Cari studenti, iniziamo a pubblicare qui sul nostro blog, una selezione di testi che i nostri alunni di C2 hanno scritto su un periodo oscuro della storia italiana: il ventennio fascista. Quest'anno a lezione abbiamo imparato tante cose sul quel momento tremendo della nostra storia e abbiamo deciso di farvi partecipi di queste nostre scoperte. Iniziamo con un testo di Miguel che ha scelto di analizzare il fascismo dal punto di vista linguistico. Grazie Miguel!
Aspettiamo i vostri commenti!
“Me ne frego! Il
fascismo e la lingua italiana”, un tesoro audiovisivo
Ciao, cari lettori
italofili! Da linguista, una delle attività svolte a lezione che hanno attirato
di più la mia attenzione è stata quella che presentava questo documentario
dell’Istituto Luce.
Questo gioiello della durata di 56 minuti parla non solo dell’influenza del fascismo sulla lingua italiana ma anche della manipolazione generale per radicare la propria presenza e i propri valori nella cultura del Bel Paese.
L’informazione è strutturata
tematicamente, cominciando da una visione generale delle tattiche utilizzate,
per poi parlare di argomenti più specifici come le minoranze linguistiche, il
cinema o l’educazione, con dei riferimenti ricorrenti alla suntuosa
architettura che cercava di rappresentare la stabilità, l’indistruttibilità e
la vigilanza costante del regime.
Ma l’attenzione
principale è sul tentativo di autarchia linguistica, un progetto destinato a
fallire. I suoi bersagli? Le lingue straniere ed i dialetti italiani.
Nel caso delle lingue straniere parliamo tanto delle parole che erano arrivate nell’italiano
come “chaffeur” o “film”, quanto dei nomi stranieri, sia di località che
di persona, e perfino delle minoranze linguistiche presenti sul territorio.
A questo riguardo saltano
all’occhio le contradittorie parole di Mussolini nel 1923 in una lettera
all’allora ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile: “Non vogliamo
costringere con la forza quelle popolazioni a non parlare francese, ma neanche
dobbiamo incoraggiarle e aiutarle a continuare in un costume che avrebbe dovuto
già cessare. In Italia si parla italiano.”
Un altro punto degno
di nota dell’italianizzazione è la rivendicazione del “voi” nei confronti del servile
e femminile “Lei”. Il documentario presenta una mostra anti-Lei aperta a Torino
nel 1939, così come l’assurdo caso di una rivista femminile detta “Lei” che
dové cambiare nome in “Annabella”, anche se l’uso del pronome era
pienamente giustificato. Vediamo anche la scena di un film in cui uno degli
autori sbaglia pronome ma resta comicamente registrato.
E voi, avete visto
qualche altro documentario per approfondire uno degli argomenti presentati a
lezione?
Testo di Miquel Francesc Vera
Pasíes (1C2)
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