei riferimenti ricorrenti alla suntuosa architettura che cercava di rappresentare la stabilità, l’indistruttibilità e la vigilanza costante del regime.

Ma l’attenzione principale è sul tentativo di autarchia linguistica, un progetto destinato a fallire. I suoi bersagli? Le lingue straniere ed i dialetti italiani. Nel caso delle lingue straniere parliamo tanto delle parole che erano arrivate nell’italiano come “chaffeur” o “film”, quanto dei nomi stranieri, sia di località che di persona, e perfino delle minoranze linguistiche presenti sul territorio.

A questo riguardo saltano all’occhio le contradittorie parole di Mussolini nel 1923 in una lettera all’allora ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile: “Non vogliamo costringere con la forza quelle popolazioni a non parlare francese, ma neanche dobbiamo incoraggiarle e aiutarle a continuare in un costume che avrebbe dovuto già cessare. In Italia si parla italiano.”

Un altro punto degno di nota dell’italianizzazione è la rivendicazione del “voi” nei confronti del servile e femminile “Lei”. Il documentario presenta una mostra anti-Lei aperta a Torino nel 1939, così come l’assurdo caso di una rivista femminile detta “Lei” che dové cambiare nome in “Annabella”, anche se l’uso del pronome era pienamente giustificato. Vediamo anche la scena di un film in cui uno degli autori sbaglia pronome ma resta comicamente registrato.


A mio avviso, i filmati presentati sono di particolare interesse per noi stranieri, poiché ci permettono di percorrere un’epoca oscura di quella cultura che adoriamo, ma specialmenteper noi spagnoli, che abbiamo vissuto un periodo di autarchia (anche linguistica) analogo.

E voi, avete visto qualche altro documentario per approfondire uno degli argomenti presentati a lezione?

Testo di Miquel Francesc Vera Pasíes (1C2)

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