giovedì 15 dicembre 2022

La medicina dell'occhio

 


Ciao a tutti e a tutte,

oggi torniamo a parlare ancora una volta di tradizione sarda, precisamente della ''sa mejighina e s'oju'', che significa letteralmente ''medicina dell'occhio'' (o più comunemente chiamato ''malocchio'')

La medicina dell'occhio consiste in un rito magico-terapeutico contro l'aggressione dell'occhio  (un influsso negativo che può essere attaccato con uno sguardo da chiunque a chiunque), tale rito dell'occhio può essere messo in atto dai così detti ''guaritori'' , i quali sono persone che hanno appreso per discendenza familiare o per isegnamento diretto da altri guaritori. 

Il malocchio proviene dalla paura di avere a che fare con l'invidia, i sardi hanno il tarlo dell'invidia, ad esempio, si credeva che i bambini molto piccoli e belli venissero ''presi d'occhio'' e, quindi, che piangessero sempre per quello.

I sintomi del malocchio sono principalmente mal di testa e un generale malessere psicofisico.

Per poter individuare la presenza del malocchio, il guaritore,  prende un bicchiere di vetro trasparente, lo riempie d'acqua e ci mette un paio di granuli di sale grosso. Dopodiché versa dei chicchi di grano e, a seconda di quante bolle si formano o di come il grano sale a galla, si rende conto se la persona è presa d'occhio o no. Ogni chicco, inoltre va messo con una ritualità particolare, accompagnato da alcune preghiere in dialetto sardo che il guaritore sussurra leggermente, perchè la persona deve percepire ma non capire. Assemblato il tutto, la persona colpita dal malocchio deve bere tre piccoli sorsi di questa mistura (giusto bagnarsi le labbra). Dopodichè il guaritore recita un'ennesima preghiera e, successivamente, il contenuto del bicchiere dovrà essere gettato in un luogo con la terra, oppure in un luogo in cui di fronte ci sia una finestra. E' importante specificare che ogni guaritore, però, ha le sue regole, dunque i riti potrebbero variare in alcuni particolari dipendendo dal guaritore appunto.

Sa mejighina e s'oju è una pratica ancora diffusa in Sardegna si stima che nell'isola ci siano oltre 500 guaritori.

Scettici o no, si tratta di un rituale certamente affascinante che incuriosisce anche chi, al solo pensiero di amuleti, ''pozioni'' e preghiere particolari, storce il naso.

Io stessa ho avuto modo di sperimentarla grazie alla zia di mia madre, la quale conosce questa pratica. Non vi nascondo che, da quel momento in poi, mi sono sentita meglio, sarà forse autosuggestione? Un po' come l'effetto placebo, ad ogni modo non ha importanza perchè mi ha fatta sentire meglio, ed è questo ciò che conta.

Voi che ne pensate? Conoscete delle pratiche simili? Fatemelo sapere nei commenti.

Un abbraccio,

Sara

3 commenti:

Gio ha detto...

Io avevo uno zio che la faceva. Il dubbio che mi ha sempre lasciato è che SEMPRE e comunque a tutti venivano fuori le medicine... e il malocchio.

Julia Lòpez ha detto...

Qui in Spagna i bambini piccolini erano protetti dal malocchio, con un filo rosso nel polso sinistro o con un nastro anche rosso, sulla culla o carrozzina.

Liliana ha detto...



Grazie Sara per ricordarci questo mestiere tanto vecchio quanto disprezzato dal collettivo medico: il guaritore/guaritrice.
Come te, anch’io ho potuto sperimentare da ragazzina una pratica molto simile. Nel villagio c’era una guaritrice molto popolare, la signora Maria. Nel mio caso non si trattava di guarire un malocchio bensì un altro malessere, quello che i guaritori chiamano fuoco di Sant’Antonio, cioè un’eruzione cutanea che noi conosciamo come Herpes Zoster.
Per non farla lunga: la signora Maria applicò sulla zona affetta un liquido rosso, spiegandomi che non dovevo per nessun motivo bagnarla per alcuni giorni perché, senza acqua e come qualsiasi animale, in pochi giorni sarebbe morto. Per la precizione direi che il mio fuoco di Sant’Antonio era di rospo, non di serpente. Inoltre, una volta a casa, dovevo circondare la zona con un coltello dicendo allo stesso tempo e con un tono di preghiera, non oltrepasare questo limite.
Anche come te, da quel momento in poi, il mio fuoco rimase zitto, senza camminare, senza oltrepassare la frontiera tracciata dal mio coltello. Il cosiddetto Sant’Antonio divenne ogni giorno più secco per finalmente scomparire.
Un inganno? Chissà. Ma l’eruzione è scomparsa, un risultato che il dermatologo non riuscì a raggiungere.
Un abbraccio
Liliana

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