domenica 18 dicembre 2022

Perché (diavolo) guardiamo film doppiati?

 Cari amici del blog, con il corso del C2 stiamo ripercorrendo alcune vicende storiche italiane e in modo particolare del Fascismo. Alcuni alunni hanno scritto dei testi su ciò che hanno scoperto di quel periodo. 

Oggi vi presentiamo l'interessantissimo testo scritto da Mar Bayo Montolio, alunna del 1C2. Grazie Mar per questo tuo originale contributo. Quanti di voi sapevano quello che Mar ci racconta? Aspettiamo i vostri commenti al riguardo.

Cari lettori,

sicuramente molti di voi guardano film doppiati, ma vi siete mai chiesti perché in alcuni paesi europei, come l'Italia o la Spagna, il doppiaggio è molto più diffuso della sottotitolazione?

La verità è che la preferenza di ogni paese per il doppiaggio o la sottotitolazione include questioni storiche e ideologiche che risalgono agli anni '20. Sapevate che fu Mussolini a imporre il doppiaggio in Italia con l'obiettivo di promuovere il nazionalismo e di controllare i contenuti, censurando "certe parole indesiderabili" e "cattive idee straniere"?


10 novembre 1937. Mussolini posa la prima pietra
della nuova sede dell’Istituto Nazionale Luce al Quadraro (Roma).

Antonio Catolfi, professore di cinema presso l’Università di Perugia, ci spiega sul numero di maggio 2015 di “Between” (la rivista dell'Associazione Italiana per la Teoria e la Storia Comparata della Letteratura) che nella prima èra fascista i film stranieri erano proiettati senza pista sonora e presentati come film muti accompagnati da cartelli in italiano. Secondo l’autore, questo generò una profonda crisi nel cinema perché gran parte del pubblico non era in grado di leggere quei cartelli, dato l’analfabetismo di alcune fasce di popolazione.

Fu in questo contesto che Mussolini tirò fuori il Regio Decreto-Legge 5 ottobre 1933 - XI, n. 1414, “Provvidenze varie a favore dell’industria cinematografica nazionale“, in cui veniva specificato che «le pellicole cinematografiche sonore estere possono essere proiettate solo dietro doppiaggio o post-sincronizzazione eseguito in Italia o nel territorio del Regno».


Gazzetta Ufficiale dell’5 ottobre 1933-XI, n. 1414

 Diverse leggi e decreti successivi stabiliscono un sempre maggiore controllo del Governo sul cinema, ma la censura è solo parte della motivazione. Ciò che importa non è soltanto l’indottrinamento della società, ma anche (e sopratutto) le imposte da pagare: ovviamente i film stranieri ne hanno di più perché devono essere doppiati in lingua italiana. In altre parole, per Mussolini il cinema fu una perfetta occasione (una tra le tante) per controllare l'opinione pubblica, ma anche un grande business nazionale.

E cosa succede nel caso della Spagna?

Come potete già immaginare, la dittatura spagnola scelse di seguire il modello italiano e introdusse il doppiaggio nel 1941. Il cinema è stato uno strumento di "spagnolizzazione" omogenea non solo contro l'influenza straniera, ma anche contro i regionalismi esistenti nel nostro paese. L'obiettivo del regime era proprio quello di ricercare “un linguaggio purificato".

Dopo la morte di Franco nel 1975, la popolazione spagnola era molto abituata al doppiaggio e aveva assorbito molti dei suoi errori, come la pronuncia inglese con fonetica 100% spagnola. L'impatto è stato tale che ancora oggi, secondo il Ministero della Cultura, nei cinema del nostro paese solo un quarto dei film viene proiettato in versione originale con sottotitoli.

Il futuro e l'evoluzione della nostra società diranno se il doppiaggio continuerà ad essere una pratica fattibile e utile, o se sarà relegato ad un'opzione per anziani e non vedenti. La rivendicazione della versione originale da parte di cinefili e spettatori esigenti rimarrà ancora in piedi, ma finché il mercato continuerà a dettare le tendenze, sfortunatamente molti cinema continueranno a mostrare i migliori attori del mondo con una voce aliena, in tutti i sensi della parola.

Un saluto a tutti e grazie per la lettura,

Mar Bayo Montoliu



Vignetta del fumetto argentino Mafalda sulla censura

 

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