Cari amici del blog, con il corso del C2 stiamo ripercorrendo alcune vicende storiche italiane e in modo particolare del Fascismo. Alcuni alunni hanno scritto dei testi su ciò che hanno scoperto di quel periodo.
Oggi vi presentiamo l'interessantissimo testo scritto da Mar Bayo Montolio, alunna del 1C2. Grazie Mar per questo tuo originale contributo. Quanti di voi sapevano quello che Mar ci racconta? Aspettiamo i vostri commenti al riguardo.
Cari lettori,
sicuramente
molti di voi guardano film doppiati, ma vi siete mai chiesti perché in alcuni
paesi europei, come l'Italia o la Spagna, il doppiaggio è molto più diffuso della
sottotitolazione?
La
verità è che la preferenza di ogni paese per il doppiaggio o la
sottotitolazione include questioni storiche e ideologiche che risalgono agli
anni '20. Sapevate che fu Mussolini a imporre il doppiaggio in Italia con
l'obiettivo di promuovere il nazionalismo e di controllare i contenuti,
censurando "certe parole indesiderabili" e "cattive idee
straniere"?
10 novembre 1937. Mussolini posa la prima pietra
della nuova sede dell’Istituto Nazionale Luce al Quadraro (Roma).
Antonio
Catolfi, professore di cinema presso l’Università di Perugia, ci spiega sul
numero di maggio 2015 di “Between” (la
rivista dell'Associazione Italiana per la Teoria e la Storia Comparata della
Letteratura) che nella prima èra fascista i film stranieri erano proiettati
senza pista sonora e presentati come film muti accompagnati da cartelli in
italiano. Secondo l’autore, questo generò una profonda crisi nel cinema perché
gran parte del pubblico non era in grado di leggere quei cartelli, dato
l’analfabetismo di alcune fasce di popolazione.
Fu in
questo contesto che Mussolini tirò fuori il Regio Decreto-Legge 5 ottobre 1933 -
XI, n. 1414, “Provvidenze varie a favore dell’industria cinematografica
nazionale“, in cui veniva specificato che «le pellicole cinematografiche
sonore estere possono essere proiettate solo dietro doppiaggio o
post-sincronizzazione eseguito in Italia o nel territorio del Regno».
Gazzetta Ufficiale dell’5 ottobre 1933-XI, n. 1414
E cosa
succede nel caso della Spagna?
Come
potete già immaginare, la dittatura spagnola scelse di seguire il modello
italiano e introdusse il doppiaggio nel 1941. Il cinema è stato uno strumento
di "spagnolizzazione" omogenea non solo contro l'influenza straniera,
ma anche contro i regionalismi esistenti nel nostro paese. L'obiettivo del
regime era proprio quello di ricercare “un linguaggio purificato".
Dopo
la morte di Franco nel 1975, la popolazione spagnola era molto abituata al
doppiaggio e aveva assorbito molti dei suoi errori, come la pronuncia inglese
con fonetica 100% spagnola. L'impatto è stato tale che ancora oggi, secondo il
Ministero della Cultura, nei cinema del nostro paese solo un quarto dei film
viene proiettato in versione originale con sottotitoli.
Il
futuro e l'evoluzione della nostra società diranno se il doppiaggio continuerà
ad essere una pratica fattibile e utile, o se sarà relegato ad un'opzione per
anziani e non vedenti. La rivendicazione della versione originale da parte di cinefili
e spettatori esigenti rimarrà ancora in piedi, ma finché il mercato continuerà
a dettare le tendenze, sfortunatamente molti cinema continueranno a mostrare i
migliori attori del mondo con una voce aliena, in tutti i sensi della parola.
Un
saluto a tutti e grazie per la lettura,
Mar
Bayo Montoliu
Vignetta del fumetto argentino Mafalda sulla censura
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