Tutti i bambini dell’epoca la canticchiavano “Tele cicale, cicale cicale. E la formica invece non cícale mica”. Ora, io, con tutta la buona volontà di questo mondo, ho cercato in tutti i modi di trovare un pretesto didattico per presentarla a voi studenti, ma onestamente non l’ho ancora trovato. Dovrei, infatti, giustificare l’esistenza di un nuovo verbo: “cicalare”, appunto. Dovrei dire, ragazzi ripetiamo tutti insieme “io cicalo, tu cicali, lui cicala... noi cicaliamo”, che è un verbo regolare, della prima coniugazione. Come tutti sanno, infatti, i verbi irregolari in –are sono solo quattro: andare, fare, stare e dare, ma certamente sono più noiosi. Il verbo cicalare, poi, si potrebbe usare facilmente in tutte le salse. Parlando al passato: “- Cosa hai fatto ieri?” ”Io ho cicalato, e tu?” “- avrei cicalato volentieri, però avevo molte cose da fare.” La canzone raggiunge il suo massimo di pathos in questo verso “nella scatola del mondo io tu, per cui la quale cicale cicale cicale”, di difficile traduzione e praticamente inutilizzabile in una lezione dedicata ai pronomi relativi. Ma ora bando alle ciance e ascoltiamo la canzone.lunedì 29 ottobre 2007
Cicale Cicale
Tutti i bambini dell’epoca la canticchiavano “Tele cicale, cicale cicale. E la formica invece non cícale mica”. Ora, io, con tutta la buona volontà di questo mondo, ho cercato in tutti i modi di trovare un pretesto didattico per presentarla a voi studenti, ma onestamente non l’ho ancora trovato. Dovrei, infatti, giustificare l’esistenza di un nuovo verbo: “cicalare”, appunto. Dovrei dire, ragazzi ripetiamo tutti insieme “io cicalo, tu cicali, lui cicala... noi cicaliamo”, che è un verbo regolare, della prima coniugazione. Come tutti sanno, infatti, i verbi irregolari in –are sono solo quattro: andare, fare, stare e dare, ma certamente sono più noiosi. Il verbo cicalare, poi, si potrebbe usare facilmente in tutte le salse. Parlando al passato: “- Cosa hai fatto ieri?” ”Io ho cicalato, e tu?” “- avrei cicalato volentieri, però avevo molte cose da fare.” La canzone raggiunge il suo massimo di pathos in questo verso “nella scatola del mondo io tu, per cui la quale cicale cicale cicale”, di difficile traduzione e praticamente inutilizzabile in una lezione dedicata ai pronomi relativi. Ma ora bando alle ciance e ascoltiamo la canzone.
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6 commenti:
Mi dispiace "smontare" il post.
Il testo della canzone diceva (me lo ricordo...):
Delle cicale, ci cale ci cale ci cale.
Della formica, invece,
non ci cale mica.
Il verbo (obsoleto secondo De Mauro) è calére, di seconda coniugazione, e vuol (voleva) dire "interessare, importare". Insomma, della formica non ce ne importa niente.
E bravo Paolo, molto erudito devo dire. Anche se mi dispiace che il testo dica "ci cale" (con "ci" come pronome)e non "cicale" come era scritto sul disco. Avrei voluto anch'io come Hether inventare un verbo simpatico, magari come "zanzarare" (disturbare con rabbia qualcuno che sta dormendo), "pipistrellarsi" (muoversi nel buio con disinvoltura)o "struzzarsi" (sottrarsi ai problemi in modo un po' vigliacco). Ma soprattutto è stata una scoperta sapere che anche la Parisi prima di addormentarsi legga il De Mauro.
A proposito del verbo in questione, l'ho trovato sul Garzanti e questa è la definizione "CICALARE v. trans. (aus avere)parlare a lungo e noiosamente di cose futili; ciarlare." Insomma, sembra proprio che Hether Parisi i dizionari se li abbia letti proprio tutti!
oops... volevo dire "se li SIA letti"
Ricordo che quella canzone fu un vero tormentone per molto tempo. Non so quanto tempo sia passato ma il ricordo mi fa sentire un po' "vecchio". La proposta creativa di verbi "animali" è comunque intrigante. Mi ricorda i giochi di fantasia di Gianni Rodari. Complimenti per il bellissimo (e originalissimo)blog!!!
con questo blog ci fate imparare veramente tanto della lingua e cultura italiana.grazie denis e gio
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