Dal 31 Marzo al 10 Aprile, su The History Channel Italia, in uno spazio di nome Karastoria, verranno trasmesse le monografie sulle canzoni che hanno segnato l’Italia. A contestualizzare ciascun brano nell'appropriata cornice storicoantropologica è Felice Liperi, giornalista e docente di Etnomusicologia. È così che questo servizio racconta la storia del Bel Paese attraverso le note delle melodie originali che fanno parte dell'immaginario collettivo degli italiani.
L’Inno di Mameli. Il canto degli italiani scritto nell'autunno del 1847 dal genovese Goffredo Mameli, però che non fu adottato come inno della Repubblica Italiana, fino al 12 ottobre del 1946.
Addio al volontariato. Scritto nel 1848, dal fiorentino Carlo Alberto Bosi, per salutare la partenza dei volontari per la prima guerra di indipendenza.
L’Internazionale. Ritenuta la canzone più importante del mondo socialista e comunista. Inizialmente cantata sulla musica della Marsigliese, perché fu scritta in Francia dopo la repressione del comune di Parigi nel 1871. Poi adottata dalla Seconda Internazionale del 1889 come inno ufficiale dei lavoratori, e dal 1917 al 1941 diventa l’inno dell’Unione Sovietica. La versione italiana nasce nel 1901 da un concorso indetto dal giornale Asino.
Funiculì Funiculà. La canzone, considerata come l’atto di nascita della canzone napoletana moderna, cercava di promuovere la funicolare che raggiungeva il punto più alto del Vesuvio. Il testo fu scritto da Giuseppe Turco, mentre fu musicata da Luigi Denza.
Quel mazzolin di fiori. Questa canzone, di origine sconosciuta, è tra le canzoni più popolari dell’Italia. La canzone, che racconta la storia di una donna abbandonata, è tipica dell’arco alpino.
La lega. Di autore anonimo e di data incerta, forse tra il 1890 e il 1914 nella valle Padana, entra presto nel repertorio delle mondine. È un canto di lavoro, ma soprattutto una canzone di rivendicazione sindacale e di emancipazione femminile.
Barcarolo romano. A scriverla fu Romolo Balzani, principale autore di stornelli e canzoni in romanesco. Racconta di una donna suicida per amore e del pentimento del suo ex amante. Nel 1926 con questa canzone Balzani vince la festa di San Giovanni, il più importante concorso canoro della città, che si svolgeva nelle principali osterie romane. E’uno dei capolavori della canzone romanesca moderna.
Bella ciao. Canzone di origine slava diventata nel tempo un canto di risaia popolarissimo nella versione di Giovanna Darfini. Dopo, la canzone venne adottata dai combattenti della resistenza dell’Appennino tosco-emiliano. Uno degli elementi che l’ha resa popolare è il forte senso di libertà.
Giovinezza. La celebre marcetta fascista, nata nel 1909 come canto goliardico di addio agli studi con il titolo Il Commiato, fu scritta da Nino Oxilia e musicata da Giuseppe Blanc. Per i suoi cenni nazionalistici e marziali è ripresa dagli Arditi nella Prima Guerra Mondiale e poi accompagna l’impresa di Fiume del poeta Gabriele D’Annunzio. Raggiunge grande popolarità quando diviene l’inno del Partito Fascista. Da allora è eseguita in tutte le manifestazioni pubbliche tenute dopo la marcia di Roma.
Noi cogliamo l'occasione per riportarvi qui un po' di questa storia dell'Italia con alcuni degli spezzoni del programma:
L’Inno di Mameli. Il canto degli italiani scritto nell'autunno del 1847 dal genovese Goffredo Mameli, però che non fu adottato come inno della Repubblica Italiana, fino al 12 ottobre del 1946.
Addio al volontariato. Scritto nel 1848, dal fiorentino Carlo Alberto Bosi, per salutare la partenza dei volontari per la prima guerra di indipendenza.
L’Internazionale. Ritenuta la canzone più importante del mondo socialista e comunista. Inizialmente cantata sulla musica della Marsigliese, perché fu scritta in Francia dopo la repressione del comune di Parigi nel 1871. Poi adottata dalla Seconda Internazionale del 1889 come inno ufficiale dei lavoratori, e dal 1917 al 1941 diventa l’inno dell’Unione Sovietica. La versione italiana nasce nel 1901 da un concorso indetto dal giornale Asino.
Funiculì Funiculà. La canzone, considerata come l’atto di nascita della canzone napoletana moderna, cercava di promuovere la funicolare che raggiungeva il punto più alto del Vesuvio. Il testo fu scritto da Giuseppe Turco, mentre fu musicata da Luigi Denza.
Quel mazzolin di fiori. Questa canzone, di origine sconosciuta, è tra le canzoni più popolari dell’Italia. La canzone, che racconta la storia di una donna abbandonata, è tipica dell’arco alpino.
La lega. Di autore anonimo e di data incerta, forse tra il 1890 e il 1914 nella valle Padana, entra presto nel repertorio delle mondine. È un canto di lavoro, ma soprattutto una canzone di rivendicazione sindacale e di emancipazione femminile.
Barcarolo romano. A scriverla fu Romolo Balzani, principale autore di stornelli e canzoni in romanesco. Racconta di una donna suicida per amore e del pentimento del suo ex amante. Nel 1926 con questa canzone Balzani vince la festa di San Giovanni, il più importante concorso canoro della città, che si svolgeva nelle principali osterie romane. E’uno dei capolavori della canzone romanesca moderna.
Bella ciao. Canzone di origine slava diventata nel tempo un canto di risaia popolarissimo nella versione di Giovanna Darfini. Dopo, la canzone venne adottata dai combattenti della resistenza dell’Appennino tosco-emiliano. Uno degli elementi che l’ha resa popolare è il forte senso di libertà.
Giovinezza. La celebre marcetta fascista, nata nel 1909 come canto goliardico di addio agli studi con il titolo Il Commiato, fu scritta da Nino Oxilia e musicata da Giuseppe Blanc. Per i suoi cenni nazionalistici e marziali è ripresa dagli Arditi nella Prima Guerra Mondiale e poi accompagna l’impresa di Fiume del poeta Gabriele D’Annunzio. Raggiunge grande popolarità quando diviene l’inno del Partito Fascista. Da allora è eseguita in tutte le manifestazioni pubbliche tenute dopo la marcia di Roma.
Mamma mia dammi cento lire. Di tradizione popolare del Nord Italia dell’Ottocento. Di autore ignoto, si dice sia stata ispirata dalla ballata la “Maledizione della madre”. La canzone diventò il simbolo di quell’epoca in cui dall’unità d’Italia, diversi milioni d’italiani furono emigrati all’estero. Mamma mia dammi cento lire rappresenta infatti con il naufragio, la sofferenza del distacco dalla famiglia e dalle cose care.
*adattato da Repubblica.it e Kataweb.it
*adattato da Repubblica.it e Kataweb.it
4 commenti:
Interessante post, alcune di queste canzoni le cantava mia nonna, che nostalgia!
imparo più da qui che dall'italia...
Per quanto concerne Bella ciao la sua origine e klezmer il ritornella fa parte di un celebre brano di origine ebraica di sola musica senza testo fu ripreso in seguito come canto della mondine e da lì per vicinanza geografica il passaggio a canto della resistenza.
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