giovedì 28 aprile 2022

La svolta sui cognomi in Italia

 

Cari lettori,

oggi vi parleremo di un importante progresso storico nello stato italiano riguardante l'attribuzione del cognome ai figli degli italiani.

Se infatti in Spagna è considerato normale che al momento della nascita di un bambino questo prenda automaticamente il cognome di entrambi i genitori, in Italia non è così perché il cognome che viene dato al bambino è sempre quello del padre.

Già nel 2016 l'Italia si stava dirigendo verso la possibilità di usare il doppio cognome, quindi rendendo possibile l'uso sia del cognome del padre che della madre, ma non poteva essere invertito l'ordine, infatti il primo doveva essere quello del padre. 

Oggi le cose sono cambiate...

Dopo decenni di attesa, grazie alla corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato, le donne italiane conquistano un diritto storico finora negato: poter dare ai propri figli il proprio cognome. La Corte spiega che i genitori potranno scegliere di attribuire il cognome di entrambi nell'ordine da loro scelto, ma anche solo uno dei due. In mancanza di accordo sull'ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori spetterà al giudice intervenire.

Il tutto è nato da una coppia lucana che si è rivolta ai magistrati del tribunale di Lagonegro chiedendo la possibilità di attribuire al terzo figlio il solo cognome materno, lo stesso dei due fratelli nati quando la coppia non era ancora sposata. La richiesta viene respinta e viene impugnata davanti alla Corte di Appello di Potenza che nel 2021 invia alla Consulta l'eccezione di costituzionalità. Oltre a questo caso ce ne sono stati anche altri, per questo i giudici hanno deciso di dare importanza alla questione di costituzionalità sulla norma del codice civile, che fino a oggi ha impossibilitato una donna di dare il proprio cognome al proprio figlio.

Possiamo quindi dire che oggi cade l'articolo 262 del codice civile, che detta le regole per il cognome da assegnare al figlio nato fuori dal matrimonio. Diventano illegitime tutte le norme che prevedono l'automatica attribuzione del cognome del padre sia per quanto riguarda i figli nati dal matrimonio, sia per i figli nati fuori dal matrimonio, sia per i figli adottivi.

La Corte infatti, definisce discriminatoria e lesiva dell'identità del figlio l'attribuzione automatica del cognome, perché entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, un elemento fondamentale dell'identità personale del figlio. Già nel 2006 la Corte aveva esortato il parlamento a cambiare le regole affermando che il solo cognome paterno è il lascito di una concezione patriarcale della famiglia, non più coerente con il valore costituzionale dell'uguaglianza tra uomo e donna.



                                                                                                (foto presa dal web)

Oggi, uomini e donne sono esattamente sullo stesso piano, senza le gerarchie obbligatorie che fino ad oggi hanno, in base ai codici e alle leggi, dato la priorità al cognome del padre. In una Corte che per la prima volta ha avuto un presidente donna, Marta Cartabia, e che tra i 15 giudici conta ben quattro donne, è divenuto possibile stabilire la piena parità giuridica tra uomo e donna e si è partiti proprio prendendo in considerazione i diritti dei figli.


Quali sono i vostri pensieri al riguardo? Fatecelo sapere nei commenti!

La civiltà nuragica e Su Nuraxi

 

Cari lettori, oggi vi accompagneremo in un viaggio immaginario nella Sardegna preistorica.

Durante il secondo millennio a.C. in Sardegna si sviluppò una civiltà particolare, costituita da pastori e contadini, che prese il nome di “civiltà nuragica”. Il nome proviene dalle tipiche costruzioni che gli antichi Sardi erano soliti erigere: i nuraghi. Tale civiltà raggiunse il suo massimo sviluppo tra il 1000 e il 500 a.C. e terminò intorno al 300 a.C., quando i Romani invasero la Sardegna.


                                                                 (foto presa dal web)

Nonostante la scomparsa di questo antico popolo che non praticava la scrittura, è possibile ricostruire la sua storia grazie alle numerose tracce giunte fino a noi (di cui le più evidenti sono proprio le torri nuragiche).

Il complesso nuragico di Barumini, chiamato Su Nuraxi, sorge in un’area chiamata Marmilla, nella Sardegna centro meridionale, all'interno della provincia del Medio Campidano. Si tratta dell'esemplare meglio conservato tra tutti i nuraghi sardi ed è un'importante testimonianza di come una comunità preistorica abbia saputo utilizzare in modo fantasioso e innovativo i materiali e le tecniche costruttive dell'epoca.

Su Nuraxi è il più imponente dei trenta siti nuragici baruminesi e nel 1997 è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Al giorno d’oggi se ne conosce l’esistenza grazie agli scavi condotti a metà XX secolo da Giovanni Lilliu. L’edificio, costituito da una torre centrale e quattro torri angolari raccordate da un bastione, è circondato da circa 50 capanne, pozzi e cisterne. La capanna più significativa è la cosiddetta ‘capanna delle riunioni’, dove sono stati trovati vasi, ornamenti, utensili, armi e immagini votive: queste testimonianze fanno supporre che essa fosse il luogo delle assemblee comunitarie. Il materiale da cui è costituito è il basalto, una pietra vulcanica proveniente dal vicino altopiano della Giara.




                                                           
  (foto presa dal web)
 

A inizio dell’età del Ferro (IX-VI a.C.) il villaggio andò quasi completamente distrutto e sulle sue rovine sorse una nuova popolazione all’avanguardia, che aveva numerosi contatti con altre civiltà e, in seguito, nel V secolo a.C., la civiltà nuragica venne conquistata da quella cartaginese, per cui le due culture si mescolarono.


E a voi piacerebbe visitare un Nuraghe? Fatecelo sapere nei commenti!

martedì 26 aprile 2022

Sa die de sa Sardigna.

 Cari lettori, oggi vi parliamo di una giornata importante per una delle regioni d'Italia, la Sardegna.

Il 28 aprile in tutta la regione sarda si celebra "Sa die de sa Sardigna" cioè la traduzione in sardo di "La giornata della Sardegna". La festività è stata istituita per volere della Regione Sardegna a partire dal 1993 per ricordare l'insurrezione del popolo sardo il 28 aprile del 1794 contro l'occupazione dei piemontesi e in cui fu costretto alla fuga dalla città di Cagliari il Viceré Balbiano.


                                                                                                                 (foto presa del Web)


Il malcontento della popolazione sarda contro il Regno Piemontese aveva già iniziato a farsi sentire a partire dal 1780 quando il governo di Torino si era rifiutato di soddisfare le richieste dell'allora Regno Sardo. Ciò che i sardi chiedevano erano più diritti sul fronte politico-militare con una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Tra le richieste c'era anche quella dell'istituzione nella città di Cagliari di un Consiglio di Stato e a Torino di un ministero per gli affari della Sardegna. Ovviamente il governo piemontese rifiutò le richieste del popolo sardo che si ribellò e insorse costringendo il Vicerè alla fuga.

Questa insurrezione venne denominata: "I Vespri Sardi".

La causa principale del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e quindi anche del piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell'isola sbarcando prima a Carloforte e in seguito a Cagliari. I sardi si opposero in difesa della loro terra e dei piemontesi che dominavano allora in Sardegna.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l'arresto nel 1794 ordinato dal Viceré di due avvocati cagliaritani e capi del partito patriottico: Vincenzo Cabras e Efisio Pintor.

La popolazione decise di allontanare tutti i piemontesi e il Viceré dalla città che vennero imbarcati con la forza su delle navi e rispediti nella loro regione. Le città di Alghero e Sassari.

Durante la giornata de Sa die de sa Sardigna si ripercorrono questi fatti con rappresentazioni teatrali a scopo storico e turistico. Di sera invece, ci sono spettacoli musicali folkloristici con balli e canti sardi.



                                                                                                           (foto presa dal web)


Al giorno di oggi, questa giornata non è più una semplice festa, ma un momento di riflessione per recuperare la storia e l'identità sarda nel ricordo dei fatti del 28 aprile 1794 con la cacciata dei piemontesi da Cagliari.



martedì 12 aprile 2022

Festa della Liberazione.

 


                                                                                   (immagine dal web)

Il 25 aprile si celebra l'anniversario della liberazione d'Italia per la sconfitta del nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale da parte dei partigiani e dell'esercito alleato italiano. Ogni anno si ricorda in questa occasione la lotta effettuata a partire dall'8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana.

È un giorno fondamentale per la storia d'Italia e simbolo della Resistenza, cioè la lotta condotta dai partigiani. I gruppi partigiani erano formati da uomini e donne di origine operaia e contadina; al loro interno si suddividevano per il loro orientamento politico: vi erano le brigate Garibaldi (comuniste), quelle Matteotti (socialiste) e Giustizia e Libertà (del partito d'azione). La Liberazione mise fine a 5 anni di guerra e a 20 anni di dittatura fascista.

L'occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno, ma la data simbolo del 25 aprile coincide con l'inizio, nel 1945, della ritirata dei soldati nazisti e quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Milano e Torino. Il 28 aprile, mentre Mussolini tentava la fuga in Svizzera unendosi a una brigata tedesca, fu riconosciuto e catturato dai partigiani che lo giutiziarono insieme alla compagna Claretta Petacci e altri suoi collaboratori. I loro corpi furono appesi per i piedi ed esposti in piazzale Loreto a Milano.

Questo giorno fu scelto come simbolo di questo evento perchè rappresentava il momento nel quale il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l'insurreazione generale di tutti i territori ancora occupati dai fascisti. In questo giorno si unirono in una lotta comune i più svariati ideali politici: anarchici e democristiani, comunisti e socialisti, monarchici, repubblicani e liberali per porre fine alla dittatura fascista e l'occupazione nazista.

Fu Alcide De Gasperi che nel 1946, a guerra conclusa, decise di scegliere come anniversario della liberazione d'Italia la data del 25 aprile, dichiarandola festa nazionale. Questa data rappresenta simbolicamente il culmine della Resistenza e l'inizio di una nuova fase di governo che porterà al referendum del 2 giugno del 1946 in cui gli italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. Fu quest'ultima a trionfare, portando alla nascita della Repubblica Italiana e alla sua Costituzione.

                                                                                           (immagine dal web)

L'inno della Resistenza e della lotta partigiana è la canzone Bella Ciao, il cui testo evoca un sentimento di libertà, di lotta alle dittature e di opposizione agli estremismi, senza riferimenti politici o religiosi. Questo perché era neccessario trovare una canzone che potesse riunire le varie correnti politche antifasciste che avevano lottato insieme contro il nemico comune.


«Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»


Da allora, in Italia, ogni anno vengono organizzate delle manifestazioni pubbliche in memoria della Liberazione. Tra gli eventi dedicati a questa giornata c'è il solenne omaggio da parte del presidente della Repubblica Italiana e delle massime cariche dello Stato con la deposizione di una corona d'alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.












Le tradizioni pasquali in Italia.

 Cari lettori,

oggi vi vogliamo raccontare delle tradizioni pasquali italiane.


                                                                (immagine dal web)

La Pasqua è una delle festività più importanti dell’anno insieme al Natale. La data di Pasqua è variabile poiché coincide con la domenica successiva al plenilunio di primavera; quest’anno cade il 17 di aprile.

Ma come si festeggia la Pasqua in Italia? Le celebrazioni della Pasqua cominciano la domenica precedente, nota come Domenica della Palme, per ricordare l’entrata trionfante di Gesù a Gerusalemme, che venne accolto dallo sventolio di foglie di palma.

Tra i riti più importanti della Settimana Santa è sicuramente necessario segnalare il giovedì in cui si ricorda la ricorrenza dell’Ultima Cena; ilVenerdì Santo con la Via Crucis dove si ripercorrono le tappe della morte di Gesù e il sabato quando a mezzanotte le campane annunciano la Resurrezione di Cristo.

La domenica è indubbiamente il giorno più importante, tutte le famiglie si riuniscono per mangiare insieme e celebrare la Santa Pasqua.

Tra le pietanze che sicuramente non possono mancare nelle tavole degli italiani c'è l'agnello. In passato la consumazione di carne in famiglia era riservata ai giorni di festa considerato il suo alto costo; così anche per l'agnello, animale che già dall'Antico Testamento è simbolo di sacrificio. Ogni famiglia italiana custodisce gelosamente le proprie ricette per cucinare l'animale (arrosto, bollito, con carciofi, ecc.).

Per quanto riguarda il dolce, ciò che non può mancare a fine pasto in ogni casa italiana è sicuramente la colomba pasquale. Le origini di questo dolce sono incerte, la leggenda narra che la regina Teodolinda intorno al 610 abbia accolto l'arrivo a corte di San Colombano con un banchetto degno di un re, ma dato che era il periodo di Quaresima e digiuno, il santo si trovò obbligato a rifiutare il dono e per non offendere i sovrani trasformò i piatti presenti in tavola in bianche colombe di pane. Per i meno romantici, l'invenzione della colomba è da attribuire ad un pubblicitario mantovano, Dino Villani, che negli anni 30 penso a un dolce che potesse sostituire il panettone durante i mesi primaverili. Al giorno d'oggi, il mercato italiano vanta diverse produzioni e tipologie di colombe pasquali; accanto a quella tradizionale, troviamo anche quella al cioccolato alla crema pasticcera, la crema al limone o a base di creme alcoliche per gli adulti.


(immagini dal web)

Il simbolo per eccellenza della Pasqua però, sono sicuramente le uova di cioccolato che si regalano ai bambini, ma di cui anche gli adulti sono ghiotti. Anche di queste ne esistono vari tipi (cioccolato al latte, fondente, bianco, con le nocciole, al pistacchio, ecc.) e all'interno contengono una sorpresa che i bambini non vedono l'ora di scoprire. È possibile anche comprare un uovo di cioccolata in pasticceria e scegliere personalmente la sorpresa da mettere dentro.

Le vacanze pasquali in Italia terminano con il lunedì dell'Angelo (noto come Pasquetta) in cui ci si dedica a gite fuori porta, visite di musei, picnic, passeggiate in campagna ecc. e in cui si fa valere il detto "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" perché è una giornata in cui si può preferire la compagnia degli amici a quella della famiglia.

E voi come trascorrerete le vacanze pasquali? Quali sono le pietanze tipiche del pranzo di Pasqua in Spagna? Fatecelo sapere nei commenti!


giovedì 7 aprile 2022

Recita di carnevale



Ancora tantissimi complimenti alla classe dell'1B1 di Francesca per la stupenda interpretazione della recita di carnevale sulle maschere italiane.

Nel caso in cui vi foste persi lo spettacolo, cliccate sul link qui sotto per vederlo! 

 https://photos.app.goo.gl/FH6u1vY4Mhm4Ucm68

mercoledì 6 aprile 2022

Carbonara Day

Oggi, 6 aprile, si festeggia il Carbonara day, uno dei piatti più caratteristici del Lazio. In occasione di questo evento si radunano appassionati, amatori e buongustai per una giornata ricca di iniziative celebrative dedicate alla ricetta famosa in tutto il mondo. 

Secondo una ricerca di Unione Italiana Food, a più di 9 italiani su 10 piace mangiare la carbonara in compagnia, soprattutto in famiglia. 

Ma consociamo meglio questo piatto tra origini e curiosità.




Le origini


Le origini del piatto sono incerte ed esistono diverse ipotesi. 

Una delle più gettonate è legata alla seconda guerra mondiale, quando i soldati statunitensi si trovavano in Italia e per essere benvoluti dalle popolazioni locali condividevano le loro razioni di cibo con molti italiani che pativano la fame: tra gli ingredienti che si portavano dietro c'erano bacon e tuorli d'uovo in polvere e alcuni cuochi trassero ispirazione da questa combinazione per elaborare quella che sarebbe diventata la carbonara.

Secondo un'altra ipotesi il piatto sarebbe stato inventato in Abruzzo dai carbonai (carbonari in romanesco), i quali lo preparavano usando ingredienti facilmente reperibili. La carbonara sarebbe l'evoluzione del piatto tipico chiamato “cacio e ova”.



La ricetta originale


Gli ingredienti della carbonara sono cinque: pasta di semola di grano duro da cuocere in acqua salata (i formati più frequenti sono spaghetti e rigatoni), uova, pepe nero e pecorino grattugiato da aggiungere dopo la cottura. Infine, il guanciale: la cottura a striscioline fa emergere maggiore sapidità rispetto a quella a dadini.



Le varianti della ricetta


Nelle principali varianti, soprattutto di cucina internazionale, si sostituisce il pecorino con il Parmigiano. In alcuni casi si usa la panna, che rende il composto più denso e corposo (ma anche più pesante). A volte viene aggiunta anche la cipolla o si sostituisce il guanciale con la pancetta.

In Francia, ad esempio, "les pâtes carbo" o "pâtes carbonara" sono fatte con crème fraiche, cipolle e lardons (piccoli pezzi di pancetta o bacon affettata). Talvolta si aggiungono un uovo, l'aglio, il Parmigiano o l'Emmental. I funghi non sono considerati parte della ricetta, ma a volte vengono aggiunti perché aiutano a scomporre il grasso nella crema. La maggior parte dei francesi butta via l'acqua di cottura della pasta, ignorando che produce una salsa cremosa. Preferiscono quindi aggiungere la panna alle loro salse. L'aggiunta dell'uovo, oltre alla panna, è considerata troppo grassa perché molti francesi non sanno che l'uovo fa parte della ricetta originale della carbonara. Ricetta simile viene utilizzata in Germania. Nel Regno Unito l'uovo è a volte sostituito da besciamella. In Spagna si usa utilizzare, oltre alla panna e al Parmigiano, cipolla e champignon e sostituire il guanciale con la pancetta. In Giappone, invece, solitamente viene aggiunta la panna e non è presente Pecorino. Polemiche per una versione comune negli Stati Uniti, dove si aggiunge alla ricetta tradizionale la salsa di pomodoro.

 


Carbonara day


Il Carbonara day ha l’obbiettivo di celebrare questo piatto e di preservare la tradizione, diffondendo una ricetta tramandata da generazioni. La nascita di questa giornata si deve all’Unione Italiana Food con lo scopo di festeggiare insieme, in maniera anche virtuale, la carbonara. 


E a voi piace la carbonara? Fatecelo sapere nei commenti.

martedì 5 aprile 2022

Finalmente giustizia per Stefano Cucchi.

 Cari lettori, oggi vorremmo parlarvi di un caso di cronaca nera molto conosciuto in Italia.

"Stefano è morto. E' stato ucciso. Oggi forse potrò finalmente dirlo a dispetto di tutti coloro che ci hanno ostacolato nella mia battaglia per ottenere verità e giustizia per lui. Mancano pochi minuti" con queste parole, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, si è congedata nella giornata di ieri dai giornalisti. È stata sempre lei la prima a non aver mai creduto nella morte accidentale del fratello e a non essersi mai arresa davanti alle ingiustizie riguardanti la morte di Stefano.


Era il 15 ottobre 2009 quando Stefano fu fermato dai carabinieri di Roma in possesso di alcune quantità di hashish, cocaina e un medicinale per curare l'epilessia di cui lui stesso soffriva. Durante le prime ore trascorse dopo l'arresto, le sue condizioni di salute apparivano nella norma, ma durante la notte il ragazzo iniziò ad accusare dei malori e per questo fu chiamato il 118, ma Stefano si riufiutò di farsi ricoverare. All'udienza di convalida del giorno successivo aveva difficoltà a camminare e a parlare e mostrava evidenti ematomi agli occhi; il ragazzo parlò con suo padre prima dell'udienza, ma non gli disse di essere stato picchiato. Al termine dell'udienza, le condizioni di Cucchi continuarono a peggiorare tanto da rendere necessario un'altra visita al prontosoccorso dove rifiutò nuovamente di farsi ricoverare nonostante i referti riportassero lesioni e lividi alle gambe, al volto (con frattura della mandibola), all' addome e al torace (con frattura della terza vertebra lombare e del coccige). Sfortunatamente nei giorni successivi le condizioni di Stefano peggiorarono drasticamente e per questo fu trasferito al reparto detenuti dell'ospedale Pertini, dove morì la mattina del 22 ottobre. Dopo la prima udienza, i familiari, preoccupati, cercarono di avere sue notizie, ma senza successo. Furono informati della morte di Stefano direttamente quando un ufficiale giudiziario chiese loro l'autorizzazione per eseguire l'autopsia sul corpo del figlio.

Dopo la morte di Stefano Cucchi, il personale penitenziario negò di aver esercitato violenza sul giovane e formularono diverse ipotesi sulla causa della sua morte come l'abuso di droga, le pregresse condizioni fisiche precarie e il rifiuto del ricovero in ospedale.


Sono stati necessari 13 anni, 150 udienze e 15 sentenze, per confermare che Stefano è stato la vittima di un pestaggio brutale avvenuto per parte dei carabinieri Alessio Di Bernando e Raffaele D'Alessandro accusati di avere inferto una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da un'evidente mancanza di proporzioni. La sentenza ha sottolineato la brutalità del pestaggio avvenuta per parte dei carabinieri che dovrebbero essere professionalmente preparati ad affrontare qualsiasi tipo di reazione nel loro luogo di lavoro. L'accusa ha condannato a 12 anni di carcere i carabinieri per l'omicidio preterintenzionale di Cucchi.

Questa sentenza mette un punto finale a una lunga battaglia e condanna un modus operandi brutale e finora ritenuto intoccabile.


Quali sono i vostri pensieri riguardo questa vicenda? Fatecelo sapere nei commenti.





SAPETE COME CUCINARE LA VERA CARBONARA? La ricetta facile e veloce da leccarsi i baffi!

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