mercoledì 22 aprile 2009

L'ULTIMO CAROFIGLIO

Esce il nuovo romanzo di GIANRICO CAROFIGLIO: Il paradosso del poliziotto edito da Nottetempo, nella collana I sassi (pag. 40, euro 3).

Il libro propone un dialogo fra uno scrittore alle prese con un nuovo racconto e un ispettore di polizia, che conosce il segreto di ottenere confessioni senza ricorrere alla violenza. Attraverso il loro dialogo una lezione sul mestiere di inquirente ma anche e soprattutto sul potere della parola. Ne pubblichiamo un brano, per farvi venire l'acquolina in bocca...

Uomo anziano (dopo una lunga pausa) Ci sono tipi diversi di violenza, come ci sono, ovviamente, tipi diversi di poliziotti. Chiariamo un concetto: non c’è nessun poliziotto – parlo di sbirri, non di archivisti o magazzinieri – che non le abbia mai date, sottoscritto incluso. Se insegui a lungo uno spacciatore e quello, dopo che finalmente lo blocchi, prova anche a reagire, è del tutto normale che le prenda. È inevitabile, direi, e lui stesso se l’aspetta. Le botte date in caserma o in questura, a freddo, anche se non sono frutto di sadismo (ma ovviamente c’è anche quello), sono tutto un altro discorso. A parte ogni considerazione etica – e giuridica, naturalmente – una confessione ottenuta con le botte, o con altri sistemi analoghi, non dà nessuna garanzia di attendibilità.
Uomo giovane Vuol dire che chi confessa in questo modo poi ritratta facilmente?
Uomo anziano Voglio dire che persone del tutto innocenti confessano cose che non hanno fatto, per via delle botte o di altre forme di pressione.
Uomo giovane Scherza?
Uomo anziano No. Capita piú spesso di quanto si possa immaginare. E capita che per via delle botte vengano accusate, e a volte anche condannate, persone che non c’entrano niente di niente.
Uomo giovane È difficile da credere, una cosa del genere. Mi può fare qualche esempio?
Uomo anziano C’è un caso giudiziario famosissimo. Si ricorda la storia della Uno bianca?
Uomo giovane Certo.
Uomo anziano Quando i componenti della banda furono arrestati e confessarono, si scoprí che erano i responsabili anche di una serie di rapine per cui non erano stati nemmeno sospettati. E fra queste rapine ce n’era una per cui erano state già condannate altre persone.
Uomo giovane E queste persone avevano confessato?
Uomo anziano Una di loro, sí. E, ripeto, non c’entrava niente. Io non mi fido mai di una confessione cui non ho assistito. E a dire la verità, non mi fido nemmeno di quelle cui ho assistito, se non so esattamente cosa è successo prima.
Uomo giovane Come è finita la storia del rapinatore?
Uomo anziano Giusto. Quelli lo picchiavano e io non sapevo cosa fare. Stavo lí e in qualche momento pensavo che avrei dovuto dargli anch’io uno schiaffo, per non fare la figura della recluta che se la faceva sotto. In qualche altro momento pensavo invece che avrei dovuto trovare il coraggio per dire loro di smettere. Ma ovviamente non se ne parlava neanche. Ero l’ultimo arrivato, se avessi aperto bocca mi avrebbero buttato fuori a calci e la mia carriera di investigatore sarebbe finita prima di cominciare.
Uomo giovane Quanto durò?
Uomo anziano Un sacco di tempo, e alla fine fu chiaro che non c’era verso, non avrebbe detto niente. Era un ragazzino, ma aveva le palle o un buon motivo per stare zitto, o tutt’e due. Comunque le botte finirono e arrivò il momento di preparare il verbale di arresto e le altre carte, per portarlo in carcere. Uscimmo dalla stanza, qualcuno andò a prendersi il caffè, qualcuno se ne andò proprio a casa e qualcun altro, appunto, andò a battere a macchina il verbale di arresto. Io mi aggiravo per i corridoi e non sapevo che fare. Cosí, a un certo punto, senza una ragione precisa, rientrai nella stanza dove il ragazzo stava sempre sulla sedia, ammanettato, con la faccia veramente malridotta, il mento appoggiato sul petto. Mi sedetti vicino a lui e gli domandai se le manette gli facevano male. Quello – me lo ricordo come se ce l’avessi davanti qui, in questo momento – alzò piano la testa, quasi non avesse sentito bene. Io gli chiesi di nuovo se le manette gli facevano male e lui rispose di sí. Gli dissi che se mi prometteva di non fare stupidaggini gliele avrei tolte. Lui disse: «Prometto». Mi fece un’impressione strana quella parola. Lo disse con una dignità impacciata, come un bambino che vuole apparire adulto.
Uomo giovane E allora?
Uomo anziano Allora mi feci dare le chiavi delle manette dall’agente che lo stava sorvegliando e liberai il ragazzo. Poi gli chiesi se voleva una sigaretta e lui disse sí, che la voleva. Ma prima, se possibile, voleva un po’ d’acqua. Gli portai l’acqua e poi gli offrii la sigaretta, ne presi una anch’io e fumammo insieme. In silenzio. Ero andato lí senza nessuna intenzione, ma mentre fumavamo mi venne l’idea assurda che forse a me avrebbe detto le cose che le mazzate non erano riuscite a tirargli fuori.
Uomo giovane E lui disse qualcosa?
Uomo anziano Dopo aver finito di fumare, mi chiese cosa rischiava. Intendeva: che pena rischiava. Io non ne avevo la piú pallida idea. Facevo il poliziotto da pochi giorni, non avevo mai visto un processo e non riuscivo nemmeno a immaginarmi quello che avrebbero potuto dargli per quel tentativo di rapina. E però non potevo restare zitto e cosí risposi, con tono grave, che rischiava parecchio. Non sapevo di cosa stessi parlando, ma il ragazzo non se ne accorse. Per lui ero un poliziotto come gli altri, a parte il fatto che non l’avevo picchiato.
Uomo giovane È bravo a raccontare.
Uomo anziano Il lavoro dell’investigatore ha molto a che fare con le storie. Comunque quello rimase zitto e poi, torcendosi le mani, mormorò che la cosa peggiore per lui era pensare a quando lo avrebbe saputo suo padre. Il padre era un operaio e un sindacalista. Sapere che il figlio era stato arrestato per rapina gli avrebbe spezzato il cuore. Non furono proprio queste le parole, ma il senso era questo. Io feci di sí con la testa e poi gli dissi che se voleva potevo andare io dal padre a informarlo.


Ricordiamo che Gianrico Carofiglio - il "magistrato best-seller "- è nato a Bari nel 1961. Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Prato e per anni è stato Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari. Ha esordito nella narrativa, con Testimone inconsapevole (Sellerio, 2002), romanzo che ha aperto il filone del legal thriller italiano. I suoi romanzi sono stati tradotti in 16 lingue. Da Il passato è una terra straniera è stato tratto un film, interpretato da Michele Riondino, che ha recentemente vinto il Miami Film Festival. Carofiglio è attualmente senatore del Partito Democratico.

(Adattatato da La Stampa)

lunedì 20 aprile 2009

ABRUZZO: PER NON DIMENTICARE

Al ritorno dalle nostre vacanze di Pasqua, riniziamo da dove ci eravamo lasciati. Dall' Abruzzo e dal terremoto che ha fatto quasi 300 morti.

Alcuni registi famosi, hanno voluto dare il loro contributo attraverso dei brevi video e ve li proponiamo. Per non dimenticare. Perché per un terremoto così si muore in Italia, ma non in Giappone (dove una scossa della stessa identità non ha fatto neanche un morto). Perché non è stato il terremoto a provocare tanti morti, ma la mano criminale di chi ha costruito edifici e case con la sabbia di mare in una delle zone a maggior rischio sismico dell'Italia. Case ed edifici che sono venuti giù come se fossero fatti di marzapane. Intanto è stata aperta un'inchiesta per accertare le responsabilità e la ricostruzione sarà seguita dal Pool Antimafia per evitare infiltrazioni mafiose nelle opere di ricostruzione.

FERZAN OZPETEK: "Nonostante tutto è Pasqua"





MIMMO CALOPRESTI: "Perfect day"




PAOLO SORRENTINO: "L'assegnazione delle tende"



MICHELE PLACIDO: "Le mani di Osmai"



FRANCESCA COMENCINI "Le donne di San Gregorio"




martedì 7 aprile 2009

TERREMOTO IN ABRUZZO

Ormai tutti sarete già al corrente del terribile terremoto che ha distrutto L'Aquila e diversi paesini abruzzesi, ma che si è sentito perfino a Roma.
Un terremoto di tale intensità non si vedeva in Italia da quello tristemente famoso dell'Irpinia nel 1980.
I morti finora accertati sono purtroppo 228, ma si teme che siano destinati ad aumentare perché ci sono ancora diversi dispersi e tantissimi feriti e le scosse continuano. Divampano nel frattempo le polemiche, visto che qualche giorno fa Giampaolo Giuliani, ricercatore presso i Laboratori nazionali del Gran Sasso,aveva dato l'allarme e per tutta risposta si era beccato una denuncia (se volete saperne di più cliccate qui).
Dal nostro blog volevamo soltanto lasciare un pensiero a tutte le persone che hanno perso i loro cari, le loro case e i loro ricordi in questo disastro.
Per gli aggiornamentI: La Repubblica, Il Corriere, la Stampa

lunedì 6 aprile 2009

Ragazzo Solo, Ragazza Sola



Non tutti sanno che anche il grande David Bowie, soprannominato il Duca Bianco, ha nel suo curriculum musicale una canzone in italiano.

"Ragazzo solo, ragazza sola" dovrebbe essere la versione italiana di "Space Oddity", ma in realtà è un testo completamente diverso, scritto dal paroliere italiano Mogol e racconta una storia d'amore di una coppia solitaria.. Bowie la cantò pensando fosse una traduzione della sua canzone.
Il singolo fu pubblicato nel dicembre del 1969 come un tentativo di lanciare la musica di Bowie sul mercato italiano, tuttavia con questo brano non è mai entrato in classifica.

"Ragazzo solo, ragazza sola" venne poi cantato anche dall’“Equipe 84”, noto complesso degli anni 70.


Eccovi il testo della canzone e ascoltiamo Bowie che canta in italiano.

La mia mente ha preso il volo
Un pensiero, uno solo
Io cammino mentre dorme la citta'
 
I suoi occhi nella notte
Fanali bianchi nella notte
Una voce che mi parla chi sara'?
 
Dimmi ragazzo solo dove vai,
Perche' tanto dolore?
Hai perduto senza dubbio un grande amore
Ma di amori e' tutta piena la citta',
 
No ragazza sola, no no no
Stavolta sei in errore
Non ho perso solamente un grande amore
Ieri sera ho perso tutto con lei.
 
Ma lei
I colori della vita
Dei cieli blu
Una come lei non la trovero' mai piu'
 
Ora ragazzo solo dove andrai
La notte e' un grande mare
Se ti serve la mia mano per nuotare
Grazie ma stasera io vorrei morire
Perche' sai negli occhi miei
C'e' un angelo, un angelo
Che ormai non vola piu' che ormai non vola piu'
Che ormai non vola piu'
C'e' lei
I colori della vita
Dei cieli blu
Una come lei non la trovero' mai piu'


venerdì 3 aprile 2009

10 canzoni che hanno fatto la storia d'Italia

Dal 31 Marzo al 10 Aprile, su The History Channel Italia, in uno spazio di nome Karastoria, verranno trasmesse le monografie sulle canzoni che hanno segnato l’Italia. A contestualizzare ciascun brano nell'appropriata cornice storicoantropologica è Felice Liperi, giornalista e docente di Etnomusicologia. È così che questo servizio racconta la storia del Bel Paese attraverso le note delle melodie originali che fanno parte dell'immaginario collettivo degli italiani.
Noi cogliamo l'occasione per riportarvi qui un po' di questa storia dell'Italia con alcuni degli spezzoni del programma:


L’Inno di Mameli. Il canto degli italiani scritto nell'autunno del 1847 dal genovese Goffredo Mameli, però che non fu adottato come inno della Repubblica Italiana, fino al 12 ottobre del 1946.


Addio al volontariato. Scritto nel 1848, dal fiorentino Carlo Alberto Bosi, per salutare la partenza dei volontari per la prima guerra di indipendenza.


L’Internazionale. Ritenuta la canzone più importante del mondo socialista e comunista. Inizialmente cantata sulla musica della Marsigliese, perché fu scritta in Francia dopo la repressione del comune di Parigi nel 1871. Poi adottata dalla Seconda Internazionale del 1889 come inno ufficiale dei lavoratori, e dal 1917 al 1941 diventa l’inno dell’Unione Sovietica. La versione italiana nasce nel 1901 da un concorso indetto dal giornale Asino.


Funiculì Funiculà. La canzone, considerata come l’atto di nascita della canzone napoletana moderna, cercava di promuovere la funicolare che raggiungeva il punto più alto del Vesuvio. Il testo fu scritto da Giuseppe Turco, mentre fu musicata da Luigi Denza.


Quel mazzolin di fiori. Questa canzone, di origine sconosciuta, è tra le canzoni più popolari dell’Italia. La canzone, che racconta la storia di una donna abbandonata, è tipica dell’arco alpino.


La lega. Di autore anonimo e di data incerta, forse tra il 1890 e il 1914 nella valle Padana, entra presto nel repertorio delle mondine. È un canto di lavoro, ma soprattutto una canzone di rivendicazione sindacale e di emancipazione femminile.


Barcarolo romano. A scriverla fu Romolo Balzani, principale autore di stornelli e canzoni in romanesco. Racconta di una donna suicida per amore e del pentimento del suo ex amante. Nel 1926 con questa canzone Balzani vince la festa di San Giovanni, il più importante concorso canoro della città, che si svolgeva nelle principali osterie romane. E’uno dei capolavori della canzone romanesca moderna.


Bella ciao. Canzone di origine slava diventata nel tempo un canto di risaia popolarissimo nella versione di Giovanna Darfini. Dopo, la canzone venne adottata dai combattenti della resistenza dell’Appennino tosco-emiliano. Uno degli elementi che l’ha resa popolare è il forte senso di libertà.


Giovinezza. La celebre marcetta fascista, nata nel 1909 come canto goliardico di addio agli studi con il titolo Il Commiato, fu scritta da Nino Oxilia e musicata da Giuseppe Blanc. Per i suoi cenni nazionalistici e marziali è ripresa dagli Arditi nella Prima Guerra Mondiale e poi accompagna l’impresa di Fiume del poeta Gabriele D’Annunzio. Raggiunge grande popolarità quando diviene l’inno del Partito Fascista. Da allora è eseguita in tutte le manifestazioni pubbliche tenute dopo la marcia di Roma.

*Non abbiamo trovato il video, ma vi riportiamo l'audio. Cliccate QUI per il testo.




Mamma mia dammi cento lire. Di tradizione popolare del Nord Italia dell’Ottocento. Di autore ignoto, si dice sia stata ispirata dalla ballata la “Maledizione della madre”. La canzone diventò il simbolo di quell’epoca in cui dall’unità d’Italia, diversi milioni d’italiani furono emigrati all’estero. Mamma mia dammi cento lire rappresenta infatti con il naufragio, la sofferenza del distacco dalla famiglia e dalle cose care.

*adattato da Repubblica.it e Kataweb.it

mercoledì 1 aprile 2009

45 MINI IDEE SCACCIA CRISI

Rinunciare, tagliare, contenere. Oppure inventare, ripartire, imparare.
Ci sono tanti modi di affrontare la crisi. Una rivista italiana (il Magazine del Corriere) ha scelto 45 piccole, buone idee a cui ispirarsi per disegnare il nostro nuovo stile di vita. Dal lavoro alle vacanze, dallo sport alla baby sitter, dalla spesa al risparmio energetico, dal guardaroba al parrucchiere, fino alla scelta di cosa e come bere, che cosa leggere quale musica ascoltare e quale film vedere e rivedere. Eccone alcune:
Ne conoscete o ne usate qualcuno? O magari potreste suggerirne voi uno nuovo...

PESCE D'APRILE

ABOLITI GLI ESAMI! TUTTI PROMOSSI!!




... Purtroppo può essere solo un


Ma visto che qualcuno sta facendo gli esami, per rimanere in tema di animali... IN BOCCA AL LUPO!





Vi lasciamo al PESCE D'APRILE secondo i Simpson.


ATTENTI AGLI SCHERZI!





martedì 31 marzo 2009

GLI SPAGNOLI E LE MAIL

Quante volte l'abbiamo fatto?
La Sindrome di Diogene, cammuffata dall'immutabile alibi del “non si sa mai, può sempre servire”, si è infilata nel computer. Trasformandolo, spesso, in una gigantesca discarica virtuale. Non sono oggetti, ma milioni di email ad accumularsi nella memoria in vista di un’improbabile utilità successiva. E a soffrire di questa mania da archivisti, tanto compulsivi quanto disordinati, è una quota sempre più importante di internauti. L’allarme viene dalla Spagna e, in particolare, dal quotidiano "El Pais", che ha consultato esperti di informatica per cercare di misurare l’ampiezza dei magazzini di spazzatura sedimentati on line. Enrique Dans, docente di sistemi tecnologici all’ Instituto Empresa, per esempio, ha classificato i seguaci di Diogene in varie categorie, secondo la gravità di sindrome.
C’è il “revisore di conti”, che conserva tutto, però con metodo, catalogando il materiale che riceve. C’è il “selettivo” che ha imparato, a proprie spese, le conseguenze di una cassetta postale esplosa, e ora elimina con più coraggio il superfluo. C’è il “sentimentale” che si affeziona ai messaggi di posta o a chi glieli ha inviati e li custodisce secondo un filtro emotivo, come missive d’amore. E c’è il "Diogene" allo stato puro che non butta nulla e accatasta tutto senza criterio. All’estremo opposto, c’è il “vivalavirgen”, espressione spagnola per indicare un irresponsabile, che invece svuota sistematicamente e completamente la sua casella. Il problema, secondo i professionisti interpellati, è che - con il sempre maggior spazio offerto dai provider -, anche i navigatori più sani e meticolosi finiscono per lasciarsi contagiare dal dubbio o dalla pigrizia, rinviando la verifica su ciò che è utile e ciò che non lo è più o non lo è mai stato. Gli spagnoli connessi ricevono 350 milioni di email al giorno, mediamente 23 a testa, secondo Contactlab, un’impresa specializzata in questi rilievi; e, anche con l’aiuto dei filtri sociali che dirottano i messaggi spam riconosciuti, spesso non riescono a tenere il passo nello smaltimento della corrispondenza elettronica. Sebbene il 12% degli utilizzatori si sia già dotato di dispositivi mobili per il controllo a distanza e 24 ore su 24 della posta. D’altra parte, l’80 % degli spagnoli ha più di un indirizzo email e l’11% ne ha addirittura quattro. Troppe “case” da ripulire ogni giorno. Basta una breve assenza di qualche giorno e l’ambiente è saturo. Proliferano quindi i consigli di psicologi, o di Diogeni recuperati, per sopravvivere. Tipo: non rileggere mai una seconda volta le email, per decidere che cosa farne; raggrupparle piuttosto in cartelle sotto titoli immediati come “da fare”, “leggere”, “devo”, “mi è dovuto”. E soprattutto non rinviare la risposta, se non richiede più di due minuti. La regola d’oro: inviare il minor numero di email possibile, perché più se ne mandano più se ne ricevono.

(Adattato da Il Corriere. Foto dal web)
E voi che tipo di internauta siete?

lunedì 30 marzo 2009

GLI ANIMALI E LA RICERCA

Chissà se aveva davvero ragione Ovidio: «Crudelitas in animalia est tirocinium crudelitatis contra homines», «la crudeltà contro gli animali è un apprendistato della crudeltà contro gli uomini». O il professor Albert Einstein: «Vivisezione, nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni». Sono frasi assai citate dagli animalisti. Ma che Ovidio ed Einstein avessero ragione o no, il loro pensiero non sembra aver cambiato l'Europa: la sperimentazione animale è ancora oggi il perno della ricerca scientifica.
Il commissario europeo all'Ambiente dice: «È di cruciale importanza metter fine agli esperimenti sugli animali». I numeri dicono però che ci vorrà ancora molto tempo. Ogni anno, nei laboratori dell'Unione europea, si compiono esperimenti su oltre 12 milioni di animali. Dati del 2005, gli ultimi disponibili: su 12,1 milioni di animali in generale, 6.430.346 topi, 2.336.032 ratti, 31.535 criceti, 312.681 conigli e lepri, 3.898 gatti, 24.119 cani, 5.312 cavalli e asini, e così via. E ancora: proscimmie e scimmie di piccole-medie dimensioni come le «saimiri» brasiliane, 10.443; grandi scimmie antropomorfe come l'orango, lo scimpanzé e il gorilla: zero (da anni, la Ue vieta ogni esperimento su di loro); serpenti e tartarughe, 2.477; pesci, 1.749.178.

Negli Stati della zona euro, dal 2002 al 2005 il numero degli animali-cavia è aumentato di 399.279 unità, pari al 3,1%. I roditori sono il 77,5% del totale. Seguono gli animali a sangue freddo (15%) e gli uccelli (5,4%). Alcune specie sono calate: criceti, capre, proscimmie, quaglie e rettili erano prima il 40% del totale e sono ora il 22%. È invece aumentato del 36% il numero dei bovini. E sono comparsi «nuovi» animali: foche, lontre, scoiattoli, pappagalli, uccelli diamantini. In due parole: nei laboratori si agita un mare di pellicce, gusci, pelli e scaglie, che per gli animalisti cela un massacro intollerabile, e per i ricercatori è una miniera di conoscenza indispensabile per battere le malattie.
Lo scontro ruota su due domande: è giusto, eticamente, far soffrire un essere capace di soffrire? E quanto questa sofferenza può essere giustificata dalla sua utilità scientifica? Una prima risposta è appena giunta da Bruxelles, con il bando dei test nel campo dei cosmetici. La stessa Commissione propone di aggiornare la direttiva già esistente sulla sperimentazione animale, e si promette di migliorare le condizioni ambientali nei laboratori.
Per gli animalisti non basta, puntano il dito contro «le lobbies farmaceutiche».
La Coalizione europea per l'abolizione degli esperimenti sugli animali, vorrebbe vietare i test su tutte le scimmie, grandi e piccole. Troppo presto, dicono gli esperti incaricati dalla Ue: «oggi l'uso di primati non umanoidi è essenziale per il progresso scientifico in diverse aree importanti della ricerca sulle malattie». In particolare, «nella comprensione di malattie infettive come l'Hiv-Aids», per le quali queste scimmie sono «l'unica specie suscettibile» (di contrarre il virus, ndr) e perciò «l'unico modello animale utile per studiare la malattia, e per sviluppare vaccini e terapie sicuri ed efficaci».

Conclusione: «Gli animali dovrebbero essere usati nella ricerca medica quando è inevitabile e quando non sono disponibili validi metodi alternativi»: ma giungere a rimpiazzarli nei laboratori sarà «un processo lungo e difficile». Le posizioni sono dunque ancora distanti.
Ma c'è anche chi intravede un compromesso. Per esempio Andrea Chiti-Batelli, propone: «È vero che molti esperimenti sono ancora utili e si devono fare (ma se ne fanno anche di molti inutili). E molti dovranno, per varie ragioni, essere ripetuti. Ma perché farli contemporaneamente in più centri di ricerca?».
(Adattato da Il Corriere. Immagini dal web)

venerdì 27 marzo 2009

TORNA L'ORA LEGALE


Lancette avanti di un'ora nella notte tra sabato e domenica. Alle 2 di domenica 29 marzo scatta infatti l'ora legale, che resterà in vigore per sette mesi, fino alla notte tra il 24 e il 25 ottobre prossimi.
Termina così il periodo di ora solare, che accompagna i cinque mesi invernali, con l'obiettivo di recuperare un'ora di luce in più a fine giornata. La mattina di domenica, dormiremo un'ora di meno. Ma il sonno perso sarà recuperato in fretta.

C'è intanto chi si interroga sui vantaggi (o meno) dell'introduzione di questa consuetudine. Non farebbe risparmiare, secondo uno studio dell'Università della California, che ha analizzato sette milioni di abitazioni nello Stato dell'Indiana, concludendo che l'ora legale ha aumentato i consumi annuali delle utenze domestiche tra l'1% e il 4%, per una spesa aggiuntiva di 8,6 milioni di dollari l'anno. In Italia, invece, lo scorso anno, secondo i dati di Terna, nei sette mesi di ora legale sono stati risparmiati 646 milioni di chilowattora di elettricità, pari a circa 99 milioni di euro.

In Italia l'ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916, dal 3 giugno al 30 settembre. Negli anni successivi l'inizio fu anticipato a marzo. La norma rimase in vigore fino al 1920 e poi venne abbandonata. Dopo 20 anni, però, si decise di farvi di nuovo ricorso: Mussolini decretò che era necessaria e la riammise. L'ora legale tornò così in auge nel 1940 e negli anni del periodo bellico, e vi rimase fino al 1948, anno in cui venne nuovamente abolita. L'adozione definitiva risale al 1966, durante gli anni della crisi energetica. Per i primi 13 anni venne stabilito che l'ora legale dovesse rimanere in vigore dal 22 maggio al 24 settembre. Dal 1981 al 1995, invece, si stabilì di estenderla dall'ultima domenica di marzo all'ultima di settembre. Il regime definitivo è entrato in vigore nel 1996 quando si decise di prolungarne ulteriormente la durata dall'ultima domenica di marzo all'ultima di ottobre.
Sono ormai quasi tutti i Paesi industrializzati, proprio in virtù dei risparmi possibili, ad aver adottato l'ora legale, secondo un criterio di fissazione delle date di inizio e fine il più possibile coincidenti, soprattutto per non complicare gli orari dei vettori aerei, anche in considerazione delle stagioni e delle necessità di Stati che si trovano in emisferi diversi. Quindi l'ultima settimana di marzo che in Europa (compresa la Russia) segna l'inizio del regime di ora legale, nell'emisfero australe ne celebra la fine. Ma c'è anche qualcuno che, come il Giappone, non aderisce: a mettere i bastoni tra le ruote (come in passato anche in Francia) sono stati gli agricoltori, visto che è soprattutto nelle prime ore della mattina che è concentrato il lavoro nei campi ed è allora che serve più luce. Le lancette non si spostano anche in gran parte del resto dell'Asia, come in Africa. Qualche incertezza, infine, per l'orologio di chi decide di visitare l'Antartide: qui l'ora legale - e quindi solare - cambia a seconda di quale bandiera sia issata sulle basi che sono state istituite per motivi scientifici (ma non solo) sull'immensa placca di ghiaccio.

(Adattato da La Repubblica)

martedì 24 marzo 2009

IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA


Notizia tratta da "La Repubblica" di oggi:
"Dopo un tam tam durato settimane, il ministero dell'Istruzione italiano rende ufficiali i tagli agli organici del personale docente. Ed è il Sud che, soprattutto nella scuola primaria, viene penalizzato due volte: per la mancanza di servizi e per i posti che perde. Più di metà degli oltre 37 mila posti che svaniranno dal prossimo settembre verranno tagliati nelle regioni meridionali. Nella scuola elementare, due cattedre su tre salteranno proprio al Sud. Il taglio complessivo (su scuola primaria, media e superiore) è di 36.854 cattedre di cui 20.311 proprio al Sud.
Il taglio più consistente si abbatterà sulla scuola secondaria di primo grado (l'ex scuola media) che, soprattutto per effetto del calo delle ore di lezione, vedrà svanire di botto 15.541 cattedre: una su dieci. Segue la scuola secondaria di secondo grado che, attraverso la formazione di classi più affollate, perderà 11.346 cattedre. In sostanza, le regioni del Sud perderanno un posto per ogni alunno in meno."

E questo è quello che succede nella scuola italiana, ma anche in quella spagnola le cose non vanno granché bene. I nostri amici di Chiodo sc(hi)accia chiodo ci hanno girato un meme, cioè una specie di "passaparola" il cui proposito, in questo caso, è quello di difendere lo studio delle materie classiche nei licei spagnoli, minacciate dai tagli della Conselleria. L'idea è partita dal blog Les ales de Pegàs, ma anche noi di Oblo'(g) ci uniamo volentieri e firmiamo la petizione perché siamo convinti dell'importanza fondamentale dello studio delle materie classiche nella formazione scolastica.
Ma in realtà, neanche las Escuelas Oficiales de Idiomas sono fuori pericolo.
I tagli di cui stiamo parlando, potrebbero inoltre colpire anche le nostre EEOOII, per esempio con l'aumento del numero minimo di alunni per poter aprire un gruppo. Come voi ben sapete, nelle lingue minoritarie come l'italiano (ma anche il portoghese, il tedesco, l'arabo, il russo, ecc.) questo porterebbe alla soppressione di molti gruppi e all'impossibilità di fatto di continuare a studiare queste lingue minoritarie, soprattutto oltre il livello básico.
Speriamo che questo non avvenga, ma se potete, fate girare anche voi la voce. Difendiamo una scuola pubblica di qualità, che permetta veramente a tutti di studiare una lingua straniera in una scuola pubblica.
E anche se la Conselleria sembra non capirlo, di lingue, ce ne sono davvero tante a parte l'inglese!



venerdì 13 marzo 2009

martedì 10 marzo 2009

L'Italia si può dimenticare?


Alla lunga lista di stranieri che hanno scritto un libro sull’Italia, ora si aggiunge, con Stai ha vedere che ho un figlio italiano, lo statunitense Jeff Israely, sposato con un’italiana e che è stato corrispondente a Roma per il settimanale Time. Dopo essersi conosciuti a Oakland, lui ha spinto lei a tornare insieme in Italia, dove hanno avuto due figli, Tommaso e Ruby. Però, dopo che alla moglie viene offerto un nuovo lavoro a Parigi e con Tommaso in seconda elementare, si sono trasferiti nella capitale francese. Proprio il figlio Tommaso, nato nel 2000, è il personaggio principale di questo suo libro e per quanto il bambino abbia dovuto lasciare così presto il proprio paese di nascita, pare che il suo essere italiano rimanga intatto, affermando di essere “mezzo americano ma tutto italiano”. Prendendo spunto da questo sentirsi così italiano del figlio, Israely lo prende come protagonista per raccontare una propria visione sull’Italia.


Per la presentazione di questo libro in Italia, Beppe Severgnini, scrittore che probabilmente molti conoscerete per la sua ironica ma simpatica descrizione degli italiani nei suoi libri come, Italiani si diventa, Italiani con valigia oppure La testa degli italiani, ha intervistato Israely attraverso Italians, il suo forum sul Corrire.it, intitolando la puntata: L’Italia si può dimenticare?.

Se volete leggere l’opinione di Severgnini sul libro, cliccate qui, oppure potete guardare l’intera intervista a Jeff Israely qui. Intanto, vi lasciamo con le parole di Severgnini dopo aver letto questo libro:

domenica 8 marzo 2009

UNA MIMOSA PER LE DONNE


Qui in Spagna, l'8 marzo è la "festa della donna lavoratrice" e normalmente il colore che caratterizza le donne è il viola chiaro; in Italia invece, la festa è ritenuta più generale tanto che il nome è FESTA DELLA DONNA ed ha forse come colore caratteristico il giallo delle mimose. Ma perché la mimosa come simbolo della festa delle donne?
Il fiore simbolo dell’8 marzo è stato inventato in Italia, esattamente nel 1946. L’Udi (Unione Donne Italiane) stava preparando il primo "8 marzo" del Dopoguerra, e si pose il problema di trovare un fiore che potesse caratterizzare visibilmente la Giornata. C’era il precedente del garofano rosso per la festa del lavoratori il Primo maggio, che come simbolo aveva sempre funzionato bene, soprattutto negli anni del fascismo, durante i quali metterselo all’occhiello era un segnale inequivocabile, e non privo di rischi.
Alle giovani donne romane piacquero quei fiori gialli profumatissimi, che avevano anche il vantaggio di fiorire proprio nel periodo giusto e non costavano tantissimo. Quindi la scelta della mimosa non ha un significato recondito, ideologico o quant’altro. Fu una scelta semplice e casuale, ma indovinata, un’idea di grande successo, visto che è rimasta stabile fino ai nostri giorni. Si offre alle ragazze, alle mogli e alle amiche, alle impiegate nei luoghi di lavoro e alle mamme. E’ un dono che viene fatto non solo dagli uomini, ma si usa regalarsela anche fra donne.
E oltre ad essere un fiore profumatissimo e durevole, lo si trova l’8 marzo come "logo" di tanti manifesti, cartoline e copertine di giornali.
Un caro saluto a tutte le nostre lettrici alle quali regaliamo -seppur virtualmente- un mazzolino di mimose.

martedì 3 marzo 2009

“Vado a vivere a Valencia” Guida pratica, 9,9 euro

Perché sempre più italiani decidono di venire a vivere a Valencia?

La risposta sta in una guida pratica dal titolo molto accattivante “Vado a vivere a Valencia”. E si può comprare on-line. Se non ci credete date un’occhiata a questo link:


http://www.viverevalencia.net/la-guida-del-primo-mese.php

Ma ecco cosa dice il suo autore:



La guida fondamentale per chi ha deciso di cambiare Vita!

La guida pratica che ti accompagna passo passo al trasferimento a Valencia, con tutte le indicazioni di quello che ti aspetta, le spese che dovrai affrontare, le strategie per risparmiare tempo e soldi ed inserirti velocemente nella comunità Valenciana. Le strategie per conoscere gente, trovare lavoro, alloggio e visitare la città risparmiando.

Questo ebook è indirizzato in particolare a chi mira alla realizzazione di un sogno. Una volta scrissi nel mio Blog ”Qui vedo un futuro diverso o meglio qui vedo un futuro ….”, il mio sogno si è realizzato, e spero che questo possa succedere anche a te. Ma per poter realizzare i propri sogni ci vuole una forte determinazione, una grande pazienza e il” sapersi orientare” ed è per questo che nasce l’idea di questa guida.

Con 26 pagine la guida intende orientare nel momento più critico per una persona che decide di andare a vivere all’estero, ovvero nel primo periodo. Muovere i primi passi in una nuova città senza spesso nemmeno conoscere bene la lingua, sono convinto che sia davvero DURO!

Però dai primi istanti di questa nuova vita dipenderà il successo o il fallimento del proprio sogno.
Ricorda che “Chi ben comincia è a metà dell’opera”!

domenica 1 marzo 2009

Lingue in pericolo di estinzione

Sono al momento 6.900 le lingue che si parlano al mondo e 2.500, o forse addirittura il 90%, rischiano di scomparire entro la fine di questo secolo. Negli ultimi cinque secoli, in seguito a guerre, genocidi, messa al bando di lingue regionali e assimilazione culturale delle minoranze etniche, ne sono già state cancellate tra 4.000 e 9.000, tra cui più di 200 si sono estinte nel corso delle ultime tre generazioni. Mentre, 538 sono in situazione critica, 502 seriamente in pericolo, 632 in pericolo e 607 vulnerabili.

I dati sono, a dir poco, sbilanciati, poiché solo 250 lingue in tutto il pianeta, cioè il 4% del totale, sono parlate da più di un milione di persone, mentre la metà del totale delle lingue fa un insieme di solo 250.000 persone.

Con questi dati particolarmente inquietanti, l’Unesco ha approfittato della Giornata Mondiale della Lingua Madre, 21 Febbraio, indetta nel 1999 con l'intento di tutelare la diversità linguistica e più in generale la diversità culturale, per presentare e diffondere la mappa interattiva (in .pdf) delle lingue in via di estinzione.


: vulnerabile
: in pericolo
: seriamente in pericolo
: situazione critica
: estinta

(mappa delle 2.500 lingue a rischio - fonte: Unesco)

Il direttore dell'Unesco, Koichiro Matsuura, ha detto “La lingua madre è senz'altro l’unico mezzo capace di esprimere appieno ogni necessità di comunicazione, non è semplice veicolo di messaggi, ma è l’espressione di tutto un mondo di valori culturali e sociali, di tradizioni e di conoscenze. In questo senso, la lingua è espressione del patrimonio culturale immateriale, che va salvaguardato e trasmesso alle generazioni future. La morte di una lingua porta anche alla scomparsa di tante espressioni orali come la poesia, le leggende, i proverbi, le barzellette, un enorme patrimonio immateriale. La perdita delle lingue è dannosa per tutta l'umanità anche perché contribuiscono alla conservazione della biodiversità, trasmettendo conoscenze sulla natura e sull'universo.”


Turismo responsabile

  Cari lettori e lettrici,  oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: Il turismo responsabile. Viaggiare è me...