Cari ragazzi del blog, da pochi giorni in Italia è scoppiato un putiferio a causa di alcune navi ong cariche di profughi attraccate in un porto siciliano. Il nuovo governo aveva intenzione di rispedirle indietro dopo aver scaricato solo parte dei loro ospiti, vediamo di fare un po’ di luce sull’accaduto.
Decreto legge di emergenza
É stato da poco varato un decreto legge di emergenza per quanto riguarda la sosta temporanea delle navi ong in acque italiane. "Alle navi in arrivo- spiega Fulvio Vassallo Paleologo, giurista, avvocato e esperto di diritti umani - si impone di sostare nelle acque territoriali solo fino allo sbarco dei naufraghi più vulnerabili, per poi dirigersi altrove: tutto cio' e' illegittimo”. Il testo é stato varato da tre ministri del governo Meloni, ovvero Matteo Piantedosi, Matteo Salvini e Guido Crosetto. Il governo italiano vorrebbe dai Paesi Ue una lista delle persone a bordo per poter effettuare respingimenti ad personam, sulla base di presunte preoccupazioni per la sicurezza nazionale, mettendola prima del salvataggio di persone che già hanno affrontato fatiche e pericoli inimmaginabili.
Navi ferme
Ore di tensione al porto di Catania per lo sbarco “selettivo” dei naufraghi a bordo delle navi Humanity1, della Ong Sos Humanity, e della Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Due navi e due storie unite da un destino comune: due provvedimenti firmati dal ministero dell'Interno che prevedono lo sbarco solo per i soggetti fragili, per i restanti a bordo invece è previsto un dietro front. Solo alcuni naufraghi possono sbarcare altri invece costretti a rimanere a bordo perché considerato “carico residuale", come li ha definiti il vicepremier Matteo Salvini. Come nel caso della
Humanity1 che, a fronte dei 179 naufragi soccorsi nel Mediterraneo, ne ha visti sbarcare 144 e restare a bordo 35. Per la Geo Barents invece ne sono scesi 357 su 572. Le Ong si rifiutano di lasciare il porto come previsto dal nuovo decreto interministeriale e presentano i primi ricorsi. La tensione è alta: due migranti si sono gettati in acqua nel tentativo di raggiungere la banchina del porto. Di fronte alle coste siciliane sono apparse anche altre due navi: la Ocean Viking con 234 migranti a bordo e la Rise Above con 93 persone. Nella notte a bordo della nave di Medici Senza Frontiere (la Geo Barents) è stata necessaria un'evacuazione medica d'urgenza dopo che un uomo a bordo ha accusato forti dolori. E il braccio di ferro continua sulla pelle di trentacinque persone, rimaste a guardare gli altri che uno dopo l'altro venivano accompagnati sugli autobus che quasi all'alba li hanno accompagnati al Palaspedini, un palazzetto dello sport riconvertito in struttura d'accoglienza. Scese Tre ragazzine, qualche mamma con bambini, poi gli oltre cento adolescenti, quindi i casi medici gravi. Gli altri sono rimasti sul ponte, affacciati alle paratie in attesa che qualcosa si muova, che anche loro possano finalmente toccare terra.
Reazioni dei capitani e delle persone
“Secondo le leggi internazionali un salvataggio finisce quando tutti i naufraghi sono a terra in un luogo sicuro", spiegava stanotte sul molo la portavoce della nave Humanity, Petra Krischok, sottolineando un paradosso. "Tutti hanno sofferto, tutti sono passati dall'inferno libico e tutti stanno chiedendo protezione e asilo in Italia, tutte sono persone da proteggere. È ingiusto che alcuni scendano e altri no. E illegale". Lo ripetono da ieri: "Temiamo per i diritti di protezione delle persone che sono state salvate dall'emergenza in mare, temiamo che si verifichi un respingimento". Dopo una notte passata sul molo, a bordo questa mattina è salito il deputato eletto di Verdi e Sinistra Italiana, Aboubakar Soumahoro. "Un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity1. Selezionare naufraghi è in contrasto con la Convenzione Onu sul diritto del mare. Se i restanti naufraghi verrano respinti, impugneremo questa decisione in tutte le sedi opportune. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale". Ha anche annunciato che resterà al molo "fino a quando anche solo l'ultima persona non scenderà dalla Humanity1". "Il presidente Giorgia Meloni - ha sottolineato - ha la responsabilità di ogni vita, al momento sospesa, a bordo della nave". Ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, ma è mio dovere completare il salvataggio delle persone in pericolo, facendole sbarcare tutte", ha detto il capitano della nave Joachim, che da subito ha manifestato il suo rifiuto nel ritornare nelle acque internazionali con i 35 naufraghi a bordo. Sul molo intanto si sono susseguite le visite da parte di esponenti del mondo della sinistra,"Chiediamo al ministro Piantedosi di ripristinare la legalità e di far scendere quelli che per noi sono dei veri e propri ostaggi. La convenzione di Ginevra, una volta che la nave è attraccata, prevede espressamente la possibilità di far scendere i migranti". Federico Portoghese, commissario del Comune e della Città di Catania, ha fatto sapere che l'amministrazione è in attesa di "disposizioni dal Viminale su come l'amministrazione deve muoversi, ma da parte del Comune c'è la disponibilità ad accoglierli" Un grido di indignazione è giunto anche da parte delle altre Ong. "Ciò che sta accadendo a Catania è indegno in un Paese civile: l'Italia vieta lo sbarco di 35 persone da Humanity perché non considerate abbastanza fragili - ha scritto sui social la Sea Watch - una vergogna inaccettabile che prolunga inutilmente le sofferenze di chi è scampato ai lager finanziati dal nostro Paese". "A bordo ci sono ancora persone che il governo vuole respingere in mare, è una presa illegittima e illegale. Fateli scendere tutti".
Fine della vicenda
É stato alla fine autorizzato lo sbarco dei 35 migranti dalla Humanity One, ferma nel molo del porto di Catania. I naufraghi sono scesi dalla nave della Ong tra gli applausi degli attivisti. Il via libera allo sbarco è arrivato dopo che gli ispettori Uffici di sanità marittima e del ministero della Salute hanno effettuato una rivalutazione
dei migranti a bordo della Geo Barents e riscontrato "un alto livello di rischio
psicologico". Dall'imbarcazione erano continuate per tutta la giornata le richieste di aiuto. Un ragazzo era stato portato via dallo scafo perché minorenne, non lo aveva dichiarato in precedenza per paura. Uno dei migranti che ieri si erano gettati in mare ha trascorso la notte all'aperto in banchina rifiutando da questa mattina
cibo e acqua: "Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo", ha detto. Nel pomeriggio di oggi è stato portato via in ambulanza.
Invece, la nave Ocean viking è stata respinta e costretta a dirigersi verso le coste francesi. Parigi si preparerebbe dunque "ad aprire il porto di Marsiglia alla nave di Sos Mediterranée, fra mercoledì e giovedì. Saranno fatti scendere tutti i migranti dalla nave e poi registrati come richiedenti asilo". Non ci sarà quindi alcuna selezione fra i passeggeri della Ocean Viking, non saranno fatti scendere i deboli e lasciati a bordo gli altri. "Non ci sono restrizioni possibili, tutti hanno diritto di presentare la domanda di asilo", aggiungono le fonti francesi. "Di fronte al silenzio dell'Italia e a causa dell'eccezionalità della situazione, la Ocean Viking è costretta a richiedere un Porto sicuro alla Francia", ha affermato Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia. Questa soluzione estrema è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un Porto sicuro alla nostra nave. Invece per quanto riguarda la Rise Above, la nave è arrivata al porto di Reggio Calabria scortata da due motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Poco dopo sono cominciate le operazioni di sbarco degli 89 migranti a bordo, terminate in mattinata. Non c'è stata una selezione, a quanto pare, perchè i salvataggi sono avvenuti in zona di ricerca e salvataggio (sar) italiana. Non sono stati emessi provvedimenti giudiziari e la nave, in serata, ha potuto riprendere il mare.
Nuovo decreto in lavorazione
Come se tutto ciò non fosse abbastanza, il Viminale sta già lavorando a nuovi decreti legge riguardo a queste situazioni, che riprendono quelli già visti con l’ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Si parla di sequestro delle imbarcazioni delle Ong e multe salate, probabilmente fino a un milione di euro. In attesa di ricucire con la Francia, Giorgia Meloni tira dritto sulla linea dura contro i migranti. E dichiara guerra alle Ong, impegnate a salvare vite nel Mediterraneo. La presidente del Consiglio ha alimentato i dubbi nella serata di ieri 11 novembre, quando ha precisato che, in ogni caso, "Nuovi provvedimenti ci saranno sicuramente". Non si tratta più però del blocco delle navi - misura sbandierata durante la campagna elettorale e ormai naufragata -, ma di una misura che pone come priorità delle priorità la "sicurezza". La stessa difesa strenuamente dal leader della Lega, anche contravvenendo alle norme sulla protezione internazionale. L'attuale titolare del Viminale Matteo Piantedosi sta lavorando alla nuova norma che disciplina l'attività delle navi delle Ong nelle acque territoriali italiane. Qualcosa di molto simile al primo decreto sicurezza approvato nel periodo in cui Matteo Salvini era ministro dell'Interno. La direzione sembra essere quella di adottare una stretta che preveda il sequestro delle imbarcazioni delle Ong, e poi eventualmente la confisca, in caso di violazioni. Con tanto di multa.
Conclusioni
Come possiamo vedere nonostante i numeri dei profughi stiano costantemente in calo e ben lontani dai numeri incredibili del 2016, la tolleranza per questo fenomeno in Italia sembra stia sempre diminuendo, forse anche grazie alle politiche di fomentazione dell’odio causate da certe parti politiche, e il nuovo governo di destra sembra voler mantenere questa linea. Voi cosa ne pensate? A cosa può essere dovuto questo fenomeno? Pensate che qualcosa di simile esista anche in altri paesi? Fatemelo sapere con un commento.
Un saluto a tutti,
Sergio
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