lunedì 6 febbraio 2023

Danni della deforestazione



 Cari ragazzi, vorrei partire  dall’argomento dell’ultimo articolo, ovvero l’elezione del nuovo ministro brasiliano contro la deforestazione, per parlare proprio dei danni di questa attività e perché è importante ridurla e fare tutto il possibile per salvaguardare il nostro pianeta. 


Definizione di deforestazione 

Il disboscamento consiste nell’abbattimento di alberi. Quando l’abbattimento eccede il tasso di ricrescita si parla di deforestazione. le conseguenze del disboscamento conducono alla perdita di suolo fertile e ad una progressiva desertificazione. Inoltre per il disboscamento conseguenze sono anche la modifica l’intero ecosistema e il cambiamento di muffe, batteri e insetti che trasformano la necromassa e le foglie in nuovo suolo. la perdita di biodiversità rende gli ambienti meno resilienti agli stravolgimenti dovuti al meteo e alle malattie. Gli incendi diventano più frequenti e letali e accelerano il processo di desertificazione. 
Inoltre la deforestazione è connessa a un significativo incremento di anidride carbonica che svolge un ruolo fondamentale nel riscaldamento globale.


Cause della deforestazione nel mondo 

La deforestazione è dovuta a scopi principalmente commerciali. Possono essere riconosciute in particolare 3 cause deforestazione:

-Nuove aree coltivabili: la necessità di creare nuove terre da destinare alle colture e alla pastorizia è uno dei motori della deforestazione. In aggiunta ci sono i terreni usati a scopi minerari ed edilizi, o acquistati dai grandi speculatori per le monocolture.

-Legname come combustibile: il legname rimane ancora la materia prima per eccellenza come combustibile, un terzo della popolazione mondiale necessita del legno per poter riscaldare le proprie abitazioni.

-Legno pregiato: la domanda di legno pregiato accresce il taglio degli alberi delle foreste equatoriali e tropicale.

I Paesi più colpiti dal fenomeno sono Messico, Brasile, Colombia, Cina, Congo, Nigeria, India, Birmania, Indonesia, Malesia, Indonesia e Thailandia



Conseguenze della deforestazione 

Come già accennato il fenomeno è fortemente responsabile del riscaldamento globale. Infatti l’ntensificarsi dell’effetto serra è tra deforestazione conseguenze. Le piante e gli alberi, mediante il processo di fotosintesi clorofilliana, trasformano l’anidride carbonica presente nell’atmosfera in ossigeno. Ne consegue che il disboscamento determina un aumento di CO2 e di conseguenza un acuirsi dell’effetto serra e del riscaldamento globale.
Il disboscamento determina cambiamenti nel clima (anche delle singole regioni) che si muove sempre più nella direzione degli eventi estremi che aumentano il dissesto idrogeologico. 
Come già detto a questo fenomeno è connessa la perdita di biodiversità. Numerose specie animali e vegetali rischiano l’estinzione definitiva con stravolgimenti importanti sugli equilibri degli ecosistemi.


Danni e possibili rimedi 

Oggi si stima che le emissioni di anidride carbonica provocate dalla deforestazione e dai cambiamenti di uso del suolo siano di circa 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio annue. In aggiunta a queste ci sono quelle dovute ai processi di combustione (stimabili in circa 6 miliardi).

Nel 2014 è stato siglato a New York un accordo in occasione del vertice Onu Climate Summit. Per la deforestazione rimedi sono lo stop al taglio di alberi nel 2030 e il ripristino di oltre 350 milioni di ettari di foreste e di campi coltivati.



E in Amazzonia?

Tra agosto 2020 e luglio 2021 la deforestazione dell’Amazzonia è cresciuta di quasi il 22% rispetto al periodo precedente, stabilendo un record negli ultimi 15 anni. Il disboscamento nella foresta pluviale più grande del mondo è stato in totale di 13.235 kmq.

Sono due le agenzie che monitorano la distruzione della foresta: l’ente pubblico Inpe, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali e la ong indipendente Imazon, Instituto do homem e meio ambiente da Amazônia.

Inpe sostiene che nel mese di ottobre 2021 siano andati distrutti 877 kmq, il 5% in più rispetto allo stesso mese del 2020. Osservando il trend degli ultimi dodici mesi, però, il tasso di deforestazione appare inferiore del 5% rispetto al livello osservato lo scorso anno.

Imazon arla invece di 803 kmq di foresta amazzonica distrutti a ottobre. Di per sé quindi la stima di foresta amazzonica deforestazione è più bassa, ma a destare preoccupazione è il totale raggiunto da gennaio in poi: 9.724 kmq, l’equivalente dell’estensione delle Marche. Si tratta del 33% in più rispetto al 2020, un anno che si era già rivelato estremamente critico per la salute dell’Amazzonia.


Le tre fasi per mitigare il problema 

In numerose zone dell'Amazzonia la deforestazione provocò un rapido impoverimento del terreno che limitò la redditività delle piantagioni agricole portando in breve tempo i coloni a riconvertire i campi agricoli in pascoli per l'allevamento. Se da un lato, gli incentivi statali e la minore manodopera necessaria per l'allevamento permettevano maggiori guadagni per i coloni rispetto all'agricoltura, a livello ambientale ciò rappresentò l'inizio dello sfruttamento intensivo della foresta Amazzonica. La crescente necessità di spazi per l'allevamento portò infatti spesso ad applicare da parte dei coloni il metodo "taglia e brucia", che attraverso l'appicagione di incendi (anche incontrollati) permettevano di ricavare ampie aree di foresta per il pascolo.

Fortunatamente, dall'inizio del XXI secolo la deforestazione si è ridotta del 70%. Per uno studio di Dan Nepstad, Earth Innovation Institute (Stati Uniti), è il risultato di un processo composto da tre fasi.

-Nella prima (fino al 2004), una legge provò a imporre ad agricoltori e allevatori di considerare riserva l'80% delle loro proprietà, ma non fu rispettata.

-Nella seconda fase (2005-2009) ci furono vari fattori: più controlli della polizia; calo dei guadagni della soia (coltivata in Amazzonia); campagne ambientaliste e boicottaggio di aziende responsabili della deforestazione.

-La terza fase (dal 2009) è stata decisiva. Anche se i guadagni della soia sono ripresi, il governo ha stabilito una politica del credito per l'Amazzonia: coltivatori e allevatori delle aree più rovinate sono stati esclusi dal credito a basso costo finché la deforestazione non è calata.



La risalita negli ultimi tempi e le sue cause

Nel 2015 la deforestazione illegale dell'Amazzonia è stata di nuovo in aumento per la prima volta da decenni, in gran parte a causa della domanda dei consumatori di prodotti come l'olio di palma. Con l'aumentare della pressione dei consumatori, gli agricoltori brasiliani liberano le loro terre per creare più spazio per colture come l'olio di palma e la soia.

Utilizzando i tassi di deforestazione del 2005, è stato stimato che la foresta pluviale amazzonica sarebbe stata ridotta del 40% in due decenni. Il primo ministro norvegese ha annunciato, il 16 settembre 2008, che il governo norvegese avrebbe donato 1 miliardo di dollari USA al nuovo fondo Amazon. I fondi di questo fondo andrebbero a progetti volti a rallentare la deforestazione della foresta pluviale amazzonica.

Nel settembre 2015, la presidente brasiliana ha dichiarato alle Nazioni Unite che il Brasile aveva effettivamente ridotto del 82% il tasso di deforestazione in Amazzonia. Ha anche annunciato che nei prossimi 15 anni, il Brasile mirava a eliminare la deforestazione illegale, ripristinare e riforestare 120 000km2, e recuperare 150 000 km2 di pascoli degradati.

Sotto il presidente Jair Bolsonaro la deforestazione in Brasile è aumentata in modo significativo. La combinazione tra questo fenomeno e il riscaldamento globale rende il clima regionale più secco e potrebbe stravolgere il delicato equilibrio della foresta pluviale trasformandone una parte in savana.


Ritmo di disboscamento

Il tasso annuale di deforestazione nella regione amazzonica è aumentato drammaticamente tra il 1991 ed il 2000. In questi 9 anni l'area totale della foresta pluviale amazzonica disboscata rispetto al 1970 è passata da 419 010 a 575 903 km2. La maggior parte di questa foresta perduta è stata sostituita da pascoli per il bestiame. La deforestazione della foresta pluviale amazzonica ha continuato ad accelerare nei primi anni del 2000, raggiungendo un tasso annuo di 27 423 km² (maggiore della superficie della Sicilia) di perdita di foreste nel 2004. Oggi la copertura forestale rimanente continua a diminuire, sebbene il tasso annuale di perdita di foreste sia in generale rallentato e speriamo che la nuova ministra sia in grado di risolvere o quantomeno di frenare questa minaccia che riguarda il nostro pianeta e quindi tutti noi. 

E voi cosa ne pensate? Secondo voi siamo tutti coinvolti in questo problema? Cosa possiamo fare nel nostro piccolo per aiutare questa situazione? Fatemelo sapere con un commento qua sotto.

Sergio 

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