mercoledì 21 dicembre 2022

FOMO

Avete mai sentito parlare della FOMO? La FOMO, dall'inglese "Fear Of Missing Out", é una fobia che si puó manifestare in due maniere diverse: puó sia essere la paura che alcune persone hanno di essere escluse o di perdersi qualcosa, che il bisogno costante di rimanere in contatto con le proprie conoscenze sulle diverse piattaforme digitali. Piú in generale, é un tipo di ansia sociale che comporta la paura di non essere inclusi in attivitá gratificanti.
É sempre piú diffusa,soprattutto tra i giovani, forse alimentata dai social media e dall'essere sempre connessi col mondo sapendo cosa succede in continuazione nelle vite altrui.  
É Victoria, la bassista dei Maneskin, una tra le prime a parlarne pubblicamente ammettendo di soffrirne, tra l'altro facendolo col sorriso. Racconta come esempio emblematico di quella volta che Thomas, il chitarrista della band, é andato a casa di Madonna, metre Victoria é rimasta in hotel a dormire perché era stanca. Quando poi in un secondo momento ne é venuta a conoscenza chiaramente le "é salita la FOMO". 
Questo tipo di ansia fa riflettere: perché spesso si sente la necessitá di partecipare agli eventi piú emozionanti o di rimanere in continuo contatto con gli altri fino al punto di mettere i propri bisogni in secondo piano (per esempio, come racconta la batterista, sentirsi in dovere di uscire nonostante ci si senta molto stanchi)? Perché si pensa che la felicitá sia qualcosa che si trova al di fuori di noi o qualcosa che dipende da fattori esterni? 
Tu cosa ne pensi?

Silvia

domenica 18 dicembre 2022

Perché (diavolo) guardiamo film doppiati?

 Cari amici del blog, con il corso del C2 stiamo ripercorrendo alcune vicende storiche italiane e in modo particolare del Fascismo. Alcuni alunni hanno scritto dei testi su ciò che hanno scoperto di quel periodo. 

Oggi vi presentiamo l'interessantissimo testo scritto da Mar Bayo Montolio, alunna del 1C2. Grazie Mar per questo tuo originale contributo. Quanti di voi sapevano quello che Mar ci racconta? Aspettiamo i vostri commenti al riguardo.

Cari lettori,

sicuramente molti di voi guardano film doppiati, ma vi siete mai chiesti perché in alcuni paesi europei, come l'Italia o la Spagna, il doppiaggio è molto più diffuso della sottotitolazione?

La verità è che la preferenza di ogni paese per il doppiaggio o la sottotitolazione include questioni storiche e ideologiche che risalgono agli anni '20. Sapevate che fu Mussolini a imporre il doppiaggio in Italia con l'obiettivo di promuovere il nazionalismo e di controllare i contenuti, censurando "certe parole indesiderabili" e "cattive idee straniere"?


10 novembre 1937. Mussolini posa la prima pietra
della nuova sede dell’Istituto Nazionale Luce al Quadraro (Roma).

Antonio Catolfi, professore di cinema presso l’Università di Perugia, ci spiega sul numero di maggio 2015 di “Between” (la rivista dell'Associazione Italiana per la Teoria e la Storia Comparata della Letteratura) che nella prima èra fascista i film stranieri erano proiettati senza pista sonora e presentati come film muti accompagnati da cartelli in italiano. Secondo l’autore, questo generò una profonda crisi nel cinema perché gran parte del pubblico non era in grado di leggere quei cartelli, dato l’analfabetismo di alcune fasce di popolazione.

Fu in questo contesto che Mussolini tirò fuori il Regio Decreto-Legge 5 ottobre 1933 - XI, n. 1414, “Provvidenze varie a favore dell’industria cinematografica nazionale“, in cui veniva specificato che «le pellicole cinematografiche sonore estere possono essere proiettate solo dietro doppiaggio o post-sincronizzazione eseguito in Italia o nel territorio del Regno».


Gazzetta Ufficiale dell’5 ottobre 1933-XI, n. 1414

 Diverse leggi e decreti successivi stabiliscono un sempre maggiore controllo del Governo sul cinema, ma la censura è solo parte della motivazione. Ciò che importa non è soltanto l’indottrinamento della società, ma anche (e sopratutto) le imposte da pagare: ovviamente i film stranieri ne hanno di più perché devono essere doppiati in lingua italiana. In altre parole, per Mussolini il cinema fu una perfetta occasione (una tra le tante) per controllare l'opinione pubblica, ma anche un grande business nazionale.

E cosa succede nel caso della Spagna?

Come potete già immaginare, la dittatura spagnola scelse di seguire il modello italiano e introdusse il doppiaggio nel 1941. Il cinema è stato uno strumento di "spagnolizzazione" omogenea non solo contro l'influenza straniera, ma anche contro i regionalismi esistenti nel nostro paese. L'obiettivo del regime era proprio quello di ricercare “un linguaggio purificato".

Dopo la morte di Franco nel 1975, la popolazione spagnola era molto abituata al doppiaggio e aveva assorbito molti dei suoi errori, come la pronuncia inglese con fonetica 100% spagnola. L'impatto è stato tale che ancora oggi, secondo il Ministero della Cultura, nei cinema del nostro paese solo un quarto dei film viene proiettato in versione originale con sottotitoli.

Il futuro e l'evoluzione della nostra società diranno se il doppiaggio continuerà ad essere una pratica fattibile e utile, o se sarà relegato ad un'opzione per anziani e non vedenti. La rivendicazione della versione originale da parte di cinefili e spettatori esigenti rimarrà ancora in piedi, ma finché il mercato continuerà a dettare le tendenze, sfortunatamente molti cinema continueranno a mostrare i migliori attori del mondo con una voce aliena, in tutti i sensi della parola.

Un saluto a tutti e grazie per la lettura,

Mar Bayo Montoliu



Vignetta del fumetto argentino Mafalda sulla censura

 

giovedì 15 dicembre 2022

La medicina dell'occhio

 


Ciao a tutti e a tutte,

oggi torniamo a parlare ancora una volta di tradizione sarda, precisamente della ''sa mejighina e s'oju'', che significa letteralmente ''medicina dell'occhio'' (o più comunemente chiamato ''malocchio'')

La medicina dell'occhio consiste in un rito magico-terapeutico contro l'aggressione dell'occhio  (un influsso negativo che può essere attaccato con uno sguardo da chiunque a chiunque), tale rito dell'occhio può essere messo in atto dai così detti ''guaritori'' , i quali sono persone che hanno appreso per discendenza familiare o per isegnamento diretto da altri guaritori. 

Il malocchio proviene dalla paura di avere a che fare con l'invidia, i sardi hanno il tarlo dell'invidia, ad esempio, si credeva che i bambini molto piccoli e belli venissero ''presi d'occhio'' e, quindi, che piangessero sempre per quello.

I sintomi del malocchio sono principalmente mal di testa e un generale malessere psicofisico.

Per poter individuare la presenza del malocchio, il guaritore,  prende un bicchiere di vetro trasparente, lo riempie d'acqua e ci mette un paio di granuli di sale grosso. Dopodiché versa dei chicchi di grano e, a seconda di quante bolle si formano o di come il grano sale a galla, si rende conto se la persona è presa d'occhio o no. Ogni chicco, inoltre va messo con una ritualità particolare, accompagnato da alcune preghiere in dialetto sardo che il guaritore sussurra leggermente, perchè la persona deve percepire ma non capire. Assemblato il tutto, la persona colpita dal malocchio deve bere tre piccoli sorsi di questa mistura (giusto bagnarsi le labbra). Dopodichè il guaritore recita un'ennesima preghiera e, successivamente, il contenuto del bicchiere dovrà essere gettato in un luogo con la terra, oppure in un luogo in cui di fronte ci sia una finestra. E' importante specificare che ogni guaritore, però, ha le sue regole, dunque i riti potrebbero variare in alcuni particolari dipendendo dal guaritore appunto.

Sa mejighina e s'oju è una pratica ancora diffusa in Sardegna si stima che nell'isola ci siano oltre 500 guaritori.

Scettici o no, si tratta di un rituale certamente affascinante che incuriosisce anche chi, al solo pensiero di amuleti, ''pozioni'' e preghiere particolari, storce il naso.

Io stessa ho avuto modo di sperimentarla grazie alla zia di mia madre, la quale conosce questa pratica. Non vi nascondo che, da quel momento in poi, mi sono sentita meglio, sarà forse autosuggestione? Un po' come l'effetto placebo, ad ogni modo non ha importanza perchè mi ha fatta sentire meglio, ed è questo ciò che conta.

Voi che ne pensate? Conoscete delle pratiche simili? Fatemelo sapere nei commenti.

Un abbraccio,

Sara

Storia della bandiera Italiana

Ciao ragazzi, oggi vi parlerò di una storia un po’ particolare e curiosa che potreste non conoscere, ovvero la storia del tricolore italiano, la nostra bandiera. 


L’inizio della storia                                                                                                  Poco dopo gli eventi rivoluzionari francesi, anche in Italia iniziarono a diffondersi estesamente gli ideali di innovazione sociale, a seguito della dichiarazione dei  diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, e successivamente anche politica, con i primi fermenti patriottici. Per tale motivo la bandiera francese blu, bianca e rossa diventò prima riferimento dei giacobini italiani e in seguito fonte di ispirazione per la creazione di una bandiera dello stato italiano.

La successiva adozione da parte dei patrioti italiani del tricolore verde, bianco e rosso fu priva di contrapposizioni politiche. 

















La coccarda italiana tricolore

Le prime sporadiche dimostrazioni favorevoli agli ideali della rivoluzione francese, da parte della popolazione italiana, avvennero nell'agosto del 1789 con la comparsa di coccarde di fortuna costituite da semplici foglie verdi di alberi, che vennero appuntate sui vestiti dei manifestanti richiamando analoghe proteste avvenute in Francia agli albori della rivoluzione poco tempo prima dell'adozione del tricolore blu, bianco e rosso.

In seguito la popolazione italiana iniziò a usare coccarde vere e proprie realizzate in stoffa: al verde delle foglie degli alberi già impiegato in precedenza, vennero aggiunti il bianco e il rosso in modo da richiamare in modo più marcato gli ideali rivoluzionari rappresentati dal tricolore francese. Il verde venne poi mantenuto dai giacobini italiani perché rappresentava la natura e quindi anche i diritti naturali, ovvero l'uguaglianza e la libertà.


Nascita della bandiera 

La bandiera italiana nasce come bandiera militare: nel 1796 un vessillo tricolore, ispirato a quello francese, identifica il contingente italiano dell'esercito di Napoleone, chiamato la Legione Lombarda, che fu quindi il primo reparto militare italiano ad avere come stendardo un vessillo tricolore. Secondo le fonti più autorevoli la scelta perpetrata dai membri della Legione Lombarda di sostituire il blu della bandiera francese con il verde è anche legata al colore delle divise della milizia cittadina milanese, i cui componenti indossavano un'uniforme di questa tonalità, ovvero un abito verde con mostrine rosse e bianche;














Il 29 giugno 1797, con l'unione tra le repubbliche Cispadana e Transpadana, si costituì la Repubblica Cisalpina, un organismo statale filo napoleonico di vaste dimensioni avente come capitale Milano. La manifestazione, che ebbe luogo al Lazzaretto di Milano, fu caratterizzata da un tripudio di bandiere e coccarde tricolori. Nell'occasione Napoleone diede solennemente ai reparti militari della neonata repubblica, dopo averli passati in rassegna, i loro vessilli tricolori. 

Bandiera del Regno d'Italia (1805-1814)

Con la trasformazione della Repubblica Cisalpina in Repubblica Italiana (1802-1805), un ente statale che non comprendeva tutta la penisola italiana e che era direttamente dipendente dalla Francia napoleonica, la disposizione dei colori sulla bandiera mutò in una composizione formata da un quadrato verde inserito in un rombo bianco, a sua volta incluso in un riquadro rosso: da questa bandiera ha tratto ispirazione lo stendardo presidenziale italiano in uso dal 14 ottobre 2000.












Con la sconfitta di Napoleone, nel 1814, il Tricolore fu abolito. Tuttavia, restò nella memoria degli italiani e più volte fu innalzato contro il governo degli austriaci. Con la caduta di Napoleone e la restaurazione dei regimi monarchici assolutistici, il tricolore italiano entrò in clandestinità, diventando simbolo dei fermenti patriottici che iniziarono a percorrere l'Italia, la cui stagione è conosciuta come Risorgimento. Addirittura per chi esponeva il tricolore italiano era prevista la pena di morte. L'obiettivo degli austriaci era infatti, citando le testuali parole dell'imperatore, di "fare dimenticare di essere italiani". 


Il Regno di Sardegna 

Nel 1848 il tricolore fu adottato nel regno di Sardegna dai Savoia, che vi inserirono il loro scudo (una croce bianca in campo rosso). Il re di Sardegna Carlo Alberto Di Savoia, quando scoppiò la prima guerra d’indipendenza,Il 23 marzo 1848, l'indomani della cacciata degli austriaci da Milano, assicurò al governo provvisorio della città   lombarda bandiera  militare un tricolore con lo stemma sabaudo sovrapposto sul bianco.

Però l’Italia era ancora divisa e sotto il controllo di diverse potenze.


Unità d’Italia 

Con l’unità d'Italia (1861) il tricolore diventò la bandiera del Regno d’Italia. Durante la seconda guerra d’indipendenza le città che man mano venivano conquistate dal Re Vittorio Emanuele II di Savoia e da Napoleone terzo di Francia salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; Il tricolore accompagnò anche i volontari della spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi. l'Eroe dei due Mondi, in particolare, aveva una deferenza e un ossequio assoluto nei confronti della bandiera italiana. È di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, ecc. 


Epoca fascista 

Con la marcia su Roma e l'instaurarsi della dittatura fascista la bandiera italiana perse la sua unicità simbolica venendo in parte oscurata dall'iconografia di regime. Quando veniva utilizzata, ne era snaturata la storia, dato che il tricolore nacque come simbolo di libertà e di diritti civili, mentre nelle cerimonie ufficiali iniziò a essere accostata ai vessilli neri fascisti, perdendo il ruolo di protagonista assoluta.










Bandiera dello stato fascista 


La bandiera adottata dalla Repubblica Italiana

Con la nascita della Repubblica Italiana grazie al decreto del presidente del consiglio dei Ministri n°1 del 19 giugno 1946, la bandiera italiana venne cambiata; rispetto al vessillo monarchico fu eliminato lo stemma dei Savoia.




Attuale Bandiera italiana 


“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.”


Art.12 della Costituzione




L'articolo venne approvato dall'Assemblea Costituente senza discussioni o polemiche di sorta. I membri dell'Assemblea Costituente vennero colti da profonda emozione quando approvarono questo articolo: in segno giubilo e di rispetto, poco dopo l'approvazione, si alzarono in piedi e applaudirono lungamente. Il tricolore venne poi consegnato ufficialmente e solennemente ai corpi militari italiani il giorno dell’unità nazionale e delle forze armate. 


Qui possiamo vedere parte del discorso che Giosuè Carducci tenne a Reggio Emilia il 7 gennaio 1897 nel centenario della nascita della bandiera Tricolore. Non vi troveremo spunti aggressivi, ma solo un profondo slancio ideale, morale, umano. E i tre colori, bianco, rosso e verde, rappresentano appunto l’emancipazione e la volontà di progresso di una nazione generosa ma divisa, dinamica ma umiliata da secoli di sottomissione e appiattimento alla volontà altrui. 


“Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e sì augusta; il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi.”

Giosuè Carducci


Spero che la storia della nostra bandiera italiana sia stata di vostro gusto e di avervi fatto interessare un po’ di più alla storia del mio paese, che è stata così lunga, complicata e piena di contrasti, che abbiamo in parte risolto con l’unità trovata sotto questi tre colori. Se avete piacere fatemi sapere la vostra opinione con un commento.

Un saluto a tutti,

Sergio 

mercoledì 14 dicembre 2022

Santa Lucia

 Tutti i bambini bresciani quando inizia dicembre aspettano con ansia una data importante. Natale il 25 dicembre? Anche, ma quella che piú li emoziona é indubbiamente il 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia.

Lucia era una ragazza, nata e vissuta a Siracusa, Sicilia, sotto l'imperatore Diocleziano. Veniva da una famiglia benestante, ma a seguito della miracolosa guarigione della madre decise di donare tutti i suoi averi e rinunciare alla sua ereditá. Il suo promesso sposo, un pagano, denunció Lucia per il suo essere cristiana, e una volta catturata fu sentenziata morendo cosí da martire.

A seguito di diverse vicessituni, Lucia divenne, insieme a San Marco, la santa patrona della Repubblica di Venezia, la Serenissima. Nonostante ora Brescia faccia parte della regione Lombardia, é stata per lungo tempo proprio sotto la Serenissima; per questa ragione ancora oggi sono presenti molte influenze venete  in diversi settori: linguistico, architettonico, culinario e, chiaramente, nelle tradizioni. 

Ma perché Santa Lucia é cosí amata dai bambini bresciani? La notte tra il 12 e il 13 dicembre (giorno di Santa Lucia), é una notte magica: la Santa passa di casa in casa e con l'aiuto del suo asinello porta regali e dolci a tutti i bimbi buoni, ma attenzione se si é cattivi, perché si rischia di ricevere del carbone e se lei trova qualcuno sveglio durante il suo giro gli tira la cenere negli occhi.

Insomma, quella di Santa Lucia é una festa molto sentita tanto dai piccini quanto dai grandi, che riempie di gioia e unisce le famiglie. Chi porta i regali in Spagna e a Valencia? In che giorno? Come vi sentivate da bambini? e ora da piú grandi?


Silvia

mercoledì 30 novembre 2022

La Liberatio Scholarhum

 Ciao a tutti,

oggi voglio parlarvi della festa delle matricole, una festa tipica del Sassarese (Sardegna) e di poche altre città come, ad esempio, Bologna, Roma e Pisa.

Anticamente chiamata ''Liberatio Scholarhum'', prevede la liberazione degli studenti della scuola superiore dalla costrizione delle lezioni e delle aule. Questo evento viene organizzato da studenti universitari che hanno deciso di far parte della goliardia turritana, principalmente dai più anziani goliardi, ovvero dagli studenti con più anni alle spalle (che spesso e volentieri sono dei fuori corso).

In una delle prime settimane di dicembre, le matricole (i goliardi), giungono davanti ai licei e istituti superiori per occuparli (simbolicamente) impedendo l'ingresso ai ragazzi o facendoli uscire. 

Il loro arrivo è accompagnato dal suono del clacson, dei loro fischietti e delle loro urla. Possiamo riconoscerli perchè indossano un mantello e la feluca (copricapo tipico) e, generalmente, tengono in mano una lattina di birra.

Una volta liberati gli studenti, le matricole, chiedono loro di pagare un piccolo obolo , pecuniario o non, talvolta infatti possono chiedere una sigaretta o di offrirgli da bere.

Dopodichè, qualche studente, viene portato a far festa in discoteca o in giro per la città. Nel periodo attorno al 2011, ad esempio, venivano portati al ''mattinè'' discoteca che, come potrete facilmente intuire, era aperta la mattina.

La festa delle matricole dura circa una settimana e funge spesso da ancora di salvataggio da molte interrogazioni o compiti in classe, in quanto dicembre è proprio il periodo in cui iniziano le prime verifiche.

Vi lascio il link di un video affinchè possiate farvi un'idea più concreta riguardo questa festa: https://www.youtube.com/watch?v=fWxzXr6UyN0

Avete mai visto qualcosa di simile? Fatemelo sapere nei commenti. 

Un abbraccio,

Sara


venerdì 25 novembre 2022

Il volto della tradizione sarda

Ciao a tutti,

oggi voglio parlarvi di una componente importante della tradizione sarda, i Mamuthones.

I Mamuthones sono tra le maschere più particolari del panorama folklorico italiano ed europeo, hanno origine a Mamoiada, paesino situato in provincia di Nuoro, nel centro Sardegna.

Il loro costume è costituito da una maschera chiamata ''visiera'' e da una veste composta da pelli chiamata ''mastruca''. La visiera è di legno nero lucido e presenta tratti del volto molto marcati, mentre la mastrucca è fatta di pelle di pecora nera e, nella parte posteriore, è ricoperta da ''sa carriga'' (una serie di campanacci di varie dimensioni).

Durante il carnevale li possiamo vedere entrando in scena con dei saltelli, ognuno dei quali è seguito da un suono metallico dei pesanti campanacci. Ogni atterraggio al suolo è ritmato, pesante, quasi animalesco. 

Testimonianze orali attestano che i Mamuthones sfilavano già nel XIX secolo. 

L'origine dei Mamuthones è sconosciuta, ed anche lo stesso nome avrebbe un significato misterioso. Secondo alcuni, la parola Mamuthone deriverebbe da Melaneimones, nome dato dai sardi agli antichi fenici e che avrebbe il significato di ''facce nere'', secondo invece altre interpretazioni la parola avrebbe origine dal termine Mommotti, ''l'uomo nero'' della tradizione sarda, utilizzato per spaventare i bambini. Ma esistono molte altre interpretazioni a riguardo, una delle quali individua, nel nome della maschera, dei riferimenti a Maimone, divinità che secondo alcuni studiosi corrisponderebbe al dio fenicio delle pioggie. Più comunemente, il carnevale mamoiadino viene anche associato alla vittoria dei Sardi sui Saraceni, imprigionati e condotti in corteo. Perciò i Mamuthones rappresenterebbero i perdenti imprigionati, mentre i sardi vincitori sarebbero impersonati dagli Issohadores (un altro tipo di maschera più allegra).

Ogni cultura ha le sue peculiarità ed è sempre bello scoprire nuovi mondi, per questo ho voluto mostrarvi il mio, cosa ne pensate? Vi aspetto nei commenti e, se vorrete, potrete raccontarmi un po' di ciò che caratterizza le vostre culture.

Un abbraccio,

Sara


mercoledì 23 novembre 2022

Ogni tanto una buona notizia

 


Buon pomeriggio ragazzi, 

Oggi parleremo di buone notizie, una volta tanto. Andremo a vedere come sta lavorando l’umanità per proteggere il mondo animale e quante specie ha contribuito a salvare, perché se è vero che nei secoli precedenti si è fatto tantissimo danno al mondo animale, è anche vero che nei decenni più recenti si sono fatti tantissimi progressi in termini di consapevolezza e conservazione delle specie, e sono nati molti movimenti mirati a proteggere e conservare il nostro patrimonio naturale. 

Ma quanto è cruciale l’impegno dell’uomo per difendere gli animali dal rischio estinzione? A rispondere a questa domanda è stato uno studio della Newcastle University. Secondo la ricerca, a cui ha partecipato anche l'università La Sapienza di Roma, gli interventi di protezione hanno contribuito a salvare circa 48 specie di uccelli e mammiferi. Questa svolta importante, è arrivata in seguito all'entrata in vigore, nel 1993, della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica. Gli esperti hanno cercato di capire cosa sarebbe successo a quelle specie se non ci fossero stati gli interventi di protezione messi in atto negli ultimi 25 anni circa. Dalle stime è emerso che è stata sventata la scomparsa globale di 21-32 specie di uccelli e di 7-16 specie di mammiferi. Senza l'impegno dell'uomo, i tassi di estinzione si sarebbero moltiplicati dal 1993 a oggi. 

Gli interventi che hanno salvato (e continuano a salvare) tutti questi animali sono numerosi. Gli uccelli analizzati nello studio hanno beneficiato del cosiddetto controllo delle specie invasive, della protezione dell'habitat e della conservazione negli zoo. I mammiferi, invece, sono stati aiutati in particolar modo da leggi contro la caccia e da programmi di reintroduzione in natura dopo un periodo in cattività. Un esempio virtuoso è quello del pony della Mongolia: negli anni Sessanta è stato dichiarato "estinto in natura", mentre oggi conta circa 760 esemplari. 

Lo studio, però, ha confermato che numerose specie continuano a essere in via d'estinzione, e in molti casi la responsabilità principale è imputabile all'uomo. Ad esempio, una focena del Golfo della California potrebbe letteralmente scomparire nel giro di pochi anni a causa della pesca illegale. Ciò testimonia che, nel bene e nel male, le azioni degli esseri umani possono rivelarsi decisive per tanti animali ormai sempre più minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Adesso andremo a parlare nello specifico di 5 specie animali particolarmente significative che tutti conosciamo e che sono state salvate dall'estinzione grazie all'aiuto dell'uomo. 



Il Bisonte nordamericano

Il bisonte nordamericano è una delle specie animali che più ha rischiato di scomparire dalla faccia della terra.

Pensate che da 40 milioni di esemplari, si era arrivati ad averne solo 1000. La causa ovviamente era la caccia senza controllo, che in un solo secolo, portò a sterminare cosi tanti bisonti. Al giorno d'oggi troviamo ventimila esemplari allo stato brado, ed altri mezzo milione circa negli allevamenti commerciali.




Il rinoceronte bianco

Il rinoceronte bianco ha rischiato di estinguersi all'inizio del ventesimo secolo, sempre a causa dell'uomo, che aveva lasciato questa bellissima specie con soli circa 75 esemplari a causa della caccia, le parti più preziose erano il corno e la sua pelle di questo colore particolare. Grazie alle leggi contro il bracconaggio però, questa

specie è diventata protetta, aumentando cosi i propri esemplari fino a ventimila unità.




La balena grigia

La balena grigia ha visto i suoi tempi peggiori nell'ottocento, quando la caccia di questo animale ha rischiato di causarne l'estinzione. Era cacciata per l’olio presente nel suo cranio, usato per illuminare le strade prima della scoperta dell’elettricità (pensate quanto doveva servirne!) Fortunatamente alla fine del ventesimo secolo la riduzione della caccia da parte dell'uomo di questi cetacei, ha garantito un netto recupero a livello di esemplari, arrivando a circa ventitremila balene grigie.




La grande scimmia leonina

La grande scimmia leonina è uno degli esemplari più divertenti del nostro pianeta, ma soprattutto è una specie molto particolare. Basti pensare che solitamente mette al mondo due cuccioli gemelli. La deforestazione e il

disboscamento in Brasile hanno causato la riduzione del suo habitat, mettendo a serio rischio la sopravvivenza di questa specie, causandone quasi l'estinzione a fine anni ottanta. Oggi però grazie a degli interventi da parte dell'uomo gli esemplari in natura da duecento sono aumentati fino ad arrivare a mille.




La tigre siberiana

La tigre siberiana è uno degli animali più eleganti che possiamo trovare tra le varie specie che vivono sulla Terra, una delle due varietà di tigri più grandi, insieme a quella del Bengala. Negli anni quaranta, questo animale dal peso medio di circa 300kg, ha rischiato di estinguersi a causa dei bracconieri, diminuendo il numero delle tigri fino a 40 unità. Grazie agli interventi di alcune associazioni, questo esemplare è diventato una specie protetta, riuscendo cosi a salvare questo animale, arrivando ad avere oggi circa 450 esemplari.


Anche se purtroppo la causa della quasi estinzione di questi animali è sempre stata l’uomo, possiamo apprezzare il cambiamento di rotta più recente e tutto l’impegno speso nella conservazione e nel recupero di queste specie. Voi avevate mai pensato a questa situazione? Come pensate si possano fare dei progressi in questa direzione? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere in un commento.

Un saluto a tutti,

Sergio 

mercoledì 16 novembre 2022

Prime strette sugli sbarchi in Italia


 Cari ragazzi del blog, da pochi giorni in Italia è scoppiato un putiferio a causa di alcune navi ong cariche di profughi attraccate in un porto siciliano. Il nuovo governo aveva intenzione di rispedirle indietro dopo aver scaricato solo parte dei loro ospiti, vediamo di fare un po’ di luce sull’accaduto. 


Decreto legge di emergenza

É stato da poco varato un decreto legge di emergenza per quanto riguarda la sosta temporanea delle navi ong in acque italiane. "Alle navi in arrivo- spiega Fulvio Vassallo Paleologo, giurista, avvocato e esperto di diritti umani - si impone di sostare nelle acque territoriali solo fino allo sbarco dei naufraghi più vulnerabili, per poi dirigersi altrove: tutto cio' e' illegittimo”. Il testo é stato varato da tre ministri del governo Meloni, ovvero Matteo Piantedosi, Matteo Salvini e Guido Crosetto. Il governo italiano vorrebbe dai Paesi Ue una lista delle persone a bordo per poter effettuare respingimenti ad personam, sulla base di presunte preoccupazioni per la sicurezza nazionale, mettendola prima del salvataggio di persone che già hanno affrontato fatiche e pericoli inimmaginabili. 


Navi ferme 

Ore di tensione al porto di Catania per lo sbarco “selettivo” dei naufraghi a bordo delle navi Humanity1, della Ong Sos Humanity, e della Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Due navi e due storie unite da un destino comune: due provvedimenti firmati dal ministero dell'Interno che prevedono lo sbarco solo per i soggetti fragili, per i restanti a bordo invece è previsto un dietro front. Solo alcuni naufraghi possono sbarcare altri invece costretti a rimanere a bordo perché considerato “carico residuale", come li ha definiti il vicepremier Matteo Salvini. Come nel caso della

Humanity1 che, a fronte dei 179 naufragi soccorsi nel Mediterraneo, ne ha visti sbarcare 144 e restare a bordo 35. Per la Geo Barents invece ne sono scesi 357 su 572. Le Ong si rifiutano di lasciare il porto come previsto dal nuovo decreto interministeriale e presentano i primi ricorsi. La tensione è alta: due migranti si sono gettati in acqua nel tentativo di raggiungere la banchina del porto. Di fronte alle coste siciliane sono apparse anche altre due navi: la Ocean Viking con 234 migranti a bordo e la Rise Above con 93 persone. Nella notte a bordo della nave di Medici Senza Frontiere (la Geo Barents) è stata necessaria un'evacuazione medica d'urgenza dopo che un uomo a bordo ha accusato forti dolori. E il braccio di ferro continua sulla pelle di trentacinque persone, rimaste a guardare gli altri che uno dopo l'altro venivano accompagnati sugli autobus che quasi all'alba li hanno accompagnati al Palaspedini, un palazzetto dello sport riconvertito in struttura d'accoglienza. Scese Tre ragazzine, qualche mamma con bambini, poi gli oltre cento adolescenti, quindi i casi medici gravi. Gli altri sono rimasti sul ponte, affacciati alle paratie in attesa che qualcosa si muova, che anche loro possano finalmente toccare terra.


Reazioni dei capitani e delle persone

“Secondo le leggi internazionali un salvataggio finisce quando tutti i naufraghi sono a terra in un luogo sicuro", spiegava stanotte sul molo la portavoce della nave Humanity, Petra Krischok, sottolineando un paradosso. "Tutti hanno sofferto, tutti sono passati dall'inferno libico e tutti stanno chiedendo protezione e asilo in Italia, tutte sono persone da proteggere. È ingiusto che alcuni scendano e altri no. E illegale". Lo ripetono da ieri: "Temiamo per i diritti di protezione delle persone che sono state salvate dall'emergenza in mare, temiamo che si verifichi un respingimento". Dopo una notte passata sul molo, a bordo questa mattina è salito il deputato eletto di Verdi e Sinistra Italiana, Aboubakar Soumahoro. "Un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity1. Selezionare naufraghi è in contrasto con la Convenzione Onu sul diritto del mare. Se i restanti naufraghi verrano respinti, impugneremo questa decisione in tutte le sedi opportune. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale". Ha anche annunciato che resterà al molo "fino a quando anche solo l'ultima persona non scenderà dalla Humanity1". "Il presidente Giorgia Meloni - ha sottolineato - ha la responsabilità di ogni vita, al momento sospesa, a bordo della nave". Ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, ma è mio dovere completare il salvataggio delle persone in pericolo, facendole sbarcare tutte", ha detto il capitano della nave Joachim, che da subito ha manifestato il suo rifiuto nel ritornare nelle acque internazionali con i 35 naufraghi a bordo. Sul molo intanto si sono susseguite le visite da parte di esponenti del mondo della sinistra,"Chiediamo al ministro Piantedosi di ripristinare la legalità e di far scendere quelli che per noi sono dei veri e propri ostaggi. La convenzione di Ginevra, una volta che la nave è attraccata, prevede espressamente la possibilità di far scendere i migranti". Federico Portoghese, commissario del Comune e della Città di Catania, ha fatto sapere che l'amministrazione è in attesa di "disposizioni dal Viminale su come l'amministrazione deve muoversi, ma da parte del Comune c'è la disponibilità ad accoglierli" Un grido di indignazione è giunto anche da parte delle altre Ong. "Ciò che sta accadendo a Catania è indegno in un Paese civile: l'Italia vieta lo sbarco di 35 persone da Humanity perché non considerate abbastanza fragili - ha scritto sui social la Sea Watch - una vergogna inaccettabile che prolunga inutilmente le sofferenze di chi è scampato ai lager finanziati dal nostro Paese". "A bordo ci sono ancora persone che il governo vuole respingere in mare, è una presa illegittima e illegale. Fateli scendere tutti".


Fine della vicenda

É stato alla fine autorizzato lo sbarco dei 35 migranti dalla Humanity One, ferma nel molo del porto di Catania. I naufraghi sono scesi dalla nave della Ong tra gli applausi degli attivisti. Il via libera allo sbarco è arrivato dopo che gli ispettori Uffici di sanità marittima e del ministero della Salute hanno effettuato una rivalutazione

dei migranti a bordo della Geo Barents e riscontrato "un alto livello di rischio

psicologico". Dall'imbarcazione erano continuate per tutta la giornata le richieste di aiuto. Un ragazzo era stato portato via dallo scafo perché minorenne, non lo aveva dichiarato in precedenza per paura. Uno dei migranti che ieri si erano gettati in mare ha trascorso la notte all'aperto in banchina rifiutando da questa mattina

cibo e acqua: "Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo", ha detto. Nel pomeriggio di oggi è stato portato via in ambulanza.

Invece, la nave Ocean viking è stata respinta e costretta a dirigersi verso le coste francesi. Parigi si preparerebbe dunque "ad aprire il porto di Marsiglia alla nave di Sos Mediterranée, fra mercoledì e giovedì. Saranno fatti scendere tutti i migranti dalla nave e poi registrati come richiedenti asilo". Non ci sarà quindi alcuna selezione fra i passeggeri della Ocean Viking, non saranno fatti scendere i deboli e lasciati a bordo gli altri. "Non ci sono restrizioni possibili, tutti hanno diritto di presentare la domanda di asilo", aggiungono le fonti francesi. "Di fronte al silenzio dell'Italia e a causa dell'eccezionalità della situazione, la Ocean Viking è costretta a richiedere un Porto sicuro alla Francia", ha affermato Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia. Questa soluzione estrema è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un Porto sicuro alla nostra nave. Invece per quanto riguarda la Rise Above, la nave è arrivata al porto di Reggio Calabria scortata da due motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Poco dopo sono cominciate le operazioni di sbarco degli 89 migranti a bordo, terminate in mattinata. Non c'è stata una selezione, a quanto pare, perchè i salvataggi sono avvenuti in zona di ricerca e salvataggio (sar) italiana. Non sono stati emessi provvedimenti giudiziari e la nave, in serata, ha potuto riprendere il mare.


Nuovo decreto in lavorazione 

Come se tutto ciò non fosse abbastanza, il Viminale sta già lavorando a nuovi decreti legge riguardo a queste situazioni, che riprendono quelli già visti con l’ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Si parla di sequestro delle imbarcazioni delle Ong e multe salate, probabilmente fino a un milione di euro. In attesa di ricucire con la Francia, Giorgia Meloni tira dritto sulla linea dura contro i migranti. E dichiara guerra alle Ong, impegnate a salvare vite nel Mediterraneo. La presidente del Consiglio ha alimentato i dubbi nella serata di ieri 11 novembre, quando ha precisato che, in ogni caso, "Nuovi provvedimenti ci saranno sicuramente". Non si tratta più però del blocco delle navi - misura sbandierata durante la campagna elettorale e ormai naufragata -, ma di una misura che pone come priorità delle priorità la "sicurezza". La stessa difesa strenuamente dal leader della Lega, anche contravvenendo alle norme sulla protezione internazionale. L'attuale titolare del Viminale Matteo Piantedosi sta lavorando alla nuova norma che disciplina l'attività delle navi delle Ong nelle acque territoriali italiane. Qualcosa di molto simile al primo decreto sicurezza approvato nel periodo in cui Matteo Salvini era ministro dell'Interno. La direzione sembra essere quella di adottare una stretta che preveda il sequestro delle imbarcazioni delle Ong, e poi eventualmente la confisca, in caso di violazioni. Con tanto di multa.


Conclusioni 

Come possiamo vedere nonostante i numeri dei profughi stiano costantemente in calo e ben lontani dai numeri incredibili del 2016, la tolleranza per questo fenomeno in Italia sembra stia sempre diminuendo, forse anche grazie alle politiche di fomentazione dell’odio causate da certe parti politiche, e il nuovo governo di destra sembra voler mantenere questa linea. Voi cosa ne pensate? A cosa può essere dovuto questo fenomeno? Pensate che qualcosa di simile esista anche in altri paesi? Fatemelo sapere con un commento.

Un saluto a tutti, 

Sergio 

Il Racconto del Valletto



A chi non piace alla fine di una lunga giornata di lavoro o studio stendersi nel letto o sul divano a guardarsi un bel film o una serie tv di fantasia, come per esempio la celebre serie distopica "Il Racconto dell'Ancella". Ma siamo sicuri che sia proprio tutta finzione? Stando a quanto si dice in una pubblicazione della rivista Human Reproduction Update sembrerebbe di no.

Esattamente come nella serie, l'inquinamento e lo stile di vita che ormai abbiamo assunto stanno portando ad un decremento della fertilitá. In particolare, si é riscontrato il calo del numero degli spermatozoi tra gli uomini, rendendo questo tema giá notato ad essere sempre piú preoccupante. Il fenomeno é presente a livello globale, quindi anche in quei continenti che da sempre hanno avuto tassi di natalitá molto elevati (Asia, Africa e America Latina).
Secondo l'epidemiologo israeliano Hagai Levine "...se non cambieremo l'ambiente che ci circonda, le sostenze chimiche a cui siamo esposti e il nostro stile di vita" c'é il rischio che si arrivi ad avere uomini incapaci di procreare.

Indubbiamente lo scenario proposto ne "Il Racconto dell'Ancella" é un po' estremo, ma possiamo dire che Margaret Atwood non si é allontanata troppo da quello che potrebbe essere il futuro dell'umanitá.

Voi cosa pensate al riguardo? Quali cambiamenti apportereste alle vostre vite per renderle piú sane? Uomini, mettereste in una banca un campione del vostro liquido seminale per usarlo poi in futuro in caso di problemi di fertilitá?

*immagine presa da internet

Silvia

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